Il 27 di febbraio 2016 dovrebbe entrare in vigore la tregua concordata ad inizio settimana tra USA e la Russia, al termine di una trattativa che ha visto il suo momento clou nella telefonata conclusiva tra Obama e Putin ad inizio settimana.
L’accordo, che Obama ha subito voluto descrivere come debole, prevede la cessazione delle ostilità tra l’esercito siriano e le fazioni “non terroristiche” secondo i criteri riconosciuti dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Per tutte le altre fazioni, terroristiche secondo gli stessi criteri, e qui si citano DAESH ed Al Nusrah, la guerra continuerà e, pertanto, continueranno anche i bombardamenti di Russia ed alleati da una parte e Stati Uniti ed alleati dall’altra.
Il gruppo degli amici della Siria, a cui appartengono una quarantina di paesi, che si è riunito ad inizio mesi a Monaco in Germania, aveva dato mandato a Russia ed USA di condurre le trattative per un cessate il fuoco. Il risultato è stato molto deludente ed è venuto fuori quest’accordo per una tregua che, tra l’altro, le fazioni dell’opposizione siriana riunitesi a Riadh hanno approvato con una limitazione di durata fino ad un massimo di due settimane. E dopo cosa succederà ?
Dal canto suo, il presidente siriano Bashar Al Assad ha confermato a Putin, in una telefonata intercorsa nei giorni scorsi, che il suo esercito rispetterà quest’accordo e, pertanto, cesseranno gli attacchi in tutte quelle zone controllate dalle fazioni non terroristiche. Nelle stesse zone, dovrebbero iniziare delle trattative tra le parti per una pacificazione duratura.
Ci sembra un’equazione con tantissime variabili e molte di loro sono incontrollabili. È un accordo a macchia di Leopardo in tutti i sensi. Lo è per gli interlocutori e le parti coinvolte in esso, lo è per gli aspetti geografici e le zone interessate, lo è per i tempi e la durata, ma lo è soprattutto per quei paesi interessati alla “TORTA” siriana e che continuano a influire in maniera drammatica sulla situazione della crisi.
Ci sono quei paesi coinvolti direttamente, come da una parte Russia, Iran, Iraq e Hezbollah Libanese, mentre dall’altra parte ci sono gli USA, Arabia Saudita, Qatar e Turchia.
Ma ci sono, naturalmente, tutti gli altri alleati del primo e dell’altro blocco che si muovono più liberamente, fino ad essere d’accordo su alcuni aspetti con un blocco e su altri con l’altro blocco.
Appunto, “LA TORTA” è talmente ricca e gustosa che i pretendenti fanno di tutto per accaparrarsene una fetta, sia nella guerra che, soprattutto, quando ci sarà la pace. Oggi nella guerra c’è da vendere più armi possibili perché c’è una crisi economica mondiale che non accenna a sparire. Dopo, quando ci sarà la pace, ci sarà da ricostruire la Siria ma anche tutti i paesi confinanti che nel frattempo si sono completamente fermati dedicandosi ad arginare gli effetti di questa guerra. Ed allora gli interessi economici intorno alla crisi diventano un ostacolo al raggiungimento della pace.
Temiamo che non siano ancora maturi i tempi della pace, anzi ci si prepara a tutt’altro che ad una soluzione politica del conflitto. E, siccome in questi casi non c’è da essere ottimisti, vogliamo dirla alla maniera di gran parte dei media mediorientali “la crisi siriana verrà risolta da azioni militari e la grande guerra è alle porte e sarà combattuta ad Aleppo a nord, mentre a nordest sarà concentrata nella capitale del califfato AR-Raqqa“. A nord potrebbe esserci un intervento via terra dell’esercito turco, mentre nel nordest potrebbe intervenire l’Arabia Saudita ed alleati del golfo che arriverebbero attraverso la Giordania. In entrambi i casi, saranno ad aspettarli gli iraniani ed i loro alleati, gli Hezbollah libanesi e gruppi similari iracheni che sono già presenti sul terreno. Russia ed USA staranno a guardare e che vinca il più forte. Tanto, dopo ci si potrà sempre adattare alla nuova situazione e fare affari col vincitore.
È uno scenario apocalittico, ma non è fantasmagorico, anzi è molto realistico e viene ritenuto imminente.