Il grande Federico II rappresenta per la storia dell’umanità indubitabilmente una figura di primo piano. Il grande Svevo fu sovrano di Sicilia, d’Italia, di Germania e di Gerusalemme. Fu definito, e non certamente a torto, dai suoi contemporanei che lo amarono, “stupor mundi”, ossia meraviglia del mondo. Avevano visto giusto. Chi più di lui seppe incarnare e rappresentare la cultura, il sapere, l’acume politico, un eclettismo senza pari?
Federio di Svevia nacque a Jesi, nelle Marche, il 26 dicembre 1194. Figlio di Enrico IV Hohenstaufen, Imperatore di Germania, a sua volta figlio dell’altrettanto celebre Federico Barbarossa. La madre di Federico, Costanza d’Altavilla, apparteneva alla Casata che deteneva il trono normanno di Sicilia. Ed infatti costanza era Regina di quel Regno. Con la sua nascita ed ascesa al trono Federico II unirà le due Corone. Rimasto presto orfano, sarà educato a Palermo da ambasciatori di papa Innocenzo III, che erano stati nominati suoi educatori dalla madre Costanza, prima che questa morisse. La sua educazione fu cosmopolita, volta a onorare quei principi cavallereschi che gli daranno uno spiccato senso sia del proprio rango che della sua dignità di Sovrano. Ancora molto giovane incarnerà tali principi. Diverrà Re di Sicilia a soli quattordici anni, nel 1217. Dopo soli tre anni sarà eletto Imperatore di Germania, assommando i due ruoli.
Il Pontefice lo ha voluto Imperatore, convinto di poterlo gestire in qualche modo. Federico II non sarà uomo dominabile e, come suo nonno prima di lui, combatterà i propri nemici con sagacia e costanza. Conseguendo importante vittorie, e manifestando durante i conflitti di essere un uomo spietato, molto diverso dal colto e brillante Sovrano che animerà la sua Corte. Sconfigge sia il Pontefice, quando invaderà i suoi territori nell’Italia meridionale che i Comuni settentrionali della Penisola. Anche in Germania riuscirà a pacificare i nobili dell’Impero. Pur essendo un uomo di stirpe germanica, Federico II, cresciuto in Italia, ama la Penisola, soprattutto l’Italia meridionale, e non i territori tedeschi. Intelligente uomo di governo, che sa rinnovare l’agricoltura, circondarsi di amministratori preparati, riorganizzare l’apparato giuridico con le Costituzioni Melfitane del 1231, Si circonda di uomini capaci, indipendentemente dalla loro provenienza geografica e cultura d’appartenenza. La Corte di Federico II cambia spesso sede, e tra le città che videro la presenza della sua Corte annoveriamo Melfi, Foggia, Lucera, Napoli, Capua, e soprattutto Palermo. Ebbe sempre un rapporto privilegiato anche con la cultura araba, che aveva lambito ed interessato soprattutto la Sicilia e che era rimasta viva in quei territori. Federico apprezza e sa prendere il meglio di ogni ambito culturale. Parla infatti sette lingue ed è uomo di immensa cultura. Si impegna in prima persona in dispute filosofiche ed anima con le traduzioni dei testi di cui incarica suo amministratori, molte università. Tutti in Europa lo ammirano per questa capacità dialettica e amministrativa.
Gli ultimi suoi anni saranno difficili sia per le sventure familiari che politiche. Ricordiamo i sospetti contro uno dei suoi amici più fidati, Pier delle Vigne che, forse a torto, venne coinvolto in una congiura e si tolse la vita una volta messo in prigione. La sconfitta del 1248 dal comune di Parma. Il figlio Enzo venne battuto e catturato dai guelfi bolognesi. Perderà l’amato figlio, rimasto prigioniero a Bologna, che morirà nel 1272.
Federico II venne scomunicato per ben tre volte e fu considerato il precursore dell’Anticristo, la bestia dell’Apocalisse, questi alcuni epiteti a lui affibbiati. Chiese però di confessarsi e comunicarsi prima di morire, il 12 dicembre del 1250. Fu vestito con l’abito dei cistercensi e d ebbe vicino l’Arcivescovo di Palermo, con cui era in rapporti amicali. Riposa nella cattedrale di Palermo.
Queste sinteticamente le sue gesta. Ma Federico, a differenza di quanto venne sostenuto dai suoi nemici, fu uomo di ampio spirito religioso, e non solo in morte. Si sostiene da parte di molti, che in realtà Federico II fosse simpatizzante dell’ordine Templare.
La storiografia su questo non è stata concorde, anzi ha voluto sottolineare che, visti i contrasti di Federico col Papato, ed essendo i cavalieri del Tempio alle dirette dipendenze dello stesso, non potessero esserci con l’Imperatore buoni rapporti. Ma alcuni fatti smentiscono queste affermazioni.
Federico II era legato alla numerologia. Del resto l’esoterismo era parte integrante della cultura medievale. La sua nascita e la sua morte sono entrambe legate ad una leggenda. Nato da una madre ormai non giovane e soprattutto ex monaca, morì in un luogo caratterizzato da un fiore, come gli era stato preannunciato dall’astrologo scozzese Michele Scoto, suo personale indovino. Evitava di recarsi a Firenze, in seguito a questa profezia. E morì nella cittadella di Florentinum, vicino Foggia. Iò che è certo è che l’Imperatore credeva nelle profezie e nell’astrologia.
Il legame con l’Ordine del Tempio nascerebbe proprio dalla Cabala e dalla numerologia.
I Templari avevano come emblema il numero otto. Il Tempio di Gerusalemme fu santificato in otto giorni, e nella Kabala ebraica l’ottava sephira recitava che è Dio che comanda gli Eserciti e gli Angeli; dove per alcuni gli eserciti non sarebbero altro che l’ordine militare, e gli angeli l’ordine monastico, due elementi indissolubilmente presenti ed uniti nei cavalieri Templari. Ma è nella simbologia del numero otto che troviamo le risposte. La Croce templare per antonomasia, quella Patente, ha otto punte. Come il giorno simbolo della Resurrezione, l’ottavo. Se ruotiamo il numero otto di novanta gradi diventa il simbolo dell’Infinito, e dunque di dio. Era l’ottagono, ossia il numero otto, per il pensiero templare lo strumento ed il numero dato all’uomo per elevarsi fino a Dio. I Templari per tale ragione edificarono chiese e templi ad architettura ottagonale. Come il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Numerosissimi gli esempi: Eremi di Torres del Rio ed Eunate in Navarra; Eremo di San Marco in Salamanca, quello di Pobla de Lillet in Catalogna, ed ancora il convento Templare di Villalba di Alcor nella provincia di Huelva, il castello di Tomar. Ma anche la chiesa Templare del Santo sepolcro a Pisa. Come dunque non ricordare, in mezzo solo ad alcuni dei numerosissimi esempi, a Castel del Monte?
Tutto nel maniero è ottagonale: otto le sale del piano terra, otto le imponenti torri della fortezza; a pianta ottagonale e disposte su ognuno degli otto spigoli.
Si pensa che nel cortile interno fosse presente una vasca anch’essa ottagonale. Ma è stupefacente a esempio che una finestra nella parete sudorientale sia stata collocata in odo tale da ricevere un raggio di sole solo due volte l’anno in due date precise: l’otto aprile e l’oro ottobre. Ed ottobre nel medioevo era considerato l’ottavo mese dell’anno.
Era davvero legato ai Templari Federico II? Se ne è andato senza lasciarci risposte?
A differenza di quanto molti storici hanno affermato, Federico ii riuniva in se stesso sacro e profano, unità tra mondo laico e mondo religioso. La sua stessa inclinazione all’Islamismo lo comprova. Se leggiamo il Morghen, questi mette in risalto l’invidia di Federico II per i sovrani orientali che potevano superare tranquillamente questa dicotomia.
Se l’ideale politico medievale era l’impero universale, l’Imperatore romano non apparteneva a nazioni ma troneggiava su tutte. E la Germania fu solo una delle realtà che sapeva raccogliere in un’unica realtà geografica tutti i popoli. ‘per alcuni la Germania per questo rappresentò l’Impero. Ma con Federico ii si riacquistò sicuramente più una dimensione mediterranea dell’impero. Anche l’Italia meridionale conteneva una pluralità etnica che non aveva nulla da invidiare alla Germania. Ed in questo dunque rispondeva ai criteri prima enunciati.
Qual dunque la reale storia del rapporto tra l’ordine del tempio e Federico II, all’interno di queste complesse dinamiche?
I rapporti tra l’ordine del tempio e l’Imperatore risultarono particolarmente compromessi dalla scomunica di Gregorio IX, del 298 settembre 1227 verso l’Imperatore. Questi arrivò ad Acri e i Templari e gli Ospitalieri andarono a prostrarsi ai suoi piedi. Ma il papa invio la richiesta ai Templari di non prestare più obbedienza all’Imperatore, e quindi i crociati si divisero in due fazioni: una fedele allo stesso e l’altra ostile. I templari per salvare la situazione richiesero che gli ordini non venissero più impartiti in nome dell’Imperatore ma in me di dio e della cristianità. Sulle prime Federico II vide di buon grado tale possibilità. Ma il papa istigò i Templari prospettando loro di considerare la possibilità di istigare il Sultano ad uccidere lo stesso Federico II. Al Kamil denuciò la cosa allo stesso Federico e la rottura coi Templari divenne inevitabile. Quando Federico entrò in Gerusalemme per cingere la corona di Goffredo di Buglione, l’Ordine Templare disertò la cerimonia. Tornato in Sicilia l’Imperatore incamerò i beni dei Templari e li restituì solo dopo che Gregorio IX ebbe ritirato la scomunica contro di lui.
Sappiamo anche però, da una testimonianza di una lettera di un cavaliere del Tempio inviata a Federico, che l’ordine Templare non considerava ragionevole la rottura perché sia i cristiani che i Saraceni erano dell’avviso che la crociata non avrebbe avuto quell’esito senza l’ombroso comportamento papale che aveva determinato quel risultato. Un accenno questo dello storico Kantarowicz.[1]
Sappiamo che i rapporti di Federico passarono anche attraverso i “Fedeli d’Amore”, altro ambiente iniziatico del tempo non distante dall’ordine Templare. I primi esponenti di tale scuola cui lo stesso Dante Alighieri viene accostato. L’origine della poesia di questi iniziatici fiorì proprio in origine alla corte di Federico II.[2]
C’è un particolare legame tra Federico II ed una località posta sull’Appennino Tosco Emiliano, proprio a cavallo tra la Toscana e l’Emilia. San Pellegrino in ape. Qui pare che il grande Imperatore si sia recato più volte in pellegrinaggio. Si tratta del paese più alto di tutto l’Appennino, posto a 1525 mt sul livello del mare. Per metà nella frazione di Frassinoro, provincia di Modena; e per metà nel comune di Castiglione Garfagnana, nella provincia di Lucca. Una chiesa qui ospita le reliquie di due santi, Pellegrino e Bianco. Pellegrino tradizionalmente ritenuto figlio di un re scozzese, sarebbe vissuto per anni in preghiera sulle selvagge montagne circostanti e la sua presenza, oltre che alla devozione popolare, a svariate storie e leggende. Entrambi, Pellegrino e Bianco, di fatto non sono mai stati canonizzati. Dopo svariate lotte altomedievali, la Chiesa e l’ospedale annesso entrarono definitivamente nella diocesi di Lucca. Mio pare che anche Matilde di Canossa, che per parte materna era cugina di Goffredo di Buglione, si recasse spesso sempre per la venerazione verso le due reliquie. Potremmo immaginare che anche simbolicamente questo luogo riunisca in se stesso alcune risposte ai quesiti che l’articolo ha voluto porre. Matilde è per tradizione popolare la fondatrice dell’ordine del tau di Altopascio, in provincia di Lucca. Un ordine cavalleresco importante, da alcuni considerato il più antico. Goffredo di Buglione fu simbolo cavalleresco e fondatore a sua volta dell’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Possiamo ben pensare che se Federico II ebbe così a cuore questo luogo ciò sta a significare la comunione cavalleresca ed anche di apparteneva e vicinanza con questi Ordini citati. Cui il Templare non fu affatto distante. Nè idealmente è geograficamente, se prendiamo ad esempio Lucca a modello con le sedi della Magione del Tau in città e luoghi di culto cittadini vicini all’ordine templare ivi presente. Federico II fu senza dubbio un uomo del medioevo che seppe guardare oltre anguste partigianerie e semplicistiche classificazioni storiografiche.
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[1] E. Kantarowicz, Federico II imperatore, Garzanti, Milano, 1976, p. 680.
[2] Luigi Valli, Il linguaggio Segreto di Dante e die “Fedeli d’Amore”.