“La dirigenza scolastica è nel caos, dal reclutamento fino al governo delle scuole, perché prevale la burocrazia. Servirebbero manager privati. Si può fare…”. E’ questo il parere di Antonio Napoli, manager e consulente d’impresa napoletano da anni a Milano, con passato di dirigente del Pci-Pds e assessore al Comune di Napoli, sindaco Antonio Bassolino. Opinionista del Corriere del Mezzogiorno, giornale su cui mantiene da tempo la rubrica dedicata al confronto tra la città di origine e quella di adozione, al tema della scuola ha dedicato più riflessioni pubblicate sul sito www.ilsussidiario.net. “Se c’è una cosa che non riesco a sostituire nella mia mente afferma nel suo ultimo intervento – è il termine “preside” con quello di “dirigente scolastico”. Emblematico l’episodio della preside sospesa al liceo Sannazaro di Napoli…
Che cosa la disturba di questo scambio? In fondo si tratta solo di nomi e uno va per l’altro. O no?
I presidi sono quelle persone in carne ed ossa si quali poggia il peso di ogni ipotesi di riforma. Non si potrà prescindere da loro neanche in futuro.
E invece i dirigenti?
Un bravo dirigente è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi formativi degli studenti, e questo è vero per tutti i sistemi nazionali di istruzione ed educazione con maggiore o minore autonomia scolastica.
E quindi dov’è il problema?
Sta nel fatto che, in Italia, dall’introduzione dell’autonomia scolastica ad oggi, più di un terzo delle circa 8mila scuole italiane dispone di un dirigente “in reggenza”. Viviamo infatti da anni lo scandalo per cui, in carenza di personale, ai pochi dirigenti in servizio vengono affidate una, due, a volte quattro scuole diverse, trasformando il loro lavoro così importante in un mestiere da incubo, da cui scappare appena possibile. E così la metà delle scuole italiane prive di una reale governance. La situazione è tanto più critica nel Mezzogiorno, dove i problemi di malfunzionamento della scuola si avvertono in maniera più acuta che altrove.
Dall’introduzione dell’autonomia, i concorsi banditi per selezionare i dirigenti sono stati ben tre…
Sì ed uno in fase di svolgimento: Ogni volta le regole sono state cambiate: diversi i titoli richiesti per accedervi, le prove da affrontare, la tipologia del profilo richiesto. Attualmente si parla addirittura di cambiare il regolamento in corso d’opera, per garantire l’assunzione in servizio dei nuovi dirigenti dal primo settembre, pena il collasso del sistema.
Ma in fondo anche il funzionamento di una scuola dovrebbe seguire logiche imprenditoriali, non crede?
Ecco il punto. Dovremmo riuscire ad affermare l’idea che la scuola rappresenta a pieno titolo un sistema di “imprese” che partecipano alla creazione di valore per il Paese. Chi ha la responsabilità delle nostre scuole altro non è che un manager che dovrebbero essere scelto, pagato e premiato (o bocciato) con la stessa modalità di un manager privato.
Lei solleva un tema molto delicato. Non le sfuggirà che queste parole risultano indigeste, in particolare all’opinione pubblica di sinistra…
Me ne rendo conto, ma va considerato che negli ultimi anni nelle università si è avuta una pratica applicazione di questo approccio, non senza notevoli successi. Non vedo dove stia la lesa maestà nel provare a separare la direzione didattica dal pesante lavoro di organizzazione e di gestione di quella che è a tutti gli effetti un’impresa.
E ritiene che con questo si farebbe un serio passo avanti per rimettere il sistema scolastico sui giusti binari?
Ritengo che in questa fase di vita del Paese sia reale la necessità di aprire le porte del sistema formativo pubblico alle competenze manageriali provenienti dal privato. Pur procedendo per gradi. Ciò porterebbe una boccata di aria nuova, aiuterebbe a fare buone economie. E soprattutto sottrarrebbe i nuovi dirigenti scolastici dai rischi della subalternità al “potere burocratico” che continua a essere dominante nella scuola.
Può spiegare meglio a che cosa allude?
Farò un esempio che ritengo significativo. La storia dell’ex responsabile dello Jacopo Sannazaro, un importante liceo classico napoletano.
Si, è considerato una scuola d’élite, un liceo ambìto tanto dai docenti quanto dalle famiglie che si trova nel quartiere di media-alta borghesia del Vomero…
La dirigente del Sannazaro quest’anno ha avuto la brillante idea di accettare iscrizioni oltre ogni limite e si è trovata nella concreta impossibilità di organizzare le classi e le attività didattiche. Evidentemente “presa dai turchi”, come si direbbe a questo punto a Napoli, e non avendo un posto dove mettere le classi in eccedenza, ha spedito in spiaggia intere classi, con l’intento di dissimulare il grave errore di valutazione commesso.
In spiaggia?
Eh sì, al mare… Il provveditore l’ha sospesa nominando come reggente la dirigente scolastica del Genovesi, un liceo “concorrente”.
Che cos’ha spinto questa signora a commettere una tale sciocchezza?
La ricerca di una crescita del peso specifico negli equilibri di potere e di “forza” della propria scuola. Da misurare in numeri: di studenti, di docenti, di risorse economiche disponibili. Uno scempio.
Quindi qual è la sua ricetta?
Intanto concludere rapidamente il concorso in atto. E poi immettere un po’ di forze fresche con la voglia di fare qualcosa di buono nel sistema scolastico. Parlo di nuovi dirigenti che, una volta selezionati, andrebbero senza indugio messi nei posti vacanti, senza attendere un ulteriore percorso di tirocinio. Più utilmente, li farei affiancare…
Affiancare?
Sì certo. Invece che dai vecchi vice-presidi, da figure prese dall’esterno. Ad esempio da un albo di manager in pensione che potrebbero contribuire al riassetto organizzativo e finanziario così come ad una gestione efficace delle risorse del sistema scolastico, tra cui quelle del personale. Presumibilmente la maggior parte dei neo-dirigenti, provenienti dal Sud, sarebbero inviati in sedi del Nord. Viceversa molti manager che sono del Nord, volentieri andrebbero in una scuola del Sud per un periodo della loro vita. Ricordo che ebbero molto successo, qualche anno, fa i nonni che aiutavano a sbrigare il traffico davanti le scuole. Potrebbe avere oggi altrettanta importanza fare entrare persone di comprovata esperienza nelle scuole.