Per crescere l’Europa deve liberarsi dalle sue catene. Anche quelle finanziarie, quelle che congelano un terzo del risparmio privato, circa 10mila miliardi, nei forzieri delle banche impedendo di essere dirottati su strade più produttive. All’Ecofin informale che si è svolto ieri nello stadio di Gand, i ministri dell’Economia del vecchio continente scendono in campo per giocare la partita più
difficile, quella dello sviluppo. Ma non tutti, per la verità, tifano per la stessa squadra. Mentre, infatti, il ministro delle Finanze francese, Bruno La Maire, spinge sul mercato unico dei capitali e sugli eurobond per “slegare le catene alla crescita dell’Europa”, dall’altra parte il suo collega tedesco, Christian Lindner, lancia la palla sull’altro lato del campo, frenando la proposta di Parigi di avviare subito l’Unione dei mercati dei capitali con chi ci sta, senza aspettare un accordo unanime: “Sostengo un’unione non a più velocità, come dice il mio amico Bruno, ma a tutta velocità, vale a dire che avanzi rapidamente con i Ventisette”. Insomma, nessuna fuga in avanti. Lo scontro sull’asse franco-tedesco ha segnato la prima giornata del vertice informale. Una riunione che il Commissario Ue, Paolo Gentiloni, aveva aperto con un pizzico di ottimismo: “Siamo ancora convinti che l’accelerazione delle attività si materializzerà nella seconda metà dell’anno. Le buone notizie sono l’inflazione che sta calando, il mercato del lavoro in buona forma e l’impatto positivo del Next Generation Eu”, cioè dei fondi del Pnrr. E l’idea francese di dare rapidamente un impulso all’integrazione dei mercati finanziari, formando un gruppo di Paesi che anticipa l’Unione, va proprio nella direzione di trovare nuove risorse da destinare alla crescita. “Il denaro degli europei dor-
me invece di lavorare”, ha affermato La Maire, quasi un terzo dei 35 mila miliardi di euro di risparmi è conservato nei depositi bancari, rispetto a meno del 15% negli Stati Uniti. Il piano francese si articola in tre punti. In primo luogo, la vigilanza europea volontaria che potrebbe essere esercitata dall’Autorità dei mercati finanziari. Secondo, la creazione di eurobond, un prodotto di risparmio europeo che sarà definito dagli Stati che partecipano al primo gruppo dell’Unione. Infine, ha spiegato il ministro di Parigi, “vogliamo mettere a disposizione una garanzia per la cartolarizzazione in modo che i titoli smettano di pesare sui bilanci delle banche e che gli istituti di credito possano quindi prestare di più ai privati e alle imprese”, ha evidenziato. Del resto l’Europa ha bisogno di capitali. E per far capire l’importanza dell’Unione, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha snocciolato tre numeri: 800 miliardi all’anno, quelli necessari per raggiungere gli obiettivi climatici -90% emissioni entro il 2040; 75 miliardi all’anno, quelli necessari per rispettare il 2% del Pil alla Difesa chiesto dalla Nato; 250 miliardi di euro il deflusso finanziario verso il resto del mondo, in particolare verso gli Stati Uniti, che corrisponde all’1,8% del Pil europeo”. L’emergenza resta quella di far uscire i mercati finanziari europei dallo stato di minorità rispetto al mercato americano: sarebbe la condizione per reperire risorse per la transizione energetica e digitale, aumentare gli investimenti in innovazione e difesa. Dice Le Maire che è in gioco una chiara questione di sovranità, che non è solo – né tanto nazionale. C’è prudenza e tuttavia emerge che diversi paesi potrebbero seguire Parigi, per esempio la Spagna. Anche se c’è chi indica il rischio di una frammentazione (ulteriore) dei mercati finanziari.