di Pietro Prevete
psichiatra,
Caro direttore,
credo che sul Covid 19 si stia facendo tanto terrorismo mediatico, che fa deflettere l’umore dei cittadini. E questo potrebbe favorire il “mostro” a mio parere.
Da parte mi consiglierei di stare il più possibile all’ aria aperta in particolar modo quando c’è sole, andando verso il mare. Evitando gli abusi (alcool, caffe, ecc), implementerei la quantità di frutta. Ma essenzialmente valuterei, in chiave positiva, tutta una serie di eventi che ci vedono spettatori passivi.
Dico questo perché nel 2020 cominciai ad avere il sospetto che la popolazione campana, in larga parte, avesse già sviluppato nel corso dei mesi precedenti una sorta d’immunità al virus.
Infatti se il coronavirus sembrerebbe comparso nell’autunno 2019, con una popolazione di circa quindicimila cinesi in Campania (numero ufficiale) nessun residente si sia mai ammalato. Piuttosto chiediamoci se il coronavirus non si sia diffuso ancor prima da noi, ed essendo scambiato per una delle tante influenze stagioni, non sia stato già ampiamente distribuito alla popolazione napoletana residente. Così si spiegherebbero quelle insidiose influenze di dicembre 2019 e gennaio 2020 nonché quei fastidiosi raffreddori di febbraio2020.
Se così fosse dovremmo sentirci più protetti. Infatti dai conteggi ufficiali in Campania a settembre 2020 si registravano circa 410 decessi per/o Covid19 mentre a settembre da 2020 a settembre 2021 venivano registrati circa 7800.
Credo che sia venuto il momento di concentrarsi sulle cure antivirali o simili già sperimentate, ma da usare più che altro nelle prime fasi della malattia, senza che si arrivi in terapia intensiva. Da qui l’esigenza di intervenire subito sull’identificazione della malattia stessa e non quando la situazione è precipitata, come da esperienza dello scorso anno.
Ritengo anche che non c’è paragone, per esempio, con la Spagnola, febbre che attaccava l’intero organismo dei più giovani e mieteva vittime più tra i debilitati e denutriti del dopoguerra. Quanto agli anziani, essi vanno protetti perché soggetti più fragili e portatori di altre patologie in genere. Ma più in generale viene da pensare a quanto dannosa possa essere stata la decisione di tenere chiuse in casa le persone, nonché bambini e giovani, lontane dal beneficio immenso apportato dall’aria aperta, il sole e il movimento.
Ripeto. L’ideale sarebbe andare al mare appena si può…perché l’aria del mare è la luce solare uccidono la grande maggioranza dei virus. Purtroppo temo che i nostri precedenti governanti abbiano usato il pretesto del Covid 19 per giustificare la catastrofe economica in cui hanno spinto l’Italia.
Ritengo che l’alta diffusione della variante Omicron possa rappresentare il preludio di un cambio di rotta a partire dal mese di maggio. Infatti l’alta contagiosità e la minore lesività sembrerebbero le chiavi di volta per trasformare un uragano in piogge sparse.
Il Morbillo esordì con un salto di specie dai bovini all’uomo. Fu altamente mortale nei primi giri pandemici. Poi divenne da uragano tempesta, e successivamente acquazzone. L’adattamento dei popoli, quando vengono colonizzati da un invasore, prevede inizialmente una serie di vittime e progressivamente una naturale stabilizzazione per realizzare un ‘integrazione. Durante le prime fasi occorre prudenza e difesa passiva.
La vera soluzione in futuro sarà la cura e non il Vaccino. Se per un solo istante supponessimo che il virus fosse naturale, non dovremmo pensare ad un’ampia diffusione perché dovrebbe rispettare la barriera della temperatura ideale. In altre parole, si sarebbe dovuto diffondere in luoghi freddi per morire in luoghi caldi. Ma non è così. Piuttosto sembrerebbero crearsi più varianti utile al virus per sopravvivere al meglio in un ospite da non sacrificare.
Sono Ottimista. Sento che in primavera- estate festeggeremo sia la scomparsa di questo Virus che le molte sue varianti.
Sarà fondamentale non occultare nell’oblio il triste ricordo e organizzare maggiore vigilanza sanitaria per evitare, in futuro, di avere la sorpresa di un virus altamente invasivo che potrebbe presentarsi semplicemente con… un altro nome.
Verrà il giorno in cui nella tasca interna di una giacca, o dentro la borsa o nel vano portaoggetti dell’auto, ritroveremo una vecchia mascherina dimenticata. Guardandola la strofineremo tra le mani come per assicurarci di aver davvero vissuto quel lungo incubo. Poi respireremo profondamente, liberi, per sottolineare a noi stessi quanto è bella la vita. E quanto meriti tutti gli sforzi possibili. Anche quando in soli due anni siamo passati da un principio basilare come il diritto alla salute al concetto di dovere per la salute collettiva.