Politica interna
Caso Guidi: secondo i pm Federica Guidi conosceva da un anno l’esistenza di un’inchiesta e da tre mesi era a conoscenza degli accertamenti sul compagno. Matteo Renzi ritiene che nella telefonata intercettata non ci fosse niente di illegale, ammette però che l’ex ministro dello Sviluppo economico “ha fatto un errore”; le dimissioni sono state una scelta giusta, perché “qualcosa è cambiato in Italia, se prima per una telefonata inopportuna non ci si dimetteva, ora ci si dimette”. Il premier difende con decisione l’operato di Maria Elena Boschi, che da ministro per i Rapporti col Parlamento ha giustamente firmato un emendamento favorevole alla linea di governo, e la stessa Boschi conferma dicendo “lo rifarei domattina”. Sul suo blog Beppe Grillo scrive “Boschi e Bomba fanno l’interesse dei loro parenti, amici, lobby e mai dei cittadini”, ed il Pd decide immediatamente di agire in sede civile e penale contro il leader del M5s. Le opposizioni chiedono le dimissioni di Renzi che replica ostentando calma ”Andremo in Parlamento e ne discuteremo, ormai le mozioni di sfiducia sono settimanali”.
Roma: la candidata Cinque Stelle Virginia Raggi risulta in testa nelle intenzioni di voto con il 27,5 per cento delle preferenze, seguita da Roberto Giachetti al 22,5% e da Giorgia Meloni al 20%; più staccati Bertolaso al 12% e Alfio Marchini al 6,5%. Il sindaco dimissionario Marino, che non si ricandiderà, risulta accreditato del 4%. I dati diffusi dall’Ipsos sembrano confermare l’ipotesi, provocatoria, avanzata dalla senatrice pentastellata Taverna, secondo la quale a Roma ci sarebbe stato un complotto per far vincere il Movimento cinque stelle. Dal sondaggio di Nando Pagnoncelli esce l’immagine di una città provata, non solo dall’inchiesta su Mafia capitale ma anche dal giudizio negativo sulla qualità della vita, che viene espresso da più di un romano su due. Politicamente il quadro che emerge dal sondaggio appare piuttosto articolato, nessun candidato sembra convincere la maggioranza dei romani sulla bontà delle proprie scelte e sulla possibilità di un cambiamento, certo il vincitore sarà chiamato a ridare alla popolazione un senso di appartenenza ed un orgoglio che sembrano mancare da molto tempo.
Politica estera
Libia: le alleanze stanno cambiando, alcune si solidificano, altre arrivano come novità alla nuova corte del premier libico Fayez al Sarraj, che ieri ha potuto simbolicamente passeggiare sulla centrale Piazza dei Martiri a Tripoli, ormai sgombra dai manifestanti a lui ostili, che sono stati invitati a ritirarsi dai capi tribù di Misurata. La relativa calma registrata ieri nella capitale libica dimostra come diverse milizie, un tempo avverse all’accordo che ha portato alla nascita dell’esecutivo, abbiano cambiato posizione. Anche la notizia che al Sarraj ha incontrato ieri il capo della Banca centrale ha avuto un peso sulla questione sicurezza, visto che dalle casse della Banca centrale arrivano gli stipendi pagati indistintamente alle milizie. Il neo premier ha incontrato anche i notabili di 13 municipalità della zona della capitale ed i funzionari del Comune; sembra che l’appoggio della comunità internazionale al governo funzioni da traino. Contro Sarraj in città resta solo il mufti Sadiq al-Gheriani che continua ad incitare alla rivolta, mentre da Tobruk, il cui Parlamento no ha votato la fiducia al nuovo governo, per ora non è arrivata alcuna dichiarazione.
Obama: il presidente americano sgombra il campo dai sospetti sorti dopo il recente attentato di Bruxelles e rassicura sul fatto che nessun gruppo terroristico sia riuscito finora ad impossessarsi di armi nucleari. Ma Obama lancia un monito affermando che “se questi pazzi dovessero mai mettere le mani su un simile materiale, non ci penserebbero due volte ad usarlo”; è noto che Al Qaeda sta cercando da tempo contatti con esperti del settore e che i guerriglieri dell’Isis hanno già fatto uso di armi chimiche contro la popolazione civile. L’incontro a Washington dei 50 leader mondiali serve a fare il punto sullo stato della denuclearizzazione globale ed a rilanciare nuovi traguardi per il futuro, uno degli obiettivi che Obama ha perseguito con maggior ostinazione durante il suo mandato.
Economia e Finanza
Occupazione: frenata in febbraio con 97mila occupati in meno rispetto a gennaio. Il calo congiunturale interessa essenzialmente il lavoro dipendente a tempo indeterminato, che fa registrare la prima contrazione dall’inizio del 2015, mentre tornano a crescere gli autonomi dopo mesi di segni meno. Riprende a salire anche il numero di disoccupati ed inattivi, dato che interessa soprattutto la componente femminile. I numeri forniti dall’Istat sono ancora provvisori, ma delineano un andamento del mercato del lavoro altalenante, che risente della debole congiuntura economica caratterizzata dalla bassa crescita dell’Italia. La riduzione della decontribuzione sul lavoro stabile sembra incidere sulle scelte assunzionali delle imprese che devono fare i conti con un contesto ancora incerto. Premier e ministro del Lavoro difendono l’azione del governo, secondo Poletti “le oscillazioni mensili non modificano la tendenza positiva dell’occupazione sul medio periodo”.
Def: a pochi giorni dal varo del Documento economia e finanza il ministro dell’economia apre la strada alla revisione al ribasso delle stime del Pil per il 2016 e probabilmente anche per il 2017. “La crescita è forte, ma meno di quanto si poteva immaginare qualche mese fa” ha detto Padoan annunciando nuovi strumenti a favore delle imprese, un pacchetto che riguarderà il rafforzamento di quattro filoni, internazionalizzazione, imposte sulla ricerca, dimensioni aziendali e agevolazioni per quotarsi in Borsa. Ancora da definire il quadro macroeconomico, con tutta probabilità la crescita scenderà quest’anno all’1,2-1,3%, mentre il rapporto deficit/Pil dovrebbe essere bloccato al 2,3-2,4% con l’aggiustamento amministrativo di circa lo 0,15%, da realizzare con l’assestamento di bilancio di giugno, quando sarà arrivato il verdetto di Bruxelles che potrebbe concedere la flessibilità di 0,75 – 0,80 punti. Resta aperta la questione del 2017, la crescita si ridurrà all’1,1-1,2% ed anche il tasso di inflazione sarà più contenuto, per la riduzione del rapporto deficit/Pil serviranno coperture, già si parla di tagli alle agevolazioni fiscali.