Politica interna
Scuola: via libera definitivo alla riforma della scuola, il decreto è passato con 277 sì, 173 no e 4 astenuti. Un sospiro di sollievo per il premier Renzi, che chiude una pagina politicamente e comunicativamente complicata, ma deve prendere atto della spaccatura interna al suo partito. L’assenso molto meno ampio del previsto alla “buona scuola” è stato determinato dalla decisione di 39 deputati dem, 24 dei quali della minoranza, fra cui Bersani e Cuperlo, di non partecipare al voto, mentre altri 5 hanno votato contro. Dissensi interni anche in Forza Italia con Brunetta che boccia la legge, mentre quattro esponenti azzurri vicini a Verdini hanno votato per il sì. Proteste dei sindacati che preparano uno sciopero per il prossimo primo giorno di scuola a settembre; tra le novità più contestate quella del ruolo dei presidi. Con il via libera alla riforma passa anche l’assunzione di centomila precari, 45.000 subito ed altri 55.000 nel 2016.
Vitalizi: dopo lunga e minuziosa istruttoria gli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama hanno revocato 18 vitalizi sui duemilaquattrocento attualmente pagati dallo Stato agli ex onorevoli. I più noti parlamentari colpiti sono Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri, Vittorio Cecchi Gori e l’ex ministro Francesco De Lorenzo. Non pagano pegno, come previsto, i condannati in via definitiva per reati con pena minima inferiore ai sei anni, dunque chi si è macchiato di abuso d’ufficio e voto di scambio. Per Senato e Camera un risparmio complessivo di 812.964 euro su un totale di 230 milioni spesi ogni anno per gli “ex”.
Berlusconi: oggi l’ex premier sarà a Bari dove è indagato nel processo connesso al Ruby ter per le escort di Tarantino, ma farà scena muta perché non ha obbligo di risposta. Il leader di FI resta però in attesa delle motivazioni della sentenza di condanna per la compravendita del senatore De Gregorio, in base alle quali i suoi legali potrebbero decidere di non approfittare della prescrizione che arriverà a novembre, cercando di dimostrare in Appello e in Cassazione come il caso De Gregorio apra una questione di diritto costituzionale sulla insindacabilità dei comportamenti e dei voti espressi da un parlamentare.
Politica estera
Papa Francesco: la messa a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, era forse l’evento più atteso dell’intero viaggio del Pontefice nel continente latino-americano; ad attenderlo migranti, indigeni, campesinos e “cartoneros”, il mondo dei movimenti popolari al quale il Papa è molto attento. Davanti a questa umanità di esclusi Bergoglio ha presentato non solo un discorso ma un vero e proprio documento articolato, quasi una mini enciclica che denuncia come “le cose non stanno andando bene in un mondo dove ci sono contadini senza terra, famiglie senza casa, lavoratori senza diritti, persone ferite nella loro dignità” a causa di guerre e distruzione ambientale. Contro questo stato di cose Papa Francesco ha chiesto un “cambiamento del sistema che ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione, un cambiamento che tocchi tutto il mondo perché oggi l’interdipendenza planetaria richiede risposte globali ai problemi locali”.
Iran: si consumano a Vienna gli ultimi tentativi per raggiungere un accordo sul nucleare iraniano con il Cinque più Uno, ancora non ci sono scadenze ufficiali ma solo la volontà comune di non voler essere i primi a lasciare il negoziato, anche se il segretario di Stato americano Kerry ha chiaramente detto che gli Usa non staranno al tavolo per sempre. Un eventuale fallimento non porterà certamente né più sicurezza né più stabilità, ma piuttosto la constatazione che anche una media potenza come l’Iran può sopravvivere alle sanzioni, peraltro rispettate quasi solo dal mondo occidentale. La forte intesa tra Putin ed il presidente iraniano Hassan Rohani può sembrare un rovesciamento copernicano della storia, in pratica è la presa d’atto che Mosca e Teheran sono diventati alleati per forza, nonostante alcune diffidenze reciproche, sia in chiave antiamericana che per proteggere i loro alleati come il regime siriano di Bashar Assad.
Economia e Finanza
Grecia: ieri in tarda serata le autorità comunitarie hanno ricevuto le nuove proposte del governo greco per poter accedere al terzo bailout. Alcune di queste misure, come segnale di buona volontà, potrebbero essere sottoposte già oggi all’approvazione del Parlamento di Atene. Il nuovo piano di Tsipras dovrebbe prevedere una tassazione Iva a tre livelli, mantenendo in vigore il 30% di sconto sulle aliquote nelle isole; sarebbe confermata la controversa tassa sugli immobili, nonché l’aumento della tassa di solidarietà e di quella sul lusso e sui profitti delle società; inoltre l’amministrazione fiscale diventerebbe un organismo indipendente. Un piano da 13 miliardi complessivi, superiore a quanto precedentemente ipotizzato a causa del peggioramento dell’economia greca. Il programma verrà analizzato da Bce, Fmi e Commissione europea, i cui rapporti verranno trasmessi ai governi della zona euro che decideranno se aprire vere e proprie trattative con la Grecia in vista di un nuovo programma di salvataggio.
Italia: dal Fondo monetario e dall’Ocse arrivano due stime sulla crescita economica dell’Italia. Gli esperti dell’Fmi dicono che il Pil aumenterà quest’anno dello 0,7% e dell’1,2% nel 2016, previsioni al rialzo rispetto all’outlook di aprile ed in linea con quelle comunicate al ministro Padoan lo scorso maggio, al termine dell’annuale missione di controllo sui conti nazionali. L’Ocse definisce “timida” la crescita, che sarebbe comunque inferiore a quella del resto dell’Eurozona, ma soprattutto non accompagnata da una corrispondente risalita dell’occupazione; l’organizzazione riconosce al governo Renzi di aver lavorato bene con il jobs act, definito “un passo importante“ per la riduzione delle diseguaglianze di lungo periodo, e pronostica una disoccupazione al di sotto del 12% per il 2016. Ma su tutte le previsioni aleggia sempre il rischio Atene, anche se è chiaro che le incertezze sulle sorti del paese non possono durare all’infinito.