DI FAUSTA TESTAJ’
L’ETNA COMICS ha concluso le consegne dei PREMI SPECIALI ALLA CARRIERA 2017 con Marco D’Amore, diventato un divo del piccolo schermo dopo il popolare successo della serie TV “GOMORRA”, trasmessa da RAI 3, nella quale l’attore napoletano interpreta Ciro Di Marzio, un bambino cresciuto da orfano negli ambienti della criminalità organizzata e divenuto da grande un esponente di spicco della camorra. L’attore è già nuovamente sul set a girare la terza serie che, considerando l’accoglienza riservatogli al Festival del Fumetto, si preannuncia già un successo.
- Secondo lei i nostri connazionali all’estero si sentono inorgogliti dalla serie :”GOMORRA”o se ne vergognano un pò dato che la serie racconta delle malefatte della camorra e quindi di storie che rappresentano una parte negativa dell’Italia
Certo che se ne sentono inorgogliti, noi siamo la serie più venduta al mondo siamo arrivati a 190 paesi, abbiamo avuto una doppia uscita Americana, un canale che si chiama Sundance TV, legato ad un famosissimo Festival, che ha acquistato i diritti di Gomorra e ne ha mandato in onda la prima stagione. Nex Which 6 ha ricomprato i diritti: questa è l’unica serie che ha avuto una doppia uscita Americana e molti produttori Internazionali ormai sanno che Gomorra piace, questo è un prodotto italiano di cui bisogna essere fieri perchè all’estero non viene assorbito come una descrizione negativa del nostro paese, ma viene assunto come una capacità, un talento che anche gli Italiani hanno di fare spettacolo, di fare turismo nel Mondo. Quindi cominceranno ad investire sempre di più nel nostro territorio: solo a Napoli quest’anno ci sono state 8 produzioni cinematografiche delle quali 2 Internazionali. Ben venga che il cinema , soprattutto quello Internazionale, venga ad investire da noi e che dia lavoro.
- Il suo personaggio, Ciro Di Marzio, lo descriverebbe come totalmente negativo o no?
Ho un grandissimo difetto, non mi piace tagliare con l’accetta le cose soprattutto quando si parla di vita. Non esistono buoni e cattivi, ma esistono vite fatte di momenti, di errori, fatte di possibilità di cambiare. Per me Ciro non è un personaggio cattivo, non mi interessa pensarlo così, anche perchè nello specifico in questo film si fa una descrizione così ambigua di questo ragazzo che è davvero poi lasciato allo spettatore completare la riflessione sul film che è poi la cosa più bella che può fare un’ opera d’arte.
- Lei ha spesso interpretato biografie criminali. Come mai?
Si, ho avuto la fortuna di partorire 3 biografie criminali ma davvero molto distanti. La prima ha coinciso con il mio esordio al cinema nel 2009:” una vita tranquilla” con Toni Servillo: un figlio che era stato abbandonato ed aveva percorso un certo tipo di strada anche per reagire a una paternità mancata. Poi nel 2014 ho girato la prima serie di Gomorra che dapprima è stata trasmessa solo da Sky e il film :”Perez” con la regia di Edoardo De Angelis e con protagonista Luca Zingaretti, dove interpretavo Francesco Corvino, figlio di un boss della camorra. Ma anche questo, a mio avviso, non era affatto un personaggio cattivo. Infine, Ciro Di Marzio che, a differenza di quello che si possa pensare, non ha avuto alcuna scelta nella vita. Non lo giustifico, sia chiaro, ma quello è un essere umano che non ha avuto possibilità. Mi spiego:avere possibilità significa trovarsi di fronte ad uno schermo con dei riferimenti ben precisi, se ti do riferimenti positivi e la possibilità di accedere a quei riferimenti, poi sono problemi tuoi. Ma se tu hai l’immagine dell’onnipotenza come unico modo per sopraffare gli altri, come unica scelta possibile in quel mondo per sopravvivere, allora non bisogna giudicare in maniera semplicistica dicendo :”quello è cattivo”, affibbiando una colpa senza farsi la domanda più importante. Cioè: com’è possibile che nel 2017, in una delle Metropoli più conosciute al Mondo possa succedere questo, quali sono i meccanismi che consentono che qualcuno in quei posti amministri la vita così. Perciò dico sempre che noi raccontiamo la criminalità attraverso il punto di vista dei criminali, i quali sono la parte della strada di quel mondo. Ma sopra c’è qualcuno e sopra ancora, qualcun altro. Ed allora spero che ognuno si domandi: chi sta a capo? Com’è possibile ? Tutti i soldi che fa la camorra, dove vanno a finire? A mio modesto avviso ci sono dei meccanismi molto più grandi e terribili rispetto anche a quella realtà così atroce che noi raccontiamo”.
- Quando girate in queste zone calde di Napoli come ad esempio Secondigliano quali sono le reazioni della gente?
Il rapporto è splendido, per 2 motivi. Uno molto pratico,: la serie porta un indotto sul territorio impressionante andiamo a Scampia nelle case disintegrate, paghiamo le persone: con Gomorra lavorano più o meno 5.000 comparse, pagate, messe in regola con i contributi, soldi puliti. E questo ha a che fare con la sfera professionale. Poi c’è un altro tipo di rapporto: stravolgiamo con la normalità quei luoghi dove la declinazione di normalità è diversa . E a chi dice che la gente che sta a Scampia è una chiavica, non bisogna mai crederci perchè “è na chiavica” chi l’ha lasciata là, chi l’ha ridotta così, chi si è dimenticato di loro non facendo in modo che quei luoghi diventassero centri d’integrazione e facendoli diventare l’esatto specchio di quelle pareti scrostate che fanno da palcoscenico a Gomorra.
- C’è stata una scena in cui lei personalmente ha sofferto nel girarla perchè particolarmente pesante
Devo dirle che è stata molto dura quando, durante la prima puntata, abbiamo girato l’omicidio di Gelsomina Verde. In quell’occasione io ed il regista abbiamo richiesto una troupe ridotta. Eravamo in questa ex fabbrica della Cirio abbandonata sul mare annerita ,incendiata, tutti abbiamo pensato chissà cosa può essere avvenuto qui. La rappresentazione era molto realistica, l’attrice con cui lavoravo era molto giovane, lei è stata legata a quella sedia moltissime ore senza potersi muovere. Poi, per quanto le finzioni cinematografiche aiutino, c’è comunque il rischio che qualcosa possa succedere. C’era una tensione altissima e poi quella era una storia che ha segnato profondamente le coscienze perchè Gelsomina Verde viene torturata e bruciata viva a 15 anni solo perchè aveva avuto una cottarella per un ragazzino che poi, anni dopo, era entrato a far parte della colonna degli scissionisti. Una guerra maledetta che ha fatto migliaia di morti in quegli anni tra Scampia e Secondigliano: quella sera ha segnato tutte le persone presenti.
- State già girando la terza serie: Cosa mi puoi anticipare rispetto al racconto?
Rispetto al racconto non le posso dire niente, anche perchè andrei in galera, dato che ci fanno giustamente firmare un accordo. E poi sarebbe anche sbagliato tradire un’attesa, che è una cosa molto bella. Posso solo dire a garanzia del lavoro fatto che la terza stagione non ha mollato di un centimetro rispetto alla qualità proposta nelle prime due. Anzi secondo me, questa terza serie è veramente una bomba, è la migliore.
- All’Ortigia Film Fest l’anno scorso ho visto il film prodotto da lei con la regia di Francesco Ghiaccio”Un posto sicuro” film che parla dei più di 3.000 morti di cancro a causa della fabbrica di amianto di Casale Monferrato, tragedia avvenuta negli anni 70, finalmente questa fabbrica è stata chiusa
La fabbrica è stata chiusa nell’89, chiusa ma non risanata: fino al 2006 ha continuato a diffondere nell’aria i detriti che erano rimasti. Questo è uno dei motivi per cui la gente si ammala in giovane età. Purtroppo l’amianto ha una quiescenza che può durare anche trent’anni , è assolutamente latente e asintomatico e, quando ad un certo punto esplode, non si può fere nulla per guarire.
- Dal 1992 in Italia c’è il divieto di produrre l’amianto
Non si può più produrre anche se sul territorio Italiano ci sono, secondo le ultime stime, 500 chili di amianto pro capite. In quasi tutte le grandi strutture pubbliche, ospedali, acquedotti, biblioteche, le scuole costruite negli anni 70-80, c’è amianto. E’ un problema con il quale il nostro Stato deve fare i conti. ;on può più tacere ed è uno dei motivi per cui c’è sembrato doveroso raccontare questa storia.
- Lei ha una sua compagnia teatrale, quale soggetto le piacerebbe mettere in scena prossimamente?
’anno scorso ho inagurato la stagione del T.Eliseo di Roma con una regia, ero anche uno degli interpreti di un testo di David Mamet molto noto per essere un’artista poliforme.
F.T. Mamet è l’autore preferito di Luca Barbareschi
Luca è l’unico traduttore di Mamet e ne detiene i diritti, io però l’ho tradito e tradotto in Napoletano e l’anno prossimo lo portiamo in tournèe, mi dispiace che non si possa arrivare in Sicilia per ragioni distributive però faremo 3 mesi in giro per l’Italia.
- Lei da piccolo suonava il clarinetto, il Flauto Traverso, quindi si pensava più ad una carriera come musicista. Come mai poi si è iscritto alla Scuola d’Arte Drammatica di Milano Paolo Grassi? Quando è nata la passione per la recitazione
Mi è venuta sin da piccolo. Poi è stata un pò la vita che ha deciso per me ,mettendomi di fronte a delle scelte importanti perchè io appena mi sono diplomato, prima ancora di andare a Milano, ho fatto due anni di tournèe con Toni Servillo che mi ha visto in un laboratorio e mi ha scelto per uno spettacolo. A quel punto la vita sceglie per te: poi tu devi scegliere se seguirla o no. Ed io l’ho seguita.