Politica interna
Renzi – Matteo Renzi interviene alla trasmissione televisiva Che Tempo che fa per parlare della sua azione politica, sottolineando di ispirarsi a Obama, “che ha fatto crescere l’occupazione negli Stati Uniti”. E proprio in tema di occupazione il segretario Pd spiega che il punto non è l’articolo 18: “Non si può partire dal lato ideologico. Dobbiamo semplificare un sistema barocco di regole, fare un grande intervento per creare posti di lavoro e dare garanzie e chi lo perde”. In cambio di minori garanzie in uscita il lavoratore potrà usufruire di “due anni di sussidio” e di un “sistema di formazione professionale serio”. Renzi critica poi i parlamentari del M5s per il loro modo di gridare allo “scandalo su tutto”, quando invece “potrebbero dare una mano”. Torna poi a parlare di legge elettorale, sottolineando che “le regole del gioco le voglio fare con tutti. Non voglio tenere fuori Grillo o Forza Italia”. E prospetta un sistema che “garantisca governabilità”. Tra gli altri temi toccati Renzi parla della scuola, in particolare della scuola media, “punto debole” del sistema e della Bossi-Fini, che deve essere assolutamente cambiata.
M5S – Il governo pone la fiducia al disegno di legge cosiddetto salva Roma. Una norma omnibus che, su pressioni localistiche e di lobby ospita disposizioni tra le più varie, alcune contestatissime. Ma è sul caso degli affitti d’oro pagati dagli enti pubblici, che i grillini avevano proposto di disdettare, che si è acceso ieri uno scontro dagli esiti imprevedibili. Rileggendo il testo della legge di Stabilità i Cinque stelle hanno scoperto un emendamento che impediva di applicare lo stop agli affitti d’oro per i palazzi del potere come Palazzo Marino, che hanno un fondo di garanzia. In sostanza, il divieto di rescindere i contratti d’affitto, uscito dalla porta principale, con l’impegno del governo a cancellarlo, era rientrato dalla finestra con un emendamento bis che attribuiva addirittura alla Ragioneria dello Stato la richiesta di salvaguardare quei contratti d’oro, da anni denunciati dai radicali. Dopo un vertice infuocato dei capigruppo e una riunione con Franceschini, il patto. Oggi alle 14.30 il voto di fiducia, ma il voto finale ci sarà il 27 dicembre. Una clausola di garanzia che consentirà ai grillini di controllare che la norma sia stata effettivamente inserita nel decreto Milleproroghe, come promesso ieri. Se ci dovessero essere novità, com’è accaduto con l’emendamento a sorpresa i Cinque stelle sono pronti a fare un ostruzionismo in grado di far saltare l’intero provvedimento.
Berlusconi – Silvio Berlusconi arriverà oggi a Roma con le idee chiare. “Io non mi arrendo”, fa sapere il Cavaliere, che in mente ha un piano ben preciso: un cambio di passo con il nuovo leader dei democratici, Matteo Renzi. Ad Arcore sono state preparate, infatti, le bozze di “un’offerta” da sottoporre al segretario dei democratici quanto prima. E cioè “l’apertura formale di un confronto tra Forza Italia e Pd” su legge elettorale e Job act.
Politica estera
Iran – Sabato, nella residenza dell’ambasciatore d’Italia, Emma Bonino fa offrire dall’ambasciatore Luca Giansanti una cena di Natale per incontrare gli iraniani amici dell’Italia e prepararsi agli incontri con il presidente Hassan Rouhani e con il ministro degli Esteri Zarif. Tutti gli invitati alla cena, tra i quali giornalisti, registi e sceneggiatori, parlano con libertà di ciò che avviene nel loro paese. E tutti concordano sul fatto che il negoziato sul nucleare è molto fragile, perché anche in Iran c’è chi lavora contro. Opinione confermata nei due incontri con il presidente della Repubblica Hassan Rouhani e col ministro degli Esteri Zarif. Il collega iraniano dice apertamente: “Non sabotate il nostro lavoro, mi rivolgo alla comunità internazionale”, che a Ginevra sta lavorando agli aspetti tecnici dell’accordo nucleare firmato il 24 novembre e che entro 6 mesi deve essere confermato dall’intesa finale. Il tavolo tecnico di Ginevra è stato interessato da molti intoppi, tanto che Zarif ha parlato di un possibile sabotaggio nel corso di una telefonata con Catherine Ashton, il ministro degli Esteri della Ue.
Colombia – Era stato scritto già nel 2008: se i guerriglieri delle Farc avevano subito perdite pesanti era grazie al “Piano Colombia”, un programma di aiuti varato degli Usa. Un sostegno soprattutto nel campo dell’intelligence che ha permetto all’esercito di colpire con precisione. Ora ci sono nuove conferme in una lunga inchiesta del Washington Post basata su fonti interne all’apparato statunitense. E il bilancio è di una ventina di capi delle Farc eliminati, con il movimento ribelle ridimensionato in modo drastico. Il momento della svolta è stato il 13 febbraio 2003, quando le Farc hanno ucciso un consigliere anti-droga americano e ne hanno presi in ostaggio altri tre. L’allora presidente George W. Bush approva un intervento più deciso in favore della Colombia affidato alla Cia e alle forze speciali. Un’azione che ha portato alla rinuncia della lotta armata da parte di molti combattenti e ha favorito il tavolo delle trattative.
Economia e Finanza
Legge di Stabilità – Il ministro del Tesoro Saccomanni difende la legge di Stabilità e deplora il classico assalto parlamentare alla diligenza. Per il ministro anche la discussione della legge di Stabilità, che oggi dovrebbe ricevere il sì definitivo, esprime un tenace malcostume finanziario: “Credo che la tecnica del decidere all’ultimo momento tutta una serie di provvedimenti locali debba finire. Ho sentito numerose critiche a questo modo di fare, e se la volontà del Parlamento è che non si prosegua con la tecnica delle ‘mancette’, come un parmigiano distribuito su tutto il Paese, io sono il primo a essere d’accordo”. Per Saccomanni la legge è stata peggiorata qua e là dagli emendamenti, ma nel complesso “c’è coerenza fra quello che il governo aveva impostato e i cambiamenti apportati in Parlamento” … “malgrado le poche risorse abbiamo ridotto le tasse sul lavoro e le imprese e avviato nuovi investimenti”. Quanto alla mini-Imu, il ministro dell’Economia ha detto che è la prima e ultima volta che qualcuno deve pagarla.