Politica interna
Riforma Rai: il governo inciampa e va sotto, in Senato, sulla votazione di un emendamento che sopprimeva la delega all’esecutivo sul canone della tv di Stato; a presentarlo era stata la minoranza del Pd, che lo ha quindi votato insieme a Forza Italia, Lega e M5s. Per tre voti di differenza, 121 a 118, la maggioranza è stata battuta, grazie alla scelta dei 19 esponenti Pd che non è stata compensata dal possibile aiuto dei senatori del nuovo gruppo di Verdini, uno dei quali ha votato con le opposizioni, mentre gli altri sono usciti dall’Aula. Scoppia così una nuova polemica all’interno del partito di Renzi, che parla di “manovra dei bersaniani” ma rassicura “a questo punto il nuovo cda Rai lo facciamo”; infatti il sottosegretario Giacomelli, dopo una fitta consultazione con Palazzo Chigi, annuncia la prosecuzione ad oltranza dei lavori, per licenziare un testo che si conta di aggiustare nel nuovo passaggio alla Camera.
Mattarella: il discorso del Presidente della Repubblica in occasione della tradizionale cerimonia del Ventaglio, dono della stampa parlamentare prima delle vacanze estive, chiarisce orientamenti e priorità del suo mandato, dopo cinque mesi dall’insediamento. Per la prima volta Mattarella ha affrontato il tema della “convivenza” con il premier Renzi, sottolineando come nel nostro Paese nessuno sia “uomo solo al comando”, perché la nostra Costituzione disegna un sistema equilibrato e controlli reciproci tra organi dello Stato. Mattarella non solo tiene ben dentro i limiti della Costituzione le funzioni del presidente del Consiglio, ma fa lo stesso con il suo ruolo, avvertendo che la sua presidenza non avrà coloriture politiche e ricordando che il presidente non dispone di poteri di veto, ma può solo chiedere al Parlamento un riesame soltanto quando riscontri una chiara violazione della Costituzione. Il capo dello Stato si augura con forza e sprona i partiti perché il processo delle riforme in itinere vada in porto, dopo decenni di tentativi non riusciti.
Politica estera
Afghanistan: il Paese volta pagina di fronte alla certezza ormai incontrovertibile che la Guida spirituale dei Taleban, il mullah Omar, è morto. Sono stati il fratello ed il figlio a confermare la sua scomparsa, affermando che per 14 anni egli non abbandonò mai il territorio afghano, nonostante la presenza della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Quale successore del defunto è stato designato all’unanimità dal consiglio degli insorti il suo vice, il mullah Akhtar Mansour, sul quale il governo pakistano avrebbe puntato tutto a sostegno dell’avvio di un dialogo inter-afghano di pace e riconciliazione.
Economia e Finanza
Mezzogiorno: il Sud dell’Italia sta diventando un paese nel paese, che rischia la desertificazione demografica, industriale, del capitale umano, in una parola il sottosviluppo permanente. Questo il quadro delineato dall’ultimo rapporto dello Svimez che spiega come, negli anni compresi tra il 2000 ed il 2013, l’attività produttiva sia cresciuta del 13% contro il 37,3 del resto della zona euro. Negli ultimi sette anni i consumi delle famiglie meridionali sono caduti quasi del 13%, mentre gli investimenti dell’industria si sono ridotti del 59%, flessione superiore di tre volte a quella, già pesante, del Centronord. Il 62% dei meridionali guadagna meno di 12mila euro annui, ed una persona su tre è a rischio povertà, a fronte di un rapporto di una su dieci al Nord. Il Sud è vicino al punto di non ritorno ed è ormai tempo di porre la divergenza infra-nazionale in testa alla lista delle priorità del Paese.
Grecia: il Fondo monetario internazionale non parteciperà al terzo piano di salvataggio del Paese, almeno per ora; forse entrerà nella squadra in autunno. Ma presenzierà agli incontri tecnici che porteranno alla definizione del programma e delle condizioni che Atene dovrà rispettare per ottenere i finanziamenti il cui ammontare, fra gli 82 e gli 86 miliardi, è ancora del tutto da definire. Le trattative si profilano molto complicate, Tsipras puntava a raggiungere l’accordo entro il 20 del prossimo agosto, data di scadenza di una rata con la Bce di 3,4 miliardi, ma il negoziato appare inceppato su due livelli, sia fra i creditori, cioè eurozona e Fmi, che fra le tre istituzioni internazionali, Bce, Fmi e Commissione Ue, ed il governo greco che non vuole procedere subito a un supplemento di riforme.