Ci sono alcune cose che a Natale “sanno fà per forza”: si mangia il capitone, si frigge il baccalà, sa da fa “na man a tombl..”
È una tradizione che ormai a Napoli esiste da quasi 300 anni. Ma sapete come nasce la tombola? Nasce più o meno nell’epoca di Carlo III di Borbone. All’epoca era Re di Napoli e il suo confessore spirituale, padre Gregorio Rocco, proprio non poteva sopportare l’idea che durante le festività natalizie e, in particolare, durante il periodo dell’avvento, i partenopei continuassero a giocare al lotto, l’oppio dei poveri. “Maestà – ripeteva Padre Gregorio – così il Natale va a farsi benedire, il bancolotto impedisce di provare la contrizione del Natale. Se almeno riuscissimo a sospenderlo…” E fu così che Carlo III, cattolico, decide di vietare il gioco del bancolotto pubblico nel periodo dell’Avvento.
Ma ai napoletani, questa cosa, proprio non riuscì ad andare giù. E così si organizzarono con dei bancolotti, per così dire, fatti in casa. Un lotto domestico, artigianale: con i rametti facevano i cilindri simili a quelli utilizzati per il gioco pubblico e un sacco per raccoglierli simile al “tombolo”, quello che si usava per ricamare. Da qui il nome.
C’era però sempre il divieto pubblico. E, dai bassi, non si potevano gridare i numeri estratti. Così prese piede la tradizione di utilizzare il loro significato: ‘o sole, 1. Natale, 25. o pat de creature, 29.
E’ il primo embrione di quello che diventerà, presto, la cabala napoletana, con i significati attribuiti ai singoli numeri. Un insieme di valori che sarà uniformemente diffuso in tutta la città
C’è di più. Quando i napoletani immigrati a New York decisero di giocare alla tombola, non si ricordarono più il nome. Ma si ricordano, invece, che si giocava con i fagioli. Che in inglese sono i “bean”. Nacque così il “bean game”. Cioè, avete capito bene. il bingo americano è nato proprio a Napoli, nel suo cuore antico, quando la città era una capitale.
Il tabellone: lo utilizza colui che “chiama” i numeri. Su di esso sono riportati tutti i numeri da 1 a 90
Vediamo qual è l’occorrente per giocare:
90 numeri: di solito incisi su piccoli cilindretti in legno. Ad ogni numero corrisponde un’immagine ben precisa della smorfia napoletana, e va annunciata subito dopo il numero. (Esempio: “23, o scem!”)
Il “panariello”: cestino di vimini necessario per mescolare i numeri. Una volta aveva la forma del tombolo e si dice il nome del gioco provenga proprio da questo termine. “Tombolare” significa infatti “mescolare” i numeri nel paniere
Le cartelle: ogni giocatore può acquistare una o più cartelle. Sono spesso di cartoncino e su di esse sono disegnati i numeri
I gusci di frutta secca: in alternativa fagioli, ceci, lenticchie o pasta. Servono per “coprire” i numeri che vengono chiamati e che si hanno sulla cartella.
All’inizio del gioco si stabilisce il costo delle cartelle e quello, conseguente, del tabellone. Il ricavato della vendita corrisponde al monte premi che viene suddiviso in varie vincite, in ordine crescente: l’ambo (vinto dal primo giocatore che copre una coppia di numeri sulla stessa riga), il terno (tre numeri sulla stessa riga), la quaterna (quattro numeri sulla stessa riga) e la cinquina o quintina (tutti e cinque i numeri della riga). Lo scopo del gioco è quello di fare tombola (che corrisponde alla vincita maggiore), ovvero arrivare per primi a coprire tutti i numeri presenti su una delle proprie cartelle. Nelle versioni meno conosciute c’è anche la decina o il “rampazzo” (due righe coperte), o il tombolino, ovvero il secondo, in ordine di tempo, a fare tombola.
Molto famosa a Napoli è anche la tombola dei “femminielli” tipica dei “bassi” dei quartieri popolari della città. Vi possono partecipare solo donne e femminelli, gli uomini possono assistervi solo fuori dalla porta. Colui che chiama i numeri è detto il “femmenèlla”, il portatore di buona fortuna (‘ciorta). A volte il numero non viene nominato palesemente, ma viene pronunciato il suo significato corrispodente basato sulla smorfia napoletana. Ad ogni numero estratto il suo significato viene concatenato con quello dei numeri successivi, creando storie sempre diverse, nate dalla fantasia dei giocatori. I numeri vengono chiamati facendo battute sboccate ed allusioni sessuali. Ad esempio “Comme ‘avuote e comme ‘o ggire, sempe sissantanove è” (“come lo volti o come lo giri sempre sessantanove è”).
Una versione alternativa alla “tombola dei femminelli” è la “tombola Vajassa”, che è la spettacolarizzazione della tombola classica. A questa versione possono partecipare anche uomini e bambini, il linguaggio utilizzato è sempre fantasioso e colorito, ma molto meno volgare.
Ciascun numero della Tombola fa riferimento a credenze ancestrali, alla cultura locale oltre che alla vita in generale. Sono frequenti le allegorie che fanno riferimento al sesso, perchè molti riti antichi erano consacrati alla divinità della fecondità. L’origine del significato dei numeri non è sempre nota; è evidente che la donna è molto più presente dell’uomo, in quanto in origine la società campana era matriarcale.
Vediamo l’elenco completo di tutti i significati
1. L’Italia
2. A criatura (il bimbo) 3. ‘A jatta (il gatto)
4. ‘O puorco (il maiale)
‘5. A mano (la mano)
6. Chella che guarda ‘nterra (organo sessuale femminile)
7. A scuppetta (il fucile)
8. ‘A maronna (la madonna)
9. ‘A figliata (la prole)
10. ‘E fasule (i fagioli)
11. ‘E surice (i topi)
12. ‘E surdate (i soldati)
12. Sant’Antonio
14. ‘O mbriaco (l’ubriaco)
15. ‘ O guaglione (il ragazzo)
16. ‘O culo (il deretano)
17. ‘A disgrazia (la disgrazia)
18. ‘O sanghe (il sangue)
19. ‘ A resata (la risata)
20. ‘A festa (la festa)
21. ‘A femmena annura (la donna nuda)
22. ‘O pazzo (il pazzo)
23. ‘O scemo (lo scemo)
24. ‘E gguardie (le guardie)
25. Natale
26. Nanninella (diminuitivo del nome Anna)
27.’ O cantero (il vaso da notte)
28. ‘E zzizze (il seno)
29. ‘O pate d”e criature (organo sessuale maschile)
30. ‘E palle d”o tenente (le palle del tenente, riferito all’organo sessuale maschile)
31. ‘O padrone ‘ e casa (il proprietario di casa)
32. ‘O capitone (il capitone)
33. L’anne ‘ e Cristo (gli anni di Cristo)
34. ‘A capa (la testa)
35. L’aucielluzzo (l’uccellino)
36. ‘ E castagnelle (sorta di petardi)
37. ‘O monaco (il frate)
38. ‘E mmazzate (le botte)
39. ‘A funa ‘nganna (la corda al collo)
’40. A paposcia (ernia inguinale)
41. ‘O curtiello (il coltello)
42. ‘O ccafè (il caffè)
43. ‘Onna pereta affacciata ‘o balcone (una donna volgare affacciata al balcone)
44. ‘E ccancelle (il carcere)
45. ‘O vino (il vino)
46. ‘E denare (i denari)
47. ‘O muorto (il morto)
48. ‘O muorto che parla (il morto che parla)
49. ‘O piezzo ‘ e carne (il pezzo di carne)
50. ‘O ppane (il pane)
51. ‘O ciardino (il giardino)
52. ‘A mamma (la mamma)
53. ‘O viecchio (il vecchio)
54. ‘O cappiello (il cappello)
55. ‘A museca (la musica)
56. ‘A caruta (la caduta)
57. ‘O scartellato (il gobbo)
58. ‘O paccotto (l’imbroglio)
59. ‘E pile (i peli)
60. ‘O lament (il lamento)
61. ‘O cacciatore (il cacciatore)
62. ‘O muorto accis (il morto ammazzato)
63. ‘A sposa (la sposa)
’64. A sciammeria (la marsina)
’65. O chianto (il pianto)
66. ‘E ddoie zetelle (le due zitelle)
67. ‘O totano int”a chitarra (il totano nella chitarra)
’68. A zuppa cotta (la zuppa cotta)
69. Sott’e’ncoppo (sottosopra)
70. ‘O palazzo (il palazzo)
71. L’ommo ‘e merda (l’uomo senza princìpi)
72. ‘A meraviglia (la meraviglia)
73. ‘O spitale (l’ospedale)
74. ‘A rotta (la grotta)
75. Pullecenella (Pulcinella)
76. ‘A funtana (la fontana)
77. ‘E diavule (i diavoli)
78. ‘A bella figliola (la bella ragazza)
79. ‘O mariuolo (il ladro)
80. ‘A vocca (la bocca)
81. ‘E sciure (i fiori)
82. ‘A tavula ‘mbandita (la tavola imbandita)
83. ‘O maletiempo (il maltempo)
84. ‘A cchiesa (la chiesa)
85. L’aneme ‘o priatorio (le anime del purgatorio)
86. ‘A puteca (il negozio)
87. ‘E perucchie (i pidocchi)
88. ‘E casecavalle (i caciocavalli)
89. ‘A vecchia (la vecchia)
90. ‘A paura (la paura)
“
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