Trascrivo quanto troviamo in rete sul blog “Nel nome della Dea” : “ Hugo de Paganis. Primo Maestro templare e la sua stirpe italiana! Sempre più studiosi sembrano considerare reale l’ipotesi che il primo Maestro dei Templari sia nato in Italia. Tale ipotesi è sostenuta con dettagliati riscontri anche nell’ultimo libro di Massimo Agostini, “Et in arcadia Ego i miti dei popoli dei Mari (Venulei, Embruriaci, Eburiaci (?). Tutti gli studiosi, compresi Alain Demurger, Malcolm Barber e Marie Louise Bulst-Thiele, dichiarano di basarsi (come fonti) esclusivamente sulla traduzione “provenzale” di Guillaume de Tyr: “Hues de paiens delez Troies”, anche se gli stessi autori della cosiddetta “origine francese” affermano in più occasioni che “Le nom de facile “Payan” vinte du vocable latin “pagani”.
Guglielmo di Tiro (1130-1186), monaco e studioso francese, nella sua versione originale della Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, afferma: Hugo de Paganis et Gaufridus de Sancto Audemaro. Una versione in “provenzale” molto più tarda aggiunge arbitrariamente un dettaglio: Li una ot non Huens de paiens delle Troyes; li autres giefroiz de Saint Omer. [L’uno ha nome Hes de pains presso Troyes, l’altro Giefroiz di Saint Omer].
Quel “delez Troyes”, come è ormai (qualsi) accertato da tutti gli studiosi templari, potrebbe aver falsato tutte le successive ricerche storiche e attribuito ad Ugo dei Pagani degii impropri natali francesi. Interessante un articolo sull’origine lucana dell’Ugo, nato dagli studi cinquecenteschi del Carafa. Curiosamente sia il brago ( con l’Ugo II pisano) che il Carafa ( con l’Ugo lucano) appartenevano allo stesso ambiente culturale, legato alla Accademia degli Svegliati ed ai circoli anti aristotelici delle accademie ficiniane.
L’ipotesi dell’Ugo lucano [ continuo a riportare quanto trovato pubblicato in rete su Facebook “ nel nome della Dea”] , nata con gli Svegliati del Carafaha un’origine irlandese normanna. Il Carafa si dichiarava discendente dell’Ugo dei Pagani di Noera. L’attuale famiglia guerrieri, discendente dei Pagano da Nocera. L’attuale famiglia Guerrieri, discendente dei Pagano da Nocera, ha al centro dello Stemma una testa di moro (non bendata) che rappresenterebbe il noto Ugo, secondo la tradizione familiare. Interessante la presenza di due cani rampanti ( simbolo della Gens Anicia) a ornamento dello stemma, che si ritrovano anche nei Pagani da vecchiano, in provincia di Pisa. Il figlio dell’Ugo di Nocera si sarebbe chiamato Giovanni Battista, secondo il loro albero genealogico; i guerrieri di Avellino tramandano una antica discendenza normanna. Una nuova per me [ si legge sempre in rete nel medesimo blog su facebook] che richiama ipotesi pisane….
Esiste inoltre [prosegue lo scrivente che suggerisco] uno scrittore Ernoul, scudiero di Baliano di Ibelin, molto studiato dagli storici (secondo M.R. Morgan sarebbe appartenuto alla famiglia degli Armatori Emburiaci/Eburiaci di Gibelletto) che avrebbe fatto una traduzione/continuazione in francese della Cronaca in latino di Guglielmo di Tiro (historia rerum in partibus transmarinis gestarum), scritta nel regno di Gerusalemme nella seconda metà del XII secolo. Come noto Guglielmo di tiro è la fonte storia del noto Hugh de payns da parte di tutti gli storici. Una copia del manoscritto, noto come l’abregé o Florentine Heracles, è conservato dalla Biblioteca Lurenziana di Firenze. I signori di Gibelletto sono gli Embriaci / Ebriaci, armatori di Genova e Pisa, entrambe repubbliche marinare, feudatari della contea di Tripoli insieme ai Plebani di Boutron (famiglia originaria di Cascina, sempre in provincia di Pisa).
Com evidenziato nel libro di Massimo Agostini, la contea di Tripoli [leggo] feudo di Bertrand de Toulouse, aveva infatti le seguenti città vassalle: Boutron (feudo dei Plivano or Plebanus da Pisa, consanguinei degli Ibelin di Gerusalemme); Besmedin (feudodei Pagani Embriaci da Genova); Nephim (feudo dei Raynouard9; Maraclea (feudo dei Ravendel). Gli armatori pagani da Vecchiano, detti Eburiaci, misero a disposizione la propria flotta per la prima crociata al vescovo Daiberto Lafranchi 8poi eletto primo patriarca di Gerusalemmecristiana) mentre i Pagani Emburiaci da Genova, armatori da cui discendono gli Spinola, misero a disposizione la propria flotta per la prima crociata ai genovesi.
Nella Pieve di San Lorenzo alle corti (Cascina, Pisa) c’è ancora la lapide di Uguccione Plebani (Plivano o Plebanus) che fu al centro dell’incidente diplomatico che fece fallire il matrimonio del futuro Gran Maestro dei Templari, Gérard de Ridefort con cecilia de Boutron. La Pieve di San Lorenzo si trova accanto alla Abbazia templare di San Savino (Cascina Pisa) nota come “la Badia”. Gerard de Rédefort è ritenuto unanimemente dagli storici il responsabile per la sconfitta di Hittin (1187) che determinò la caduta di Gerusalemme.
Non sono medievista ma mi sono interessata al Medioevo e dunque anche ai Templari per approfondire situazioni riscontra in epoca Risorgimentale, di cui ho trattato fìgrazie alla diatesi di laurea. Nel mio percorso di studio ho incontrato i Lucca i Carafa di Noia, qui presenti ancora nel XIX secolo. I Carafa di Noia fanno riferimento alla loro origine sia partenopea che pugliese. Mi soffermerei perciò su un primo quesito a cui non so rispondere ma che di per se suscita interesse. Ancora nel XIX secolo un ramo di questa famiglia è presente in Lucca. Ciò che suggerisce i rimandi al mondo cavalleresco è senza dubbio il loro interessantissimo pensiero politico che riscontriamo nella prima metà del XIX secolo. Li ho conosciuti casualmente consultando l’archivio di Stato di Lucca per ricerche appunto Risorgimentali. Si richiamano a Montelembert, l’uomo politico filosofo francese vissuto nel XIX secolo. La condanna della moderna economia politica è senza sé e senza ma. Scrive Montelembert: ed i Carafa sposano tale visione, che “ un popolo colto, nesto, laborioso produrrà la ricchezza senza sapere nulla di economia e viceversa un collegio di economisti preposto al Governo e all’Amministrazione lo manderà in malora”. In quel momento la famiglia difende posizioni moderate, non in linea con cambiamenti epocali. Ma allo stesso tempo fa della moderazione e della capacità di evitare lo scontro sociale anche un modo per debellare calamità future per una società che avrebbe potuto in breve tempo perdere anche equilibri sociali e di sistema. Abituati da sempre a conservare ma anche, penso di interpretare, a voler evitare situazioni pregresse che in epoca medievale li aveva visti scommettere su una politica mondializzata che era pur sempre sfuggita di mano. Questo potrebbe, il condizionale è d’obbligo, aver dettato e l’avvicinamento intelligente della famiglia Carafa al dibattito in corso oltralpe ed allo stesso tempo alla presa di posizione più moderata.
I rimandi dunque al medioevo e alla comunione dei Carafa con i fondatori dell’Ordine Templare ci sono tutti.
Non intendo soffermarmi su Gregorio Carafa, vissuto nel XVII secolo, che divenne gran maestro dei Cavalieri di Malta. Potremmo pensare che i cavalieri mai furono abbandonati dall’illustre famiglia. Intendo viceversa sottolineare che nella storia genealogica dei Carafa ricorrono spesso i riferimenti ai Sigismondi pisani cui ho accennato in precedenza. Quasi potremmo dire sigismondo, un nome, un programma. In data 6 luglio 2017 il comune di Faenza organizzò incontri con relatore marco pellicani, studioso e appassionato di templarismo. Per l’occasione i professor Pelliconi illustrò le più recenti acquisizioni sull’ordine dei templari come la scoperta di un intero quartiere a Parma ascrivibile ai templari e la presunta sepoltura a Ferrara del oro primo gran Maestro Ugo dei Pagani, fino a una notizia che riguarderebbe San Sigismondo a Faenza. Il nome del santo ci fa tornare con la memoria proprio ai Sigismondi pisani e al oro rapporto con i Carafa. Un rapporto davvero stretto’ direi di sì. Apprendiamo da documenti presenti all’Archivio di Stato di Napoli che [1] per alcuni le origini della famigliaCarafa risalgono ai Caracciolo, soprannominati “Carafa”, e in particolare a tale Gregorio Caracciolo, patrizio napoletano del Seggio di Nido, i cui discendenti si chiamarono Caracciolo Carafa e poi solo Carafa a partire da Tommaso, detto “Carafa” o “Caracciolo” e vissuto nel XIII secolo. Berardo Candida Gonzaga, non condividendo tale opinione, osserva nella sua opera dedicata alle famiglie nobili dell’Italia meridionale, come i Caracciolo avessero la frequente usanza di aggiungere al proprio i cognomi delle famiglie con le quali contraevano parentela. Lo stesso Gonzaga ritiene invece più plausibile l’opinione secondo la quale i Carafa discenderebbero da un pisano appartenente ai Sigismondi di Pisa. Teoria poco avvalorata da altri vendendo nei Caracciolo l’origine della familgia. Su questo però non tutti sono concordi e in ogni caso i riferimenti dei Carafa all’Ugo de Pagani lascia spazio comunque a rimandi storici complessi.Del resto i Carafa furono anche i protettori della Minerva, cui l’Ordine Domenicano in contrasto con l’Ordine templare ma non dappertutto,[2] suggeriscono un fondo di verità all’affermazione degli stessi Carafa sulla loro comunione parentale con i Da Pagano. Una storia quella dell’antica famiglia partenopea che si intreccia a pieno titolo con le altre realtà della Penisola.
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[1] Archivio di Stato di Napoli, Serie famiglie, Codice 0000000568, Carafa, duchi d’Andria, conti di Ruvo. Secolo XVI, Napoli residenza.
[2] In Lucca i Templari erano confinanti con i domenicani e non ci furono mai screzi