Può l’amore fondarsi su un patto criminale, attraverso l’eliminazione fisica (l’uccisione) del rivale? attraverso il rogo, il dar fuoco per la scomparsa totale del terzo incomodo -come il fatto avvenuto ad Acerra.
Può l’amore manifestarsi e affermarsi possessivamente attraverso l’uccisione dell’amata? Può l’amore giustificare un atto estremo.
In entrambi i casi la risposta è NO. Senza se e senza ma. E la passionalità invocata per un atto criminale e di soppressione dell’atro, è una passionalità malata e disturbata, o arcaica e primordiale. E anche se si uccide per liberare la bella dalla bestia, Il postino suona sempre due volte. E non è tempo per una giustizia individuale.
Dobbiamo però ricordare che il connubio e l’accostamento tra amore e morte, esiste e non è assolutamente un accostamento remoto, a partire dalla coppia Eros e Thanatos, di freudiana citazione. Amore e morte sono considerate le pulsioni fondamentali e la sorgente di energia di tutta la vita psichica. E non bisogna ottusamente spaventarsi di quest’accostamento, ma conoscerlo e distinguerne i casi.
Amore e morte non sono disgiunti: che si tratti dell’amore di Cristo, o dell’amore di Giulietta e Romeo. Ma in questo caso l’amore si esprime sempre attraverso il sacrificio di sé. Mai si richiede la soppressione o la limitazione dell’altro.
Nelle forme più quotidiane e normali, nella vita di coppia e dell’amore sentimentale, il sacrificio si trasforma in solidarietà: il sacrificio della parte egoistica individuale, per sviluppare il senso di sé attraverso l’appartenenza e l’unione con l’altro. Questo è l’amore, a questo amore, vanno sensibilizzate, educate e orientate le giovani generazioni.
*Psicologo e psicoterapeuta