Tutto parte dal Canavesano e precisamente da Rivarolo Canavese. Qui il personaggio della mia tesi, padre Gioacchino Prosperi, di concerto col collega padre Gioacchino De Agostini, insegnò nel collegio locale negli anni trenta del XIX secolo, dove ebbero come allievi e collaboratori i Palma di Cesnola. Prosperi e De Agostini erano due religiosi, un ex gesuita il primo poi francescano mentre del secondo religioso non mi sono pervenute note sull’appartenenza precisa ad un ordine. Ciò che è certo e che lasciò l’abito nel 1848.
Il Canavesano era terra di conquista per Londra e Whashington. Qui giravano indisturbati personaggi provenienti da tutta Europa, riformati, e diffuse erano le idee d’oltralpe. I Palma di Cesnola, nobile famiglia locale, ebbero un ruolo centrale in tali vicende. Maurizio ed il fratello Alerino lottarono a fianco dei Bonaparte, abbracciando le idee Rivoluzionarie. Addirittura Alerino, che durante i moti rivoluzionari dei primi anni venti del XIX secolo combatté a fianco dei ribelli, perse il titolo nobiliare e morì in Grecia come rifugiato politico.
I Savoia non potettero chiudere gli occhi verso il ribelle Alerino, anche se sempre collaborativi, ma dietro le quinte, verso coloro che sostennero la cacciata austriaca, religiosi in testa. I due religiosi Prosperi e De Agostini ne furono fulgida testimonianza.
I figli di Maurizio Palma di Cesnola, ossia Luigi e Alessandro, pietre miliari di tale movimentazione politica.
Insisterei proprio sul ruolo del Canavesano, apparentemente marginale, in realtà assolutamente centrale nelle vicende che sto per descrivere. Mentre Alessandro fu un collaboratore del generale Cadorna, il primo Cadorna, quello Risorgimentale, Luigi si vide “costretto”, dati i coinvolgimenti politici, ad andare negli Stati Uniti dove divenne niente meno che un diretto collaboratore del Presidente Abramo Lincoln. In seguito alla Guerra di Secessione, cui partecipò, fu nominato Console americano a Cipro. E qui entrano in gioco gli agganci Mediterranei. Questo dopo l’Unità nazionale italiana, ma il tutto “preparato” dagli avvenimenti presenti nell’arco temporale dell’intero Risorgimento.
Il Mar Mediterraneo fu governato da Inglesi ed Americani molto prima del 1861 e la nomina del Palma di Cesnola rientra in tali maneggi politici.
Insomma, fu per questo che il Palma di Cesnola finì a Cipro.
La storiografia ufficiale ci racconta un’altra storia. Luigi Palma di Cesnola viene descritto come un appassionato collezionista di antichità, e dunque un eccelso ricercatore in campo archeologico, senza far troppo riferimento ai trascorsi politici suoi e dei suoi familiari, ma ancor più al canavesano da cui provenivano.
Furono certamente importantissimi i suoi ritrovamenti archeologici, di cui ci parla ampiamente proprio l’ex religioso, poi editore di successo, Gioacchino De Agostini torinese, di cui mi sono ampiamente occupata durante le mie ricerche Risorgimentali; che peraltro è stato completamente annullato dalla storiografia ufficiale, pur essendo Egli il fondatore del moderno giornalismo piemontese nonché collaboratore dei più importanti uomini del Risorgimento tra i quali Quintino Sella.
Annullato perché si dovrebbero raccontare i suoi trascorsi da religioso “riformato” nel Canavesano in combutta con Teodoro Pietracola Rossetti, nipote del Vate Gabriele Rossetti, inglese di adozione. Ed ancora col conte Piero Guicciardini, nipote di quel Francesco che nel Cinquecento non si risparmiò nel descrivere vizi privati e pubbliche virtù dell’italica gente. Anche lui un riformato di successo.
Dimenticato il De Agostini perché in quel di Londra legato sia ai Bonaparte che ai riformati londinesi grazie al suo matrimonio con Adelaide Galli Dunn avvenuto nel 1849, cosa che smaschererebbe il presunto ateismo della Casa Imperiale francese, Napoleone I° in testa, tanto sbandierato.
Ma questi sono altri ragionamenti. A noi qui interessa il ruolo Mediterraneo dei Palma di Cesnola. Luigi peraltro divenne, grazie ai suoi trascorsi, niente meno che il Primo Direttore del Metropolitan Museum di New York.
Cipro era ed è luogo affascinante, sia territorialmente che politicamente. Gli Stati Uniti a partire dal settecento ebbero un ruolo importante sui mari, non ultimo il Mar Mediterraneo. Lo si vede ampiamente a Livorno dove una nutrita storiografia lo attesta. Lo si vede bene a Napoli, altro porto chiave per l’intero Mediterraneo.
Luigi Palma di Cesnola e l’intera famiglia non dovettero sentirsi particolarmente apprezzati nella Patria italiana. Seguirono processi europei ed atlantici sul piano politico ed infatti pagarono ampiamente questa loro scelta.
Alerino con il declassamento sociale e la fuga in Grecia, dove morì. Alessandro con la “fuga”, sicuramente pianificata, ma soprattutto “ideale”, in America.
Non solo, come si dice, perché un avventuriero. La stessa sorte dell’ex agente murattiano Giuseppe Binda divenuto negli Stati Uniti Joseph Agamemnon Binda, che nei Stati Uniti non si precipitò nel 1817 da Londra solo per fare l’Uomo di affari. Qualcuno a Londra, in questo caso sicuramente Lord Henry Holland, che aveva molto a cuore il Binda, lo indirizzò. Possiamo dire altrettanto per Luigi Palma di Cesnola?
Lord Holland era morto nel 1840 ma i rimandi dei Cesnola sono gli stessi di Joseph Agamemnon Binda. Ed allora qualcosa potrebbe lasciarlo supporre.
Di solito quesi avventurieri hanno in Patria diverse difficoltà che li portano ad andare dove li porta il cuore, ma anche le vicende economiche e politiche del periodo non sono da trascurare per la comprensione dello loro scelte logistiche.
Poteva un Luigi Palma di Cesnola sentirsi a posto in un Paese, il suo, anche al tempo al centro di turbolenze ideologiche marcatissime, pesando oltretutto la vicenda personale dello zio Alerino, ed un bisogno, legittimo, di allargare orizzonti anche culturali e mi si contenta, religiosi, dove per religioso intendo la possibilità di trovare conciliazione tra i “Riformati” d’oltralpe e gli ortodossi in Patria?
No che non poteva. Infatti i valori del Canavesano chiamavano a raccolta sia quelli Mediterranei che Atlantici. Ma non la loro contrapposizione.
Quelli per un Mediterraneo multietnico, capace di accogliere, come era accaduto in altre epoche, trascorsi diversi.
Non a caso fu Cipro il luogo dove anni dopo Luigi Palma di Cesnola fu indirizzato.
A Cipro gli ortodossi coabitarono con realtà religiose e culturali multiple ( la terra che era stata dei Cavalieri gerosolimitani) in modo più o meno conflittuale. Nella pubblicazione dedicata al Palma di Cesnola Gioacchino De Agostini ci presenta questioni relative a scavi archeologici che riprende in una contemporanea sua pubblicazione, con preciso riferimento, anche qui non casuale, ad un marchese di Pietramala, ( sud e nord Italia in strettissima collaborazione, all’epoca) che in quel periodo era appunto di stanza in Vercelli.[1] Questi riferimenti e queste pubblicazioni vedono la luce in una città, Vercelli, al centro, durante tutto il Risorgimento, di rigurgiti sia riformati che ebraici. Lo stesso Gioacchino De Agostini era andato a vivere con la sua famiglia “riformata”proprio a Vercelli.
E qui purtroppo di lui, delle sue valorose imprese e della sua valorosa famiglia si sono “perse stranamente le tracce”.[2] I De Agostini come i Cesnola erano sì esperti d’arte ed antichità ma erano soprattutto uomini Mediterranei.
Che con l’Inghilterra e gli Stati Uniti avevano incessanti legami. De Agostini addirittura a Londra si era sposato con la figlia di Luigia Dunn, cugina del celebre pittore David, di origini ebraiche e come tutti sappiamo legatissimo a Napoleone I°, nel 1849.
Dunque stava con quelli del British così come il Cesnola starà con quelli del Metropolitan.
Luigi Palma di Cesnola, da console a Cipro, rappresentò bene il Governo degli Stati Uniti, che lo omaggiò con la nomina a Direttore del Metropolitan, ma fino agli anni Cinquanta del XIX secolo questi personaggi vivevano in un Mediterraneo ampio, allargato, in movimento. Movimenti che vedevano coinvolte Londra e Washington, come ho a più riprese, nei miei studi Risorgimentali, trattato[3], con al centro i rifornimenti in armi da Parigi e dal nord Africa. Ciò ebbe a scrivere Gioacchino Prosperi, collaboratore del De Agostini, in una sua pubblicazione[4]. Prosperi non racconterà mai che i rifornimenti ed il denaro provenivano anche da Londra e da New York. Non lo poteva pronunciare, visto che le continue accuse di Giansenismo che riceveva non lo mettevano certamente nella condizione di dichiararlo.
Ma la madre di John Henry Newman a Londra era di famiglia ugonotta e Newman era in serrati legami, a Oxford e in Lucca con i cugini di padre Prosperi. [5]
E a New York stava Joseph Agamemnon Binda, anche lui lucchese ed in piena sintonia col Prosperi medesimo. Se padre De Agostini e padre Prosperi erano una cosa sola[6] come appare dai documenti, il Mediterraneo borbonico e bonapartista insieme di padre Prosperi non era lontano né da Londra né da New York. L’articolo da me pubblicato sulle Banche d’Affari prima dell’Unità nazionale lo attesta.[7] Pasquale Galluppi per l’occasione disegnava l’intero quadro politico, coinvolto direttamente in questi rimandi, come padre Gioacchino Prosperi dichiara in un suo documento.[8]
L’Italia, sempre definita portaerei del Mediterraneo, si apprestava ben prima dell’Unità nazionale ad esserlo sul serio. Il fallimento Garibaldino a Malta nel 1864, la riprova che tale processo era stato frenato proprio dall’Unità nazionale, così come si era profilata, non più federale. Un’Italia federale paradossalmente avrebbe potuto godere di maggior autonomia e potere politico?
Oggi la porterei Cavour viene coinvolta dalla Nato in processi logistici nel Mediterraneo. Con vicende Atlantiche che partono da lontano.
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[1] Gioacchino De Agostini, Il palazzo dei Cesari a Roma, le sue rovine e gli scavi, Vercelli, F.lli Guglielmoni 1871 e Gioacchino De Agostini, Luigi Palma di Cesnola a Cipro, Vercelli F.lli Guglielmoni 1871.
[2]Elena Pierotti, Gioacchino De Agostini, interprete del Risorgimento nel Piemonte Sabaudo, www.storico.org.
www.storico.org, A viva Voce, Il sud on line, centro culturale l’Agorà di Reggio Calabria, Studi Napoloeonici pubblicazioni di stampo Risorgimentale di Elena Pierotti.
[4] Archivio di Stato di Lucca, Legato Cerù, riff 7 e 18.
[5] Elena Pierotti, Malta e il Movimento di Oxford, Il sud on line
[6] Gioacchino Prosperi, La Corsica ed i miei viaggi in quell’Isola, Fabiani, Bastia, 1844, tutte le lettere sono indirizzate a Gioacchino De Agostini torinese.
[7] Elena Pierotti, L’altra storia del sud. Le banche d’affari prima dell’Unità nazionale, Il sud on line.
[8] Archivio di Stato di Lucca, legato Cerù, cit.