Parla il CEO Mariano Negri
Quattro stabilimenti di produzione in Basilicata, in Campania la direzione generale e il centro di ricerca, centosettanta addetti, di cui quarantacinque sono ingegneri, 52 milioni di fatturato. Per un’azienda che nasce nel 1989 questi numeri sono eccellenti. Sono i numeri di CMD, acronimo che sta per Costruzioni Motori Diesel, denominazione che non è del tutto consona per una realtà industriale di primaria importanza, il cui core business è il motore nelle sue più varie forme. “Dopo la lunga stagione di critiche al motore diesel o alla costruzione di motori a combustione, sembra quasi che l’azienda appartenga alla old economy, ma non è così”. Parola di Mariano Negri, CEO dell’azienda che di recente ha rilasciato una video intervista per il canale YouTube del DAC, il Distretto aerospaziale della Campania di cui CMD fa parte.
Nel 1989 il mondo era molto diverso. Non si parlava di emergenza climatica e l’urgenza di interventi decisi per limitare le emissioni nocive non aveva ancora le caratteristiche di allarme planetario che ha oggi… Anche CMD ha compiuto passi importanti di diversificazione. Quali sono attualmente le produzioni a cui l’azienda si dedica?
La nostra attività è incentrata sulla produzione di motori, parliamo quindi di mobilità (motori per trazione, motore per veicoli leggeri, range extender per la mobilità elettrica).
Il nostro core business si divide in ben 5 divisioni: Machining (produzione componenti meccaniche complesse), Marine (sviluppo motori marini + hybrid systems, sotto il brand FNM), Energy(progettazione e sviluppo di sistemi per la produzione di energia verde tramite biomassa legnosa), Electronic (sviluppo di unità elettroniche controllo motori).
E infine c’è l’aerospazio…
Settore in cui abbiamo ottenuto tre certificazioni fondamentali. POA, Production Organization Approval, DOA, Design Organization Approval e il TC motore Diesel GF56 che come sotto prodotto ha generato il FADEC (Full Authority Digital Engine Control) ossia l’unità elettronica di controllo che gestisce il motore aeronautico, qualificato secondo processo certificativo approvato dall’ente EASA.
E con queste certificazioni, quali sono i progetti di ricerca che contate di produrre?
Attualmente in Italia, in ambito aeronautico, ci sono molti strutturisti, velivolisti e costruttori di motori a turbina, ma non ci sono aziende che si occupano di motori aeronautici a combustioni interna, mentre CMD….
E invece la CMD…
…ha progettato da zero, da foglio bianco direi, tre motori: due a benzina e uno diesel. E poi abbiamo trasformato, creato da zero, evoluto i nostri progetti aeronautici grazie anche alle competenze dei diversi settori: abbiamo sviluppato un sistema da integrare sui motori per la diagnosi predittiva, un motore ibrido ed un motore con un generatore ausiliario di elevata potenza capace di erogare energia necessaria per gli attuali droni. Stiamo sviluppando poi particolari applicazioni dei nostri motori anche sugli elicotteri.
Questa grande integrazione, inter-operatività, o intersettorialità che dir si voglia, vi ha consentito durante la pandemia di fare una cosa particolare. Cioè un ventilatore polmonare ex novo. E in soli quindici giorni. Non è così?
Ricordiamo tutti le grandi criticità di quel periodo. Nei giorni precedenti la Pasqua del 2020, fummo chiamati da alcune personalità e autorità politiche, sia della Regione Campania sia della Regione Basilicata. Ci chiesero se fossimo stati in grado di elaborare, in tempi estremamente rapidi, dei ventilatori polmonari. I nostri ingegneri, tramite smart working, lavorando oltre dieci ore al giorno, ne hanno messo a punto uno in soli quindici giorni. Ci siamo riusciti, risultato di cui siamo orgogliosi. Successivamente abbiamo provveduto alla certificazione e omologazione. E ora abbiamo tutto ciò che occorre senza metterlo in produzione, qualora servisse.
Quindi non avete tratto alcun beneficio da questa attività?
E’ lavoro svolto per finalità sociali ed etiche. Perché, secondo noi, una azienda deve osservare anche uno scopo etico. Essere presenti sul territorio e contribuire al benessere del contesto che la circonda. Ma detto questo, siamo pronti, nel malaugurato caso si dovesse presentare una nuova necessità.
Si può parlare di export per la vostra produzione? E a quali mercati guarda?
L’interoperabilità è la nostra forza. Siamo in grado di realizzare motori marini, sistemi innovativi per la produzione di energia, lavoriamo nel settore dell’aerospazio, al servizio della mobilità. In particolare, l’aerospazio, ci induce a fornire le risposte molto competitive, dal punto di vista del timing ed economico, con una flessibilità tale che ci permette di operare sostanzialmente in tutto il mondo. Fino alla Corea del Sud, per fare un esempio, per lo sviluppo di un motore aeronautico e della sua parte elettronica. Per restare in Europa invece cito un’azienda austriaca, che ha richiesto la rielaborazione della sua centralina, e si è rivolta a noi proprio in funzione della nostra competenza nella produzione di motori aereonautici.
Il sistema del Distretto aerospaziale offre l’occasione di estendere la vostra interoperabilità ad altri attori, sia della ricerca che dell’impresa. Quanto conta questo per la sua azienda?
Siamo fautori del valore della compartecipazione, anche perché l’idea che il singolo imprenditore possa andare da solo alla conquista di nuovi mercati e nuove opportunità, appartiene al passato. Possiamo avere delle opportunità solo se andiamo, come Italia nel mondo, in maniera organizzata e aggregata. Solo in questo modo riusciamo ad agire in maniera sistemica. Le opportunità che si possono creare, di conoscenza, di interazione, di opportunità appunto attraverso il DAC o anche altri sistemi cluster, come il CTNA, al quale partecipiamo, ci offrono la possibilità di “misurarci” con nuovi elementi progettuali, nuove missioni, nuove conoscenze. E questo modello è vincente, in un territorio come quello del sud, che non è molto amico delle imprese, ma anzi presenta più di un aspetto ostativo che culturalmente dobbiamo correggere.
Per finire evochiamo tre concetti-chiave dei nostri tempi: digitalizzazione, sostenibilità e cyber-security. Me le mette in ordine di priorità?
La cyber-security viene al primo posto, a mio avviso. Perché non siamo ancora ben protetti da tutte le insidie che comporta la sfera digitale. L’Italia dovrà essere più preparata a gestire queste tecnologie per partecipare alle nuove sfide mondiali. C’è necessità di grandi investimenti, per tale motivo la sicurezza sui dati è prioritaria su tutto.
Lei è un imprenditore di terza generazione. Nella prima generazione c’è una storia legata ad una importante vicenda. Ce la vuole ricordare?
All’origine della nostra passione per i motori c’è mio nonno, che fu direttore generale della Ali-Littoria ai tempi del Ventennio. Si chiamava Corrado Negri. Orbene, i motori della trasvolata atlantica di Italo Balbo vennero fatti qui, nel Napoletano.