A due giorni dall’uscita del film, una rapida panoramica delle recensioni a La corrispondenza rende l’idea di una alternanza tra apprezzamenti molto positivi e riscontri critici tiepidi, che in alcuni casi registrano i toni drastici di chi lo etichetta un “melodramma” scritto attraverso smartphone,tastiere, CD Rom e proiettato sul monitor del p.c.
I commenti meno convinti si concentrano sulla trama e sui dialoghi, convenendo sulla qualità dei due interpreti: l’intensa Olga Kurylenko e l’ottimo Jeremy Irons….. In particolare è il tema centrale dell’amore, così come svolto da Tornatore, che è risultato bersaglio di riserve e attacchi.
D’altra parte, anche nel più felice dei casi, il tentativo di far rivivere nella visione e nel linguaggio assoluti quali “amore”, “morte”, “anima” è al presente impresa “inattuale” e temeraria, che si scontra con il crollo epocale dell’alta cultura borghese e l’eclisse della “coscienza infelice”. Tali dimensioni – pur nell’ambivalenza – costituivano quella “sfera separata” della cultura e dell’interiorità, che ormai nelle società tecnologiche e neocapitaliste si è consumata e appiattita sulla realtà, diventando parte della “cultura materiale” e merce di scambio. L’amore si ritrova così posto al bando o quantomeno diventa in alto grado problematico.
Anche se l’amore e la morte di cui tratta il regista sono consapevolmente concepiti dai due protagonisti (due astrofisici) come appartenenti alla realtà del multiverso e degli universi iparalleli – di cui si sentono abitatori replicanti e parte di un numero finito di “doppi” che nell’istante ne declinano le medesime vicende e sentimenti – la perdita del senso dell’”unicità” dell’amore vissuto non vale a sminuirne l’assolutezza.
A ben vedere, più che per la trama svolta, incentrata su una storia sentimentale, il film riesce interessante per la domanda inespressa di indubbio interesse che sottende: se nella contemporaneità, segnata dalla potenza di tecnologie quasi “aliene” (mai neutre nelle loro finalità e conseguenze), le forme di amore e morte – sempre storicamente determinate – siano soggette a mutazioni radicali (al limite dell’estinzione), tali da snaturarle e comprometterne la sopravvivenza…
TECNOLOGIA E ILLUSIONE D’IMMORTALITA’
Come si deduce dalle interviste, con una scelta cruciale, è proprio sugli sviluppi della tecnologia che si concentra Tornatore, mirando ad affrontare temi complessi quali appunto l’amore, l’immortalità, la dimensione del sogno e l’aspirazione all’infinito attraverso l’uso degli attuali mezzi tecnologici, resi esclusivi strumenti comunicativi per veicolare i fantasmi e i contemporanei frammenti di un discorso amoroso.
Alla “macchina”, alle sue logiche e ai suoi circuiti il regista affida quel sentimento antico di cui la “coppia-replicante” Amy-Ed è portatrice.
Il professore di astrofisica conosce i meccanismi più raffinati di quella “macchina” quantistica invisibile a cui sa ricondurre la trama della realtà fisica. Al punto di programmarne le prestazioni al fine di mantenere per sei anni prima ( finchè era in vita), e di simulare poi ( post mortem), il filo di un rapporto sentimentale intessuto d’assenza. Nonostante la propria assenza infatti riesce a rendersi costantemente presente nella vita della donna, tramite sms, email, video, lettere, contatti via skype. E, nell’imminenza della sua morte, predispone un piano per continuare a tenere viva la sua “presenza” nell’esistenza della giovane, riuscendo a condizionarne “dall’aldilà” le scelte e il destino. Finché non le dirà addio attraverso un ultimo video, lasciandola libera.
Dopo il breve incontro iniziale nella camera di un hotel, i due si vedranno solo tramite le immagini fredde e irreali del monitor del computer. Lui invia continui messaggi e files video, che riempiono i vuoti dell’esistenza di quella ragazza solitaria, malinconica e al tempo stesso capace di esprimere una forza selvaggia. Sul monitor la donna, in una sorta di sdoppiamento, rispecchierà/incontrerà anche sé stessa – parimenti spettrale e irreale – quando l’immagine dell’amato verrà per un certo periodo ad eclissarsi. E attraverso sms e files video l’uomo continuerà a comunicarle a lungo i suoi pensieri e sentimenti anche dopo la morte
Questa potenzialità della tecnologia di evocare l’invisibile e di far “rivivere” al presente ciò che non c’è più ricorda quanto scrisse Derrida del suo rapporto con Pascale Ogier, con la quale nel 1982 partecipò al film Ghostdance, e che rivide tre anni dopo sullo schermo, quando già lei era morta. E più in generale la disimmetria prodotta dalle tecnologie richiama la sua idea della différance, la condizione per cui non vi è mai un tempo assolutamente reale. Nel La corrispondenza questa idea viene accentuata nel continuo intreccio tra presente vivente, memoria, anticipazione….
Una analisi attenta rivela quindi, dietro il filo conduttore della trama amorosa – un contesto ben più complesso di simboli, significati e “corrispondenze”.
E’ abbastanza immediato riconoscere nella donna, portatrice di un trauma, il doppio capovolto della protagonista de La migliore offerta, che inscenava invece il trauma come finzione e inganno; e, nel gioco di specchi deformanti, anche la figura maschile di Ed si profila come antitetica a quella del protagonista del film precedente. Un altro “doppio rovesciato” – trasposto anch’esso da personaggio negativo a positivo- va identificato nel ragazzo amico che ripara le macchine (qui tecnologicamente complesse, mentre nell’altro film si trattava dei meccanismi di antichi automi). Più difficile è individuare nel lavoro di stunt woman a cui Amy si sottopone non soltanto l’ennesimo gioco di sdoppiamento in cui le sue “replicanti” rischiano la pelle, muoiono o si suicidano, ma la messa in scena della forma più estrema e sacrificale del “principio di prestazione” che stritola e asserve.
Nella pervasiva “presenza/assenza” del protagonista maschile, avanti con gli anni, mite e sinceramente innamorato, alcune recensioni hanno inteso cogliere – non senza forzatura – una sorta di maschilismo di stampo digitale volto a ridurre la donna in stato di schiavitù sentimentale. Ma, se a Ed va riconosciuta una buona dose di egocentrismo e l’uso invadente della sua “proiezione virtuale”, non gli si può disconoscere sentimento e lealtà. Per lui – che si professa ironicamente “stregone – l’universo è una macchina, e la “trama della realtà”, (come nei libri del cosmologo David Deutsch, teorico degli universi paralleli), non sfugge ai calcoli probabilistici che pone in atto per presentificarsi nell’esistenza dell’amata. E infine per il protagonista l’essere umano resta al di sopra di ogni calcolo, come dimostra la sua capacità di amare “oltre la morte”.
Le citazioni alquanto ardue da testi di astrofisici e di cosmologi che ricorrono in vari punti suggeriscono anche allo spettatore meno avvertito che sotto il livello visibile della trama amorosa del film si snoda un’altra dimensione “parallela” del racconto, che per alcuni può risultare più avvincente della storia in progress .
Poiché Amy ed Ed, per loro stessa ammissione , sono una coppia di replicanti e abitano il multiverso, ovvero la realtà fisica nella sua interezza, che contiene un gran numero di universi paralleli, e che allo stesso tempo rappresenta la metafora di una società divisa e sempre più dominata dalle macchine, che crea replicanti seriali e promette nuove onnipotenze.
I due amanti astrofisici guardano alle stelle e alle profondità del cosmo per comprendere il mistero delle origini, mentre sulla terra sono inchiodati alla condizione della finitezza e alla mortalità.
Il loro amore (autentico e corrisposto ma che, nonostante ciò, non si tradurrà in un percorso comune di vita vera ) si rivela infine compiutamente umano di fronte all’evento definitivo e irreversibile della morte.
Nell’ultima sequenza legata alla morte di lui, la materia “agonizzante” della stella emette zampilli di particelle di luce prima di sparire nel buco nero; ma il sentimento che li univa continua a irradiare come la luce della stella distante miliardi di anni fa , che noi vediamo viva e splendente, mentre è morta inabissata per sempre…*
* Però, stando a quel che va dicendo Stephen Hawking dal 2015 – “I have now discovered how information is returned from black holes” – pare ci sia qualche speranza di un futuro per le copie replicanti “Amy/Ed”