Un cavalierato meno noto di altri ma altrettanto simbolico e diffuso capillarmente fu l’ordine del Tau di Altopascio, in Toscana. Ma la loro diffusione fu capillare in Europa e nell’intera penisola italiana. Qui fu fondato assieme al celebre ospedale medievale. Al momento non conosciamo l’anno di fondazione anche se in molti sostengono che fu papa Anselmo II a sostenere e permettere la fondazione dell’Ordine. Sulla mitica Granduchessa Matilde di Canossa come fondatrice, non ci sono certezze se non la voce popolare. Certamente aveva vicino ad Altopascio una splendida proprietà, la Vivinaia, nei pressi di Montecarlo di Lucca. Era cugina di Goffredo di Buglione, il fondatore dei cavalieri del Santo Sepolcro. E molto attiva sul piano dell’assistenza ai pellegrini e bisognosi, con la fondazione di molteplici ospedali nei territori di sua pertinenza. La leggenda dei dodici cavalieri lucchesi che avrebbero fondato l’Ordine per sostenere i pellegrini e gli ammalati è probabilmente solo leggenda. Sta di fatto che l’Ordine nella. Sua lunga storia si occupò prioritariamente di curare i malati e i pellegrini in genere e si dedicò ad attività belligeranti in modo meno marcato di altri Ordini cavallereschi. Questo parrebbe, stanti i documenti in nostro possesso.
La caratteristica di quest’ordine è il loro simbolo, il Tau, da cui prendono il nome. La lettera greca sta a significare il pellegrino per la particolare sua forma; ma anche la croce e, nel caso dei Cavalieri di Altopascio, in alto alla lettera una sorta di chiodo sta quasi a simboleggiare il chiodo della croce. Altri origini si appropriarono di questo simbolo: gli stessi Templari, ma anche gli Antoniani a Napoli e i francescani. Il loro tau non ebbe questa caratteristica. La croce dei cavalieri del Tau era nera su abito bianco simbolo di purezza. In realtà nella loro magione di Lucca troviamo anche un Tau rosso, dunque quest’attribuzione alla purezza non è del tutto dimostrabile.
Rieti in Italia aveva una sua magione. Ma anche Napoli e Capua. Li ritroviamo poi in Sicilia e due magioni sono presenti in Sardegna. Furono molto attivi in tutta Europa, soprattutto in Francia. E in Palestina. Il percorso che voglio proporre riguarda non tanto la regola cui si affidarono, ossia quella agostiniana, ma soprattutto la fine del loro percorso, che coincise con l’inizio del periodo della Riforma. Infatti fino al Cinquecento quest’ordine non fu mai sciolto. I membri della famiglia Capponi di Firenze, che ricoprirono quasi sempre il ruolo di Gran Maestri dell’Ordine, lo difesero a spada tratta e solo dopo una lunga disputa con Cosimo De’ Medici nel Cinquecento i signori di Firenze ebbero la meglio ed i Capponi dovettero arrendersi. Questo sta anche a dimostrare che la famiglia Capponi aveva un grosso potere politico nella città toscana se riuscì così a lungo a contrapporsi anche ai potenti Medici.
Nello stesso periodo stavano diffondendosi in Europa le idealità protestanti. In Francia il Giansenismo argine e al tempo stesso motivo di scontro proprio sulla scia della riforma. Il Giansenismo sosteneva che le buone opere, per quanto importanti, non sempre erano decisive per la salvezza dell’anima. E da questo punto di vista fu vicino a posizioni che erano più estreme in ambito protestante, anche se la Chiesa romana lo riabilitò. Tuttavia nel corso dei secoli successivi le accuse di giansenismo a religiosi non sempre in linea con i principi di cui fu portatore soprattutto l’Ordine gesuita tuonarono spesso alte. Fino a toccare il periodo Risorgimentale italiano, con divisioni interne allo stesso Ordine gesuita, come il percorso di vita di un religioso che ho ampiamente trattato, prima padre gesuita e poi padre francescano, attesta.[1]Sempre nel mio percorso di studi Risorgimentale ho trovato un documento appartenuto a celebre pittore dell’ottocento amico e collaboratore di Gino Capponi, erede dei Capponi fiorentini, che di fronte a scavi archeologici avvenuti a Castelnuovo Garfagnana intorno al 1850 scrive all’amico nel 1856 “Capponi mio, il cavaliere è tuo nn è mio”. I Caponi erano i Gran Maestri del Tau. Probabilmente non così la famiglia di origine di questo pittore, e lo scambio tra i due in occasione degli scavi fu evidente. Lo scheletro del cavaliere ritrovato era del Tau, e non apparteneva, come Gino Capponi supponeva, ad altro cavalierato.[2]
I cavalieri del Tau ebbero una loro chiesa celebre a Parigi, Saint Jacques du Haut Pas, molto venerata dai parigini.
Particolare caratteristica di questa Chiesa è che non è mai stata violata, nemmeno dai rivoluzionari della Grande rivoluzione del 1789; e neppure da Napoleone I. All’interno della chiesa riposa uno dei massimi collaboratori di Giansenio.
Papa Lambertini nel diciottesimo secolo simpatizzò con Antonio Muratori, lo storico modenese a sua volta non così distante dalle posizioni gianseniste e agostiniano convinto. Antonio muratori collaborò a lungo in Lucca con i chierici Regolari della Madre di Dio. Con lui anche Monsignor Giandomenico Pacchi di Castelnuovo Garfagnana, il quale, pur non appartenendo a quell’Ordine, in quella chiesa riposa. Giandomenico Pacchi ebbe a scrivere nelle sue dissertazioni che in Garfagnana la donazione matildica mai fu reclamata da alcun papa perché quei territori non erano di pertinenza di Matilde ma appartenevano a quelli che lui definisce fanti cugini di Matilde. Ossia il quadrisavolo di Matilde di Canossa, il conte lucchese Sigifredo Atto, che da quelle terre proveniva, cugino di quei fanti, che da Lucca si sarebbe dovuto allontanare, non sappiamo ancora per quale motivo, avrebbe di fatto impedito ai suoi eredi una diretta appropriazione di quelle terre. Ciò spiegherebbe, secondo Monsignor Pacchi, la mancata pretesa dei pontefici su quelle terre.
Le dissertazioni dello storico collaboratore di Antonio Muratori non sono state viste probanti dalla storiografia scientifica a lui successiva. Ciò che sappiamo è che la chiesa dei chierici Regolari lucchesi avevan precedente fondazione templare risalente al 1187 ( Battaglia di Hatting) e è ubicata in Curtis Ronaldinga.
I Suffredinghi e i Ronaldinghi erano le due Casate lucchesi longobarde di più ampio respiro. La magione del Tau in Lucca ad esempio non è distante dalle proprietà della famiglia Bernardini di Lucca, che ha origine Ronaldinga, provata storicamente.
La marchesa Eleonora Bernardini, vissuta a cavallo tra XVIII e XIX secolo, ha avuto, dalle lettere rinvenute in archivio, una zia Lambertini, cui scriveva abitualmente. I Lambertini sono la altrettanto celebre famiglia bolognese da cui proveniva papa Lambertini. Il religioso della mia tesi di laurea, il conte padre Gioacchino Prosperi, vicino di casa della marchesa Bernardini, suo caro amico, confidente ( con legami parentali?) fu padre gesuita nella prima metà del XIX secolo. Una volta uscito dall’Ordine nel 1826 divenne padre francescano e sempre fu in combutta con gli ex compagni di viaggio gesuiti che lui definiva “non sani di mente”, nello specifico padre Melia; mentre con altri mantenne buoni rapporti ( i sani di mente come padre Boero e padre De Ravignan). Segno che all’interno dell’Ordine gesuita forti erano i contrasti. Padre Prosperi fu sempre accusato di giansenismo e i suoi richiami furono spesso a coloro i quali gravitarono di fatto nell’orbita giansenista. Non ultimo Alessandro Manzoni che gravitava peraltro nella sua cerchia familiare.
L’associazione storica del Tau di Altopascio con i sui studi e le sue pubblicazioni ci riporta a Bianca da Capua e a Guglielmo Malabranca.
I Malebranche sono gli Aldobrandeschi, casata longobarda di cui ci parla Dante Alighieri e che regnarono nella bassa Toscana e Toscana centrale. Il legame anche parentale tra questa casata e Bianca di Capua nasce sicuramente dai legami longobardi col ducato di Benevento. Qui, anche se Santa Sofia era la santa maggiormente venerata, la celebre Santa Giulia, anche lei Santa di tradizione longobarda per antonomasia, non venne disdegnata. Il percorso di Santa Giulia porta dalla Toscana a Brescia, con chiese a lei dedicate. In Lucca la magione del Tau è adiacente alla chiesa di Santa Giulia. Che è stata a lungo proprietà della famiglia Bernardini di Lucca. Ma soprattutto cospicui sono i legami nel mondo longobardo col sud beneventano. Ad esempio ci fu un legame certo fra Guglielmo Malabranca appartenente alla famiglia Aldobrandeschi, casato longobardo che regnò nella bassa Toscana e nella Toscana centrale, di cui ci parla Dante Alighieri, e Bianca di Capua. Questi Malabranca, secondo studi condotti dal gruppo storico dei cavalieri del Tau di Altopascio, appartenne ai Cavalieri del Tau. Ciò spiegherebbe la presenza in Capua e in Napoli dell’Ordine. Se sappiamo con certezza che i Casati Ronaldingo e suffredingo in Lucca si imparentarono e furono vicini, altrettanto potremmo dire per altre casate longobarde che regnarono nel centro e sud della Toscana. Perché i possedimenti dei Suffredinghi, ad esempio, la casata lucchese più diffusa sul territorio, andavano lungo la costa Toscana fino all’alto Lazio. Come non potettero essere in comunione con gli Aldobrandeschi? Non è forse Gregorio VII, il papa caro a Matilde di Canossa, un Aldobrandeschi? Non è forse secolo a Salerno, nella Cattedrale di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII?
Egli peraltro si era formato con i valori della riforma cluniacense probabilmente grazie agli insegnamenti di Lorenzo d’Amalfi e Giovanni Graziano, futuro papa Gregorio VI. Ed allora ecco un Aldobrandeschi, Guglielmo , cavaliere del tau e in comunione con Bianca di Capua. Nulla è per caso. Sicuramente queste Casate furono al centro dell’Ordine. Sicuramente la visione agostiniana fu da sempre al centro della loro filosofia sia di vita che religiosa, peraltro coincidenti. Sicuramente nel corso dei secoli nulla sperse di questa tradizione. Saint Jacques du Haut Pas per i parigini e per l’intera Europa un simbolo importante ancora oggi.
[1] padre Gioacchino Prosperi ( Lucca 1795- ivi 1873).
[2] Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Carte Capponi (provenienza) XI.2