di SIMONA D’ALBORA
Nella sua carriera alterna con grandissima maestria cinema, teatro e televisione, da interprete e regista, Nello Mascia è uno degli attori napoletani più versatili degli ultimi anni. Al cinema è stato diretto da alcuni dei più grandi registi italiani, da Nanni Loy a Ettore Scola, da Carlo Verdone a Mimmo Calopresti, da Stefano Incerti al premio Oscar Paolo Sorrentino, che lo ha voluto ne L’uomo in più, uscito nel 2001. Nel film interpretava Molosso, un allenatore di calcio, ispirato alla figura del Petisso, Bruno Pesaola. E poi ancora televisione, fiction e molto teatro: dagli esordi nella Compagnia di Eduardo De Filippo, per un breve ma intensissimo apprendistato, passando attraverso interpretazioni di Shakespeare, diretto dal grandissimo Giorgio Strehler, e Goldoni. E poi ancora Martone, Scaparro, approdando anche alla regia.
Nello Mascia è un artista con Raffaele Viviani nel cuore, nel 1986, infatti da vita a un progetto artistico ambizioso di valorizzazione e divulgazione del grande commediografo, scrittore e poeta napoletano: allestisce una serie di spettacoli di raffinata qualità.
Costantemente sensibile alle tematiche sociali, riduce per la scena il testo La Peste di Tommaso Sodano e Nello Trocchia.
Qual è il suo rapporto con Napoli?
“ Un rapporto connotato da alti e bassi, a momenti, sono stato molto tempo lontano e non vivo più la città con l’intensità di una volta. In più io mi sento un cittadino del mondo anche se la mia identità artistica è abbastanza connotata nella tradizione napoletana.”
Nella sua carriera artistica, ha promosso e sostenuto un progetto per la valorizzazione e la divulgazione di Raffaele Viviani, un autore spesso dimenticato dalla città, secondo lei, perché non è ricordato come dovrebbe?
“Ritengo che su Viviani ci sarebbe da fare un discorso troppo lungo. Viene ingiustamente collocato nel ristretto ambito degli autori locali, quando invece è un drammaturgo di spessore internazionale, come Bertold Brecht. L’uso di una lingua ormai abbandonata dai napoletani stessi è una delle ragioni di questa emarginazione, ma anche i contenuti delle sue opere. Viviani è un autore ostico. racconta una realtà che né i carnefici né le vittime vogliono sentire.”
Lei ha lavorato con registi importanti come Nanni Loy, Sorrentino, Ettore Scola, a teatro è stato diretto da Strehler e ha curato la regia di alcuni spettacoli e ha lavorato in opere come Natale in casa Cupiello, ha interpretato Primo Levi in se questo è un uomo, ha recitato in zio Vanja, da dove deriva la sua versatilità?
“Mi è difficile rispondere. Comunque credo che le ragioni della mia versatilità vanno ricercate soprattutto per la mia frequentazione con Eduardo e Viviani, autori che proponevano tutte le gamme dell’espressione di un attore.”