La sindrome del colon irritabile interessa circa il 10% della popolazione, soprattutto dai 20 ai 50 anni e donne. È un problema dell’ultima parte dell’intestino, dove vengono assorbiti – dal cibo ingerito e “lavorato” durante la digestione – gli elettroliti (sali minerali) e l’acqua. Inoltre, grazie ai suoi movimenti, gli “scarti” della digestione degli alimenti vengono portati verso l’esterno ed eliminati. Ed è proprio in questa fase che il disturbo si manifesta, per via di movimenti più veloci o più lenti rispetto alla norma, che possono provocare nel primo caso diarrea e nel secondo stipsi.
Quando diventa “irritabile”
Secondo alcuni ricercatori si tratta di un’alterazione dei nervi che controllano le contrazioni delle pareti del colon oppure di un intestino sensibile. Altri sostengono che sia un problema del sistema nervoso centrale, altri ancora lo collegano alle variazioni ormonali tipiche dell’età fertile della donna perché il disturbo, pur colpendo anche gli uomini, è tipicamente femminile (sono molte le donne, infatti, che durante il periodo mestruale soffrono di colon irritabile). Ed è stato osservato che anche lo stress ha un ruolo importante nella comparsa dei sintomi (come cattiva digestione, gonfiori e dolori addominali di varia entità, stipsi o diarrea, che spesso si alternano).
Per quanto riguarda i cibi, alcuni possono dare disturbi più o meno a tutti (come il latte e i derivati, i cibi contenenti glutine, il fast food e i dolci), mentre altri creano problemi in base alla sensibilità individuale. È quindi importante prendere nota degli alimenti che si mangiano e valutarne l’effetto. Per qualcuno, per esempio, cipolla, cavoli, legumi e cereali e derivati integrali sono da evitare, per altri i cereali e i derivati raffinati bianchi o i cibi piccanti, per altri ancora il cioccolato, considerando che per un certo periodo un cibo potrebbe creare disagi per poi tornare a essere innocuo.