Fra pochi giorni sarà Natale. Questo racconto è solo un invito alla speranza…
Un rapporto si era concluso: Gabriele stava considerando che si sentiva solo, ma ora era libero. Cristina era ossessionata dalla gelosia. Non poteva uscire con gli amici…che lei lo chiamava per chiedere a che ora si ritirasse. E sul lavoro continui messaggi…era un’ossessione.
Finalmente era finita. Una donna non deve essere un’ossessione.
Ora doveva guardarsi attorno, con calma. Ora era casa. Accese la televisione…un film per rilassarsi.
Domani sarebbero arrivati dei nuovi colleghi che dovevano prendere servizio. Domani doveva munirsi di grinta…chissà cosa e chi doveva affrontare. Non sempre è facile convivere con nuove persone in ambito lavorativo.
L’albero di camelie colorava quel mattino come i granelli di cielo illuminano frammenti di vetro, così Gabriele andava in ufficio.
“Gabriele, lei è Chiara. Lui è Umberto. Si occuperanno delle statistiche…”, disse il capo.
“Piacere, ragazzi. Andiamo a creare la squadra…”.
Detto questo, si chiuse nella sua stanza. Aveva fatto una buona accoglienza e aveva ricevuto indifferenza. E’ sempre così. Ci si aspetta sempre qualcosa che poi…non avviene mai.
Lui non voleva rassegnarsi. Era sicuro che qualcosa potesse cambiare nella sua vita. Il dolore è un’esperienza, non è una punizione. Il dolore poi passa…i giorni non possono essere sprecati.
Il corso della sua città, quella sera aveva i venditori di palloncini e di giocattoli, le luci del Natale ovunque…ogni negozio con un “babbo natale” sorridente…
Aveva il tempo tra le mani, il ticchettio lento dei minuti erano stelle marine sparse…
“Gabriele, come va?”, lo chiamò qualcuno. Era Adele, una sua amica che non vedeva da tempo.
“Ma Adele, cosa fai da queste parti? Io me la cavo…”, rispose Gabriele.
“Dai facciamo quattro passi…”, disse Adele.
Era Natale. Era la sera dei ricordi da custodire con fantasia…
Rosa Mannetta