Cristina era a scuola. Quel mattino in macchina, la nebbia l’aveva accolta. Lei preferiva il freddo secco, che colpisce e taglia il viso. Quella umidità mattutina le forniva angoscia illusoria…paradossale di vita non vita. Le sue elucubrazioni filosofiche infiammavano le ore precedenti, il lavoro. Ora in classe, con i ragazzi, spiegava la lezione di Storia.
Lei spiegava la storia con impeto, gli avvenimenti sembravano veri…era capace di farli vivere ai suoi ragazzi: gli antichi Greci si sentivano tra i banchi, era come se camminassero nell’aula.
Cristina pensava: “I miei ragazzi a scuola mi vedono mitica. Fuori dalla scuola, sono insignificante. Francesco, il mio compagno, mi tratta come se fossi un mobile da arredamento…”.
I suoi pensieri reali erano come i fili d’erba assetati di sole, come un brivido fresco che nel buio, accarezza la pelle. Ma i pensieri di Cristina sono i pensieri delle donne che si sentono trascurate e inutili, in certi contesti familiari e no, in situazioni vivibili e no.
“E’ pronta la cena? Ho fame”, le disse Francesco mentre lei stava correggendo i compiti dei suoi ragazzi.
“Fra venti minuti sarà pronta”, rispose lei.
I colloqui ormai riguardavano il pranzo o la cena.
Ma poteva essere questa la sua vita? O poteva aspirare ad altro? Era tardi?
Domani una nuova alba le avrebbe prodotto una decisione. La nuova alba insegue le rondini e può scrutare una nuova rotta…