“Se volete scoprire i veri mandanti delle stragi, indagate sul mio arresto”. Sono le parole pronunciate ieri, in videoconferenza, dal boss Giuseppe Graviano nel processo ”Ndrangheta stragista’ che si celebra a Reggio Calabria e vede fra gli imputati lo stesso Graviano e il boss calabrese Rocco Santo Filippone. Entrambi sono alla sbarra con l’accusa di essere i mandanti dei due carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo, uccisi in Calabria il 18 gennaio 1994, ma la tesi della pubblica accusa è che quell’omicidio rientri in un “patto” fra mafia e cosche calabresi per riprendere l’attacco allo Stato dopo le stragi del 1992. Graviano venne arrestato, insieme al fratello Filippo, il 27 gennaio del 1994, e dopo 26 anni di ‘carcere duro’ e di silenzio, lancia solo oggi dei messaggi. ‘Vada a indagare sul mio arresto e sull’arresto di mio fratello Filippo e scoprirà i veri mandanti delle stragi, scoprirà chi ha ucciso il poliziotto Agostino e la moglie, scoprirà tante cose’, ha affermato Graviano rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo. “Durante la detenzione – ha proseguito – mi è stato riferito che c’erano degli imprenditori milanesi a cui non interessava che le stragi si fermassero, e che bisognava eliminare un ministro dell’Interno affinché non intervenisse per bloccare questa situazione”. ‘Su di me i pentiti hanno detto cose non vere’.ha aggiunto Giuseppe Graviano.