A microfoni accesi Salvini e Di Maio ostentano la ‘buona salute’ del governo, mentre tra le mura di palazzo Chigi i nervi sono a fior di pelle e la crisi di governo sembra latente. E’ in questo scenario, da ‘incubo’, che nelle ultime ore, calendario alla mano, maggioranza e opposizione fanno i calcoli su come e quando si potrebbero riaprire le urne per tornare al voto. Il caso di Armando Siri fanno notare tra i corridoi della politica, è una mina che potrebbe esplodere tra le mani dei due vicepremier senza poterne prevedere i danni. Unica certezza, di cui sono consci entrambi i soci dell’esecutivo, è che aprire una crisi a pochi giorni dalle elezioni Europee sarebbe un atto da irresponsabili. La formazione del nuovo Parlamento dell’Unione non può espletarsi con il governo italiano inesistente e il Paese lasciato all’incertezza politica. Anche perché – viene sottolineato – il dopo voto è più importante del voto stesso. Rinnovare la Commissione europea e anche le
alte cariche comunitarie, tra cui la presidenza della Bce (Mario Draghi scade il 31 ottobre), sono appuntamenti fondamentali che non si possono affrontare con un esecutivo traballante e tantomeno tutto da costruire.