L’UNESCO ha dichiarato che il dialetto napoletano è da paragonarsi a lingua. Parlato in quasi tutte le regioni, la lingua napoletana è di fatto parte oltre che della Campania del basso Lazio, dell’Abruzzo e del Molise, della Puglia e Calabria. Ha avuto le sue origini sin dai tempi di Pompei, e continuato da Federico II fino al tempo degli aragonesi. Con l’arrivo e la dominazione dagli spagnoli è stata la lingua amministrativa e dello stato. Il Napoletano ha avuto nel tempo molti cambiamenti e influenze, ma è sempre restata originale la sua matrice. Fin quando non arrivarono i Savoia
Con l’arrivo di Garibaldi e la fine del Regno delle due Sicilie il napoletano fu sostituito ufficialmente dalla lingua Italiana, anche se nel Piemonte la lingua amministrativa in uso era il francese, nei primi anni del 900′ ci fu anche chi propose nel parlamento piemontese l’abolizione ufficiale del dialetto partenopeo e, mano a mano che il tempo passava il napoletano, anche osteggiato dallo Stato stesso, restò solo una lingua usata da malavitosi, briganti e guappi, questo almeno secondo le nuove nobiltà che prendevano piede nell’ex regno delle due Sicilie
Negli anni la lingua napoletana ha avuto tante variazioni, i puristi direbbero “influenze volgari” ma è stata ispiratrice di grandi poeti e scrittori che ne hanno fatto uso a mani basse. Secondo gli storici e linguisti, il dialetto napoletano può tranquillamente essere considerata la seconda lingua ufficiale in Italia, grazie anche alle canzoni che hanno girato in tutto il mondo e alle commedie più rappresentative di Eduardo tradotte in tante lingue, inglese, russo, francese e anche in Cina. Nessun dialetto è così popolare è, pertanto l’UNESCO ha dichiarato che è lingua da preservare e da tutelare.
Secondo l’organismo internazionale è un errore quello di volerlo cancellare e liquidarlo facilmente come un dialetto, in effetti sempre più spesso a dichiarazioni di persone che usano il napoletano sentiamo consigliare “parla Bene” ecco, con questa dichiarazione di protezione l’UNESCO da di nuovo fiato a coloro che amano esprimersi nella lingua del sud Italia e, ben compresa, non solo nelle altre regioni italiane, ma in tutto il mondo.