ANTONIO TROISE
Avrebbe dovuto rottamare la Troika economica che governa l’Europa e portare la Grecia fuori dall’austerity e dalla crisi. E’ avvenuto l’esatto contrario: è stato Tsipras ad essere rottamato. La sua colpa più grande, forse, è quella di essersi mosso sulla scena “felpata” di Bruxelles come un elefante in una cristalleria. Non è riuscito a costruire nuove alleanze, ha perso il sostegno di metà del suo partito oltre che si mezzo governo. E sarà costretto, molto probabilmente, a guidare un esecutivo di unità nazionale, se non vuole perdere la sua poltrona di primo ministro e archiviare la sua esperienza politica con un flop completo. Nel frattempo, dovrà affrontare anche la piazza dove ha raccolto i suoi voti e dove, ieri, sono tornate le proteste e i disordini.
A suo discarico, c’è da dire, che i margini di manovra erano davvero assai stretti: con un paese senza più credito e con le casse vuote, l’alternativa non era solo il fallimento e l’uscita dall’euro. Ma un salto nel vuoto: anche per questo, secondo i sondaggi, circa il 70% dei greci è favorevole al nuovo pacchetto di riforme lacrime e sangue imposto, essenzialmente, dalla Germania e dai paesi nordici. C’è da chiedersi, a questo punto, se davvero era necessario, spingersi fino al referendum se poi, dopo appena una settimana, Tsipras ha dovuto “tradire” l’esito della consultazione. Ma, ancora più importante, resta da domandarsi se l’ulteriore ondata di tagli e tasse sia davvero utile per allontanare lo spettro del default.
Il dubbio è più che lecito. Anche perché, ad alimentarlo è stato, un po’ a sorpresa , uno dei big della Troika, il Fondo Monetario Internazionale, che ha messo in guardia l’Europa e, in particolare, la Germania. Il ragionamento dell’organismo di Washington è semplice: la Grecia non è in grado di reggere il peso del debito accumulato negli ultimi anni. Senza uno “sconto” da parte dei creditori, il nuovo pacchetto di sacrifici da oltre 80 miliardi rischia di essere praticamente inutile. Solo un prolungamento di un’agonia annunciata.
L’Europa, insomma, avrà anche le sue colpe a non aver saputo mettere in campo ricette e strategie in grado davvero di risolvere un problema che vale appena il 2% del suo Pil, senza limitarsi a battere solo sul tasto del rigore. Ma la parabola di Tsipras dimostra anche i limiti e le velleità della sinistra radicale e anti-europeista che ancora non ha imparato a fare i conti con il mercato e le sue regole, dove non si parla con facili slogan ma a colpi di programmi seri, rigorosi e sostenibili nel breve e lungo termine. E dove la merce principale resta quella della credibilità.
Da questo punto di vista, quello che è successo e che succederà nei prossimi mesi in Grecia, potrebbe essere una lezione da non sottovalutare anche per gli “Tsipras” di casa nostra.
Fonte: l’Arena