Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea, il Governo Conte non può più far finta che il problema non esista. I dati, purtroppo, sono inconfutabili. Secondo la stima riportata nella “Relazione annuale 2018”, presentata il 31 maggio scorso dal Governatore della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra Pubblica Amministrazione (PA) sarebbe pari a 53 miliardi di euro [1]. In calo, rispetto al 2017, di 4 miliardi.
“Pur riconoscendo l’impegno profuso negli ultimi anni – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – in Europa nessun altro Paese può contare su un debito commerciale così smisurato. Una situazione inaccettabile per un Paese civile che continua a produrre effetti molto negativi sui bilanci di migliaia e migliaia di imprese fornitrici della nostra PA. Adesso intervenga il Governo Conte, non solo per pagare il dovuto, ma anche per dirci a quanto ammontano complessivamente i debiti. Cosa, quest’ultima, che nessuno conosce, visto che non c’è ancora un monitoraggio centralizzato in grado di misurare lo stock effettivo dei mancati pagamenti accumulati fino ad oggi”.
La CGIA ricorda che la periodica indagine richiamata più sopra si basa su indagini statistiche, condotte sulle imprese, e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un elevato grado di incertezza. Insomma, oltre a non pagare la nostra PA nemmeno conosce quanto deve ai propri creditori.
“Anche se l’introduzione della fattura elettronica non ha consentito al MEF di dimensionare lo stock dei debiti accumulati – afferma il Segretario della CGIA Renato Mason – negli ultimi anni i tempi medi di pagamento sono leggermente scesi. Dalla fine del mese di marzo del 2015, infatti, tutti i fornitori della PA hanno l’obbligo di emettere la fattura in formato elettronico. Una disposizione che ha reso più trasparente il rapporto commerciale tra pubblico e privato, anche se il debito complessivo rimane ancora da definire e i ritardi dei pagamenti di molti enti sono spesso del tutto ingiustificati”.
Nel biennio 2013-2014, ricorda la CGIA, i governi Monti, Letta e Renzi stanziarono circa 50 miliardi di euro per onorare il pagamento dei debiti commerciali che, alla fine del 2012, risultavano essere “certi, liquidi ed esigibili”. Nonostante questo sforzo economico così importante, lo stock dei mancati pagamenti ha comunque subito una contrazione molto contenuta.
Ancorché la nostra PA sia tra i peggiori pagatori d’Europa, molti si erano convinti che i tempi di pagamento si sarebbero drasticamente ridotti grazie all’introduzione, partita gradualmente dal luglio del 2017, dell’obbligo da parte di tutti gli enti pubblici di trasmettere le informazioni relative ai singoli pagamenti attraverso il sistema Siope+. Questa modalità doveva consentire a regime la quantificazione dell’ammontare delle passività commerciali e il monitoraggio continuo dei tempi di pagamento delle amministrazioni debitrici.
Nel corso del 2018 questo sistema è stato esteso a tutte le Amministrazioni pubbliche. Nonostante ciò, sono ancora moltissimi gli enti che non rispettano questa disposizione e non consentono al Ministero dell’Economia e delle Finanze di misurare con precisione l’ammontare complessivo del debito e i relativi tempi medi di pagamento.