Luciano Bonaparte fu per il fratello imperatore un importantissimo trampolino di lancio per la sua ascesa politica. Napoleone era un valente militare che grazie al fratello, ben ammanicato nel Direttorio parigino rivoluzionario, divenuto presidente dell’Assemblea dei cinquecento, riuscì ad arringare i pretoriani convincendoli che Napoleone Bonaparte, il loro generale, fosse stato minacciato di morte dall’Assemblea, dopo che lo stesso Bonaparte in realtà aveva minacciato i Cinquecento, ed era dovuto fuggire. Scortato. La capacità di arringare la folla apparteneva a Luciano Bonaparte. Politico di rango, distingueva però, a differenza del fratello, sfera pubblica e sfera privata. In lui i due mondi non coincisero mai. E questo gli costò un trono. Non ricoprì mai alcun incarico come sovrano a differenza dei fratelli. Fu Principe di Canino e Musigliano, su nomina papale. Ed a Canino morì, nell’alto Lazio, nel 1840. Di Luciano voglio ricordare un importante episodio della sua vita, quasi privato, o che tale probabilmente divenne.
Dopo la pubblicazione di un componimento che denunciava le difficoltà politiche del momento, Luciano Bonaparte fu di fatto costretto a dimettersi da ogni incarico. Napoleone, che non voleva rompere col fratello, gli offrì una via di uscita come ambasciatore a Madrid, con l’intento di incoraggiare il re spagnolo a combattere contro il Portogallo, alleato degli inglesi, riuscendo ad ingraziarsi Carlo IV. Così, quando l’esercito franco-spagnolo entrò in Portogallo, Luciano aprì i negoziati e, nel giugno 1801, firmò un accordo di pace a Badajos, che prevedeva la chiusura dei porti alle navi battenti bandiera del Regno Unito. In quel frangente conobbe il musicista Luigi Ridolfo Boccherini.
Per lui il musicista di origini lucchesi scrisse i suoi ultimi lavori, tra i quali si annoverano gli ultimi 12quintetti per archi e gli ultimi due quartetti ( di cui un secondo rimasto incompiuto) mentre “alla nazione francese” dedicò gli ultimi sei quintetti per archi e pianoforte. Dopo la partenza da Madrid del Bonaparte, Boccherini non trovo più un’occupazione stabile.
Sappiamo che Luciano Bonaparte avrebbe desiderato dopo l’esperienza in Spagna, peraltro molto significativa, recarsi in Italia ma fu Napoleone Bonaparte ad andarvi, e Luciano restò a Parigi. Eppure in Spagna aveva ottenuto un brillante successo diplomatico con l’esecuzione delle ultime disposizioni previste dal trattato di San Idelfonso (che era stato concluso il 1° ottobre 1800): il primo Console aveva promesso la creazione di un Regno d’Etruria in Italia, la cui corona avrebbe cinto il capo di un Borbone di Spagna; in cambio quest’ultima avrebbe messo a disposizione la propria flotta contro il Regno Unito. Inoltre Nuova Orleans, e il territorio della Louisiana, acquisito dalla Spagna, nel trattato di Fontembleau del 1762, veniva retrocesso alla Francia. Il 9 febbraio del 1801 la Repubblica francese e l’Imperatore Francesco II d’Asburgo Lorena firmarono il trattato di Lunéville, confermando le condizioni preliminari stabilite nel trattato di Sant’Idelfonso e dando così vita al Regno d’Etruria ( l’odierna Toscana) creato appositamente per Ludovico I di Borbone, figlio di Ferdinando I e Maria Amalia d’Austria, ex duchi di Parma. Questo passaggio è particolarmente significativo perché con i successori dei Borbone Parma i Bonaparte avranno un particolare rapporto, durante il primo Risorgimento. Soprattutto i figli di Luciano Bonaparte.
Il secondo matrimonio di Luciano lo portò in rotta col fratello, che sognava per lui un Regno, in specifico quello spagnolo. Napoleone Bonaparte non accetto mai il secondo matrimonio del fratello e Luciano preferì la sfera privata alla Ragion di Stato.
Del resto le sue erano idealità Repubblicane, e tali rimasero, nonostante che durante i cento giorni si fosse riavvicinato al fratello Imperatore.
Questi contrasti con Napoleone lo portarono ad un esilio “dorato” a Roma. Lo scontro infatti ebbe delle immediate conseguenze. In un certo senso per lui questa fu una svolta. L’amico pontefice Pio VII gli consentì riacquistare i feudi – già proprietà dei Farnese – di Canino e Musignano. In quel periodo, come ci ricorda la marchesa Eleonora Bernardini di Lucca[1], Luciano Bonaparte e la sua famiglia visitarono ripetutamente le terme della città toscana, dove regnava la sorella Elisa Bonaparte e il di lei consorte, il Principe Felice Baciocchi. Qui Luciano Bonaparte ebbe modo di frequentare la famiglia del Boccherini, di cui era stato protettore. Sicuramente il cugino di questi, Luigi Ridolfo Prosperi, padre del protagonista della mia tesi di laurea. Era questi un conte lucchese la cui famiglia affondava le sue radici nel medioevo e che, legato all’ambiente musicale lucchese, indubitabilmente consentì allo stesso di rafforzare questo legame.
La corte di Elisa fu sempre prodiga di contatti con celebri musicisti, a partire dai due fratelli genovesi Paganini. La musica del lucchese Luigi Ridolfo Boccherini cadde nel breve periodo in disgrazia, per essere poi rivalorizzata nel secolo successivo. Ma l’ambiente musicale cui il Prosperi apparteneva evidentemente fu sempre in primo piano.
Di questi familiari di Luigi Ridolfo Boccherini, la cui madre era Maria Santa Prosperi, possiamo dire che amavano la tradizione, ma non altrettanto le diatribe che si costituirono in questo periodo. Erano convinti cattolici liberali, e su segnalazione dei miei scritti,[2] possiamo ben affermare che non si arresero facilmente alle difficoltà della loro città, collaborando attivamente per tutto il Primo Risorgimento. Purtroppo i soggiorni in Lucca di Luciano non restarono molto nutriti perché, dopo quattro anni di presenza in Canino, quando il papa venne arrestato per ordine di Napoleone, Luciano fu costretto per quattro anni a riparare in Inghilterra. Qui fu in libertà vigilata. Venne infatti intercettato da una nave inglese mentre cercava di raggiungere gli Stati Uniti.Così non fu.
La comunione di padre Gioacchino Prosperi col partito bonapartista Corso nasce da queste frequentazioni familiari. I bonapartisti nel primo Risorgimento erano molto diffusi nell’Isola Bella. Oso dire che le risposte non solo culturali ma anche politiche si assaporano, leggendo le pubblicazioni di padre Gioacchino Prosperi, sempre in un’ottica bonapartista. Ma anche rosminiana. Le due realtà non sono in contrapposizione. Luciano Bonaparte e la sua famiglia erano molto vicini agli ambienti romani più votati al nuovo.
I contatti di padre Prosperi con il mondo sabaudo e più in generale col Piemonte, dove aveva vissuto in via ufficiale fino al 1834 sempre presenti. In quel 1834 era stato espulso dal Piemonte per una un’Ode ed una frase ivi contenuta ( poco credibile visto che nessuno ha mai riscontrato parole pesanti nell’Ode che ha solo frasi ad effetto, senza contatti e segnalazioni importanti).[3]
Se invece leggiamo tra le righe scopriamo che nel 1838 i Principi Bonaparte dovevano rientrare in Firenze, per autentiche novità poliche. Incontri al vertice, diremmo noi oggi, segreti, in quel di Firenze. La marchesa Eleonora Bernardini, amica di Luciano Bonaparte e più in generale dei napoleonidi, ci parla di un incontro a Firenze, dove menziona al Segretario di stato lucchese Ascanio Mansi la presenza dei Principi francesi. Sottolinea che gli Asburgo Lorena sono fuori Firenze. Cita il Brignole, di passaggio da Firenze, dove è atteso, sicuramente il Brignole Sales che per un certo periodo era stato ambasciatore a Parigi per conto dei Savoia, nei primi decenni del XIX secolo. E di un conte Broglio, anche lui identificabile in ambito sabaudo. Come pure fa accenno ai Borbone di Napoli, che però per l’occasione non sembrano presenti all’incontro. [4] Davvero singolare. Il sovrano lucchese Carlo Ludovico, quel Carlo Ludovico che ebbe il trono di Lucca per un breve periodo grazie anche al lascito napoleonico, lasciava fare la marchesa, che sembra davvero essere, visti gli abboccamenti nelle lettere, la referente di questi incontri. La sua indiscutibile comunione di lunga data con i Bonaparte lo comprova. Al centro di tutto questo sicuramente Luciano Bonaparte. Secondo quanto asserisce padre Gioacchino Prosperi, il religioso lucchese che ho citato, cugino di Luigi Boccherini,[5]la Chiesa Corsa e la Chiesa toscana conoscevano le sue mosse, lui che per ben dieci anni era stato il predicatore della Corsica, dove le sue prediche nulla ebbero di religioso, come comprovano le sue lettere. Era un bonapartista, accolto dagli ambienti bonapartisti.[6] Luciano morì nel 1840 ma nel 1834 i suoi figli Carlo Luciano e Luigi Luciano erano ospiti del duca lucchese in Benabbio, nel comune di Bagni di Lucca, come rifugiati mazziniani.[7] Ancora nel 1843 Carlo Luciano era ospite del duca Borbonico in Lucca, alla presenza sempre di padre Gioacchino Prosperi, al Congresso degli scienziati che si tenne in Lucca quell’anno. Congresso che, come tutti gli altri di ugual tenore, nascondeva velleità politiche.
Il lascito musicale di Luigi Ridolfo Boccherini nei suoi rapporti con Luciano Bonaparte dovette aver prodotto i suoi frutti. L’uomo politico e studioso Corso e i suoi figli di secondo letto, soprattutto Carlo Luciano, si mostrarono particolarmente sensibili alla causa Italiana che in quel periodo era anche la causa Corsa. Si intravvede dai documenti rintracciati il tentativo di creare una Confederazione di Stati, in cui presumibilmente anche la Corsica avrebbe riacquistato la sua agognata indipendenza, magari inserita in un’orbita italiana. Il Regno per cui padre Prosperi e il mazziniano Carlo Luciano Bonaparte lottano è un Santo Regno italico, dove però ancora nel 1846, stanti le parole di padre Gioacchino Prosperi, il laicismo italo Sardo ( mazziniano ma soprattutto Albertino che ha finanziato i moti polacchi di quell’anno) è ancora fastidiosamente vantaggioso.[8]
Una fattiva collaborazione, i rifornimenti quell’anno sono attesi da Algeri e da Parigi. Segno evidente che anche i Bonaparte erano parti in causa. E nessuno più della famiglia di Luciano Bonaparte lotto per gli ideali Rivoluzionari di quegli anni. Anche d’impronta mazziniana.
[1] www.storico.org , Studi Napoleonici, in rete. Un mio articolo su Eleonora Bernardini definisce la presenza di Luciano Bonaparte nel 1808 a Bagni di Lucca.
[2] www.storico.org, alla voce Gioacchino Prosperi.
[3] Padre Gioacchino Prosperi, “L’Ode di Lanzo in Memoria di Carlo Felice”, Torino Marietti, 1831.
[4] www.storico.org, articolo su Eleonora Bernardini, citato.
[5] La mia tesi dal titolo “Padre Gioacchino Prosperi. Dalle Amicizie Cristiane ai valori rosminiani” Pisa, A.A. 2009-2010, spiega questi passaggi.
[6] Gioacchino Prosperi, “la Corsica e i miei viaggi in quell’Isola”, Fabiani, Bastia, 1844.
[7] Nicola Laganà, “Da Menabbio a Benabbio”, comune di Bagni di Lucca, 2007.
[8] Archivio di Stato di Lucca, Legato Cerù, rif. 7, fascicolo su padre Gioacchino prospeir, lettera del 29 marzo 1846.