1926. Luigi Venturini, per la Società editrice Tyrrenia di Milano pubblica un libricino dedicato a padre Gioacchino Prosperi. Si intitola “di Gioacchino Prosperi e del suo libro sulla Corsica”. Apprendiamo così che il religioso, di estrazione nobiliare e di origini lucchesi, è vissuto a lungo a Torino da padre Gesuita. Uscito poi dall’Ordine nel 1826 e dopo qualche anno di gloria in Piemonte, espulso dal Regno sabaudo per un’Ode incriminata che aveva scritto, letto e pubblicato nel 1831 in Lanzo Torinese in memoria di Carlo Felice.
Peraltro era stata un successo editoriale, stampata dall’editore Marietti in Torino e con tutta franchezza Luigi Venturini ricorda a chiare lettere che quell’Ode non contiene alcuna frase incriminabile. Prosperi rientra così in Patria, a Lucca, dove regna il Duca Carlo Ludovico di Borbone. Si mette a fare il predicatore errante e, nonostante l’espulsione, predica in Torino ancora nel 1838. Nel 1839 Carlo Ludovico lo incarica di una missione in Corsica, come predicatore, missione che di fatto andrà avanti per i successivi nove anni. Padre Prosperi diviene così il predicatore della Corsica, pubblica nel 1844 a Bastia per l’editore Fabiani. Peraltro quest’ultimo un rivoluzionario che a sua volta pubblica scritti di tutti i rivoluzionari sia Corsi che italiani presenti sull’Isola Bella, ed è palesemente vicino al partito bonapartista.
Scopriamo che l’amicizia di padre Prosperi con i Bonaparte viene da lontano. Già nel 1833 è a Parigi e resta estasiato in Place Vendome di fronte all’obelisco del grande Corso. La famiglia dei Bonaparte era vicina alla famiglia cattolico liberale di padre Prosperi. Luciano Bonaparte era stato il protettore di un celebre cugino di padre Prosperi, Il musicista Luigi Ridolfo Boccherini, che portava il nome di suo padre e che di madre faceva Prosperi, I due erano nati entrambi in Lucca, in via Fillungo, e c’è da giurare che le due famiglie, quella di Prosperi e quella di Boccherini, mantennero sempre importanti legami familiari. Luciano Bonaparte aveva conosciuto Boccherini in Spagna e ne era stato mecenate, l’ultimo mecenate del grande Maestro. Nei suoi abboccamenti Corsi degli anni quaranta del XIX secolo, padre Prosperi descrive minuziosamente nelle lettere i contatti con le principali famiglie bonapartiste isolane. Ma soprattutto desta sorpresa un’Ode inserita nella pubblicazione del 1844, Ode dedicata al decesso avvenuto nel1843 del vicario di Corsica, Monsignor Sebastiano Pino, che era stato in passato un antinapoleonico incallito, finito per giunta a Fenestrelle. Eppure padre Prosperi non fa un cenno a questi aspetti della vita del Vicario, come se la cosa fosse superata del tutto. Ma in particolare, citando Monsignor Pino, ricorda le Memorie del Cardinale Bartolomeo Pacca, anche lui deceduto in quegli anni cruciali. Davvero singolare, ricorda Luigi Venturini. Perché padre Prosperi accosta gli ambienti bonapartisti che in tutta evidenza frequenta a questi personaggi? Venturini non osa rispondere ma la risposta è palese: Monsignor Bartolomeo Pacca fu in comunione sia con Paolina Bonaparte che col fratello Luciano, entrambi residenti nello Stato Pontificio.
Scrive Monsignor Carlo Gazola in una pubblicazione del 1844 dal titolo “In morte del cardinale Bartolomeo Pacca, due prose” che Bartolomeo Pacca, nonostante i trascorsi burrascosi con Napoleone Bonaparte, tenne cara la sorella Paolina e le fu vicino quando questa si trovò in difficoltà, tanto che la stessa si ricorderà di lui nel testamento. Ma soprattutto fu vicino a Luciano Bonaparte, ai suoi figli e nipoti ed accompagnò l’ultimogenita di Luciano nel prendere i voti. Costanza Bonaparte divenne infatti badessa nel convento del Sacro Cuore e Monsignor Bartolomeo Pacca ebbe un ruolo decisivo nella conversione della giovane. Dunque se spostiamo il baricentro dalle vicende familiari, private, sia di padre Gioacchino Prosperi che di Luciano Bonaparte, capiamo le ragioni politiche. In quel periodo i Bonaparte erano dei mazziniani che volevano creare in Italia una confederazione di Stati collaborando attivamente nelle manovre che ne seguirono. Ho pubblicato le questioni di padre Gioacchino Prosperi, legato non solo ai Bonaparte ma anche a Casa Savoia, da cui mai si allontanò, ma anche vicino al proprio Sovrano Carlo Ludovico di Borbone e a tutti quei Sovrani che non facevano Asburgo. Borbone di Napoli inclusi ed infatti un accenno di questa partecipazione è contenuto in una lettera dell’amica di padre Prosperi, la marchesa marchesa Eleonora Bernardini di Lucca, coinvolta nelle questioni politiche del periodo, che da sempre frequenta l’intera famiglia Bonaparte.
Le vicende del religioso e le sue frequentazioni in patria e fuori riconducono tutte a questi movimenti che ho piamente descritto in rete su diversi siti e all’interno di una pubblicazione del dottor Giulio Quirico sul filosofo piemontese Michele Parma.[1]
Monsignor Pacca non fu affatto estraneo alle questioni Corse del periodo; la citazione di padre Prosperi rimanda dunque a questi coinvolgimenti. Ma neppure fu estraneo alle più generali questioni peninsulari che videro la volontà non solo dei Principi francesi, come definisce i Bonaparte nelle lettere la marchesa Eleonora Bernardini[2]. Che nel 1838[3]ci descrive un incontro in Firenze con un Monsignor Brignole confuso con l’atteso Brignole Sales, ex ambasciatore a Parigi di Carlo Alberto di Savoia, il conte Broglio, ma anche un accenno ai Borbone di Napoli, peraltro cugini di Carlo Ludovico di Borbone Parma, il suo Sovrano. Che naturalmente è cugino anche di Carlo Alberto di Savoia. Un incontro al vertice dunque, con un cardinale Pacca, date le indicazioni di padre Prosperi, ma ancor più di Monsignor Gazola, sicuramente non estraneo alle vicende. De resto lo stesso Pacca si era pronunciato contro il potere temporale come vincolo deleterio per i Pontefici per poter esercitare nel modo più appropriato il potere spirituale. Di questo particolare coinvolgimento ci ricorda un “conterraneo” dello stesso padre Gioacchino Prosperi in una sua pubblicazione di qualche anno più tardi.[4] E visto il contesto della pubblicazione medesima, mai descrizione possiamo annoverare come più appropriata.
Dunque Luciano Bonaparte non solo aveva Santi in Paradiso, ma verosimilmente era anche molto vicino a quella Chiesa Romana che a lungo molto prima dell’avvento di Pio IX, aveva fortemente voluto un allontanamento della Chiesa non solo dal il potere temporale ma ancor più aveva vissuto le vicende del primo Risorgimento in un’ottica di avvicinamento all’Europa di matrice protestante, abbracciando un modo nuovo di concepire la politica, le istituzioni, l’economia. Lo dimostra in maniera ampia l’adesione di molti figli di secondo letto di Luciano Bonaparte alle vicende Risorgimentali, di cui furono protagonisti e che ho citato nelle pubblicazioni suggerite.
Questo è il primo Risorgimento, e come ricorda opportunamente il professor Adriano Prosperi in una sua recente pubblicazione dal titolo “Un tempo senza storia”,[5] la storiografia del secondo Risorgimento dopo l’Unità ha rimosso la memoria collettiva creandone una di riserva, ad uso e consumo dei vincitori, e neppure di tutti. Un importante personaggio, molto vicino allo stesso Cavour, che ebbe un ruolo centrale in tutte le questioni Risorgimentali, Giovanni Bezzi, una volta deceduto Cavour venne dimenticato.[6] Rimosso, è più esatto dire. Come rimosso è stato il suo Memoriale scritto nel 1878, a Sua Maestà Umberto I°, un anno prima di morire, di cui la seconda parte non è più neppure reperibile. Giovanni Bezzi era stato in gioventù con l’intera sua famiglia un acceso sostenitore del bonapartismo. Anche questo faceva parte della rimozione? Il palazzo dove soggiornò Murat a Tolentino è palazzo Bezzi Parisani: una qualche affinità elettiva? Grazie professor Prosperi e grazie a tutti coloro che descrivono in modo meno partigiano il nostro Risorgimento.
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[1] Giulio Quirico, Il filosofo Michele Parma è[…] Novara, edizioni Landolfi 2020.
[2] www.storico.org, La marchesa Eleonora Bernardini, pubblicazione in cui ho inserito le numerose lettere della stessa presenti al’Archivio di stato di Lucca.
[3] www.storico.org, La marchesa Eleonora Bernardini di Lucca, cit., in specifico vedi lettera del 1838 indirizzata al Segretario di Stato lucchese Ascanio Mansi.
[4] Ermete Pierotti, Il Potere temporale al cospetto del tribunale della Verità, Genova, fratelli Pellas, 1861.
[5] Adriano Prosperi, Un tempo senza storia, Giulio Einaudi editore.