Un caffè, grazie. Sono quasi le 11 quando il bar serve la prima tazzina in una indolente domenica mattina di marzo. Uguale a tutti gli altri giorni della settimana, dice la proprietaria: “Sono stati mandati via anche gli immigrati. Con loro almeno lavoravamo un po’ di più”. Sembra un deserto Borgo Segezia. Così giovane, così trascurato. Aria pulita, tutto verde intorno, potrebbe essere un gioiello questa piccola frazione di Foggia, già solo per il campanile della Chiesa dell’Immacolata di Fatima. Nove piani a loggiato, un richiamo spiccato alla “romanità”, è il gioiello metafisico dell’architetto Concezio Petrucci, chiamato dall’Opera Nazionale Combattenti a redigere il Piano generale urbanistico della bonifica del Tavoliere e a progettare gli edifici pubblici della borgata rurale.
Sottovalutata Foggia. Certo, sono lontani i tempi di Federico II, che spostò qui da Palermo la capitale del suo regno. O quelli delle nozze tra il principe ereditario Francesco di Borbone e la principessa Clementina d’Austria, celebrate nella cattedrale del capoluogo dauno. Ma la storia, nonostante il terremoto devastante del 1731 e i bombardamenti della secondo conflitto mondiale, ha lasciato le sue impronte. Sopra la città e anche sotto. “Il sottosuolo del centro storico nasconde un gran numero di ambienti sotterranei, che lascia pensare a una città sotto la città”, spiega Franca Palese, l’appassionata responsabile del turismo, eventi e scuola dell’Associazione Ipogei di Foggia. Si tratta a prima vista di grandi cantine con soffitti a volta, che nel corso della storia hanno svolto diverse funzioni: si ipotizza siano stati camminamenti sotterranei per lo spostamento di soldati, depositi di derrate alimentari e anche bunker utilizzati come rifugio durante la guerra.
Di fronte all’ingresso c’è la Chiesa di Maria Santissima della Misericordia, più conosciuta come la Chiesa dei morti. Un gioiello barocco, recentemente restaurato, con il tripudio di colori dei marmi che decorano l’altare. Peccato che i ladri abbiano fatto sparire la pala d’altare, la porticina del tabernacolo che conserva le ostie consacrate e persino la spada della statua di San Michele Arcangelo.
Per incrociare il turismo dei grandi numeri bisogna uscire dalla città. A venti minuti d’auto c’è il Santuario della Madonna dell’Incoronata. E’ al settimo posto tra i santuari mariani in Europa. In particolare tra maggio e giugno, è un andirivieni di pellegrini e turisti. Tra i visitatori illustri, basta citare Francesco d’Assisi, Antonio Da Padova, Tommaso D’Aquino, Alfonso Maria de’ Liguori e, in tempi più recenti, Pio da Pietrelcina e Giovanni Paolo II.
La scommessa, per Foggia, è intercettare i flussi turistici. La chiave di volta, per il sindaco Franco Landella, è nell’ampliamento della pista dell’Aeroporto Gino Lisa. “Dobbiamo ampliare questa benedetta pista – dice – Si tratta di 300 metri che costeranno, calcolati i ribassi d’asta, 7 milioni di euro, a fronte di una somma di 10 milioni già spesi per opere di pertinenza. E’ un’opportunità che non possiamo sprecare. Lì potrebbero atterrare i charter dal Nord Europa”. All’opposizione del governo centrale, come di quello regionale, il primo cittadino è rimasto freddino anche alla visita del premier Conte, che è partito proprio da Foggia per presentare i contratti istituzionali di sviluppo, lo strumento finora mai attivato che dovrebbe mandare in soffitta i patti territoriali tanto cari a De Vincenti, il ministro per il Mezzogiorno del precedente governo Gentiloni. “Conte deve dirci con chiarezza chi deve fare cosa. Servono i cronoprogrammi. La verità è che siamo schiacciati tra il centralismo romano e il neocentralismo regionale”, aggiunge un po’ ruvido l’azzurro Landella, forse anche per motivi di casacca.
“Intanto per attirare i turisti in città – continua – stiamo organizzando eventi culturali e sportivi, dal ritorno della lirica al Teatro Giordano ai campionati europei cadetti di scherma. Abbiamo realizzato una grande area pedonale e stiamo implementando il sistema di videosorveglianza per rendere più sicure le nostre strade. L’ambizione è quella di diventare un hub di servizi per i flussi turistici dell’intera provincia. Abbiamo anche una grande tradizione culinaria, che costituisce un altro forte attrattore turistico, con lo straordinario patrimonio di biodiversità racchiuso in piatti poveri, semplici e molto buoni”.
Un richiamo alla terra ancora molto sentito, dentro e fuori Foggia. A Borgo Incoronata, di epoca fascista come Segezia, c’è Luciano Ciavarella. Aveva 8 anni quando l’Opera Nazionale Combattenti gli costruì intorno quegli edifici con le inconfondibili architetture del Ventennio. Oggi ne ha 87, lavora ancora nel suo negozio di ortofrutta e da lì dispensa lezioni di storia e anche di vita. Ascoltiamolo.