DI LAURA BERCIOUX
La scorsa settimana Claudio Giardiello, imputato in un processo, ha sparato al giudice, all’avvocato e a un altro malcapitato. Tre morti e vari feriti. Entrato da un varco riservato agli avvocati, Giardiello, con arma in tasca, è passato indisturbato, eludendo i controlli. La tragedia di quella mattina si è consumata in poche ore, Giardiello è stato preso dalla polizia qualche ora dopo e ora le misure di sicurezza sono rigorose. Mentre a Milano si vogliono mettere i cecchini nel palazzo di fronte il Tribunale e i condomini non sono d’accordo, i tribunali del nostro Paese affollati da avvocati e clienti, ora sono sotto l’occhio vigile delle Forze dell’Ordine.
Secondo lo psichiatra del carcere di Monza, Giardiello è “totalmente capace di partecipare” alle fasi processuali. E’ anche per questo che il gip non ha accolto un’istanza del suo difensore che puntava ad ottenere una perizia sulla capacità di Giardiello di essere sottoposto all’interrogatorio di garanzia. Dagli accertamenti, dopo il malore avuto sabato, è emerso che l’uomo ha avuto un mancamento temporaneo ma non presenta patologie. L’ex moglie di Giardiello ha dichiarato al Corriere della Sera “E’ troppo facile dire che è un folle impazzito. Ho letto e sentito colleghi che hanno parlato di un raptus di un pazzo, di una persona psicologicamente fuori controllo. Ma nessuno si sta fermando a ricordare il lato umano di Claudio. Quello che ha fatto per aiutare tanta gente nel mondo del lavoro. La stessa gente che l’ha affossato e lasciato affondare. Perché Claudio ha cambiato così tanti avvocati? Possibile che non ce ne fosse uno che gli andava bene? Oppure gli avvocati non si sono impegnati come avrebbero dovuto, hanno lasciato che le cose andassero per la loro strada senza intervenire?”.
Il Tribunale qualche giorno fa a Milano si è fermato per ricordare le vittime di questa tragedia, Giovanni Legnini, vicepresidente del CSM, ha detto nel suo intervento: “I magistrati non possono essere lasciati soli, bisogna esprimere un sostegno concreto alla magistratura per il lavoro che fa per la giustizia per questo Paese”, mentre Sabelli per ANM ha dichiarato “La strage avvenuta a Milano ha un valore simbolico, anche perché troppe tensioni e troppa rabbia si raccolgono sulla giustizia e occorre richiamare tutti al diffuso rispetto verso la giustizia”. Con Raffaele Miele, avvocato penalista napoletano,facciamo una riflessione sui fatti di .Milano e sulla giustizia.
Avvocato Miele, com’è possibile eludere i controlli?
“Come è successo a Milano: presentandosi al varco avvocati con un documento falso. Nel Tribunale di Napoli entrano migliaia di persone al giorno, non è possibile controllare tutti a tappeto, altrimenti si verifica ciò che sta succedendo oggi: la paralisi. Non si può mai essere sicuri al 100 % contro gli squilibrati, nè contro i criminali o i terroristi”.
Il giovane avvocato nelle parole della madre, l’orgoglio del figlio che amava il suo lavoro e che definiva quel giuramento tra i più belli…
“Sul giovane collega voglio dire che le parole della mamma toccano tutti quelli che credono nella professione di avvocato. Nell’avvocatura ci saranno, come in tutti gli ambienti, delle storture, ma nella maggior parte gli avvocati sono quelli che risolvono i problemi, grandi o piccoli, della gente comune. Sono quelli a cui si affidano le speranze, le paure, le istanze di libertà e di giustizia. Più del fatto in sè, che pure è gravissimo, quello che mi ha ferito della vicenda di Milano sono stati i commenti di chi ha detto che” c’era da aspettarselo per come si comportano in Italia Magistrati ed Avvocati”.
Dove sta andando la giustizia colpita di continuo e delegittimata?
“La caccia all’untore che si fa nei confronti di Magistrati ed Avvocati è figlia del qualunquismo e delle campagne di stampa di disinformazione che sono state fatte negli ultimi anni nel nostro Paese”.
E’ stata approvata dopo tantissimo tempo la legge sulla corruzione intanto all’estero le galere sono affollate per questo tipo di reato mentre Italia i numeri “dei carcerati” sono ridicoli…
“La tendenza in Italia è quella di risolvere tutto con il ricorso a modifiche legislative, la corruzione ne è un esempio, e l’ultimo esempio è quello di introdurre il reato di tortura. Ovviamente anche questo è un modo per non risolvere i problemi, per ritardare la soluzione per prendere tempo. Dopo la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per i fatti della Diaz, Renzi ha detto che introdurranno il reato di Tortura. Per riempire le galere con i corrotti, occorre che ci sia la volontà politica, non c’è bisogno di fare nuove leggi, il reato di corruzione già c’è e prevede pene severissime. La prescrizione che si vuole allungare per quel reato è una soluzione assurda. Il problema non è fare durare venti anni un processo, semmai è creare le condizioni perchè tutti i processi, non solo quelli di corruzione, si concludano in tempi ragionevoli ma per fare questo occorre la volontà politica, ci sono troppi interessi trasversali e convergenti perchè lo stato di cose attuale resti com’è. Fa comodo a tutti, evidentemente fa comodo un po a tutti che i processi non si concludano mai, che la pena non si esegua mai, anche se poi il prezzo da pagare è il ricorso iniquo alla carcerazione preventiva”.