Dieci avvisi di garanzia per le firme false a Palermo. Quattro indagati a Bologna per un caso simile. L’immagine del Movimento 5 stelle è a rischio e Beppe Grillo esplode sul blog: «Da noi chi sbaglia va via. Senza sconti. Venerdì si voterà on line il nuovo collegio dei probiviri». Lo chiamano il paradosso del Movimento, quello per cui colui che era il più accreditato a far parte del nascente tribunale interno – Riccardo Nuti – sarà con ogni probabilità il primo a essere punito. Domani gli iscritti al blog saranno chiamati a scegliere i tre parlamentari che comporranno il nuovo organo, il cui compito è proprio quello di comminare le sanzioni al posto di Beppe Grillo. Il fondatore non vuole più farlo. Lo ha detto chiaramente, nel video in cui lanciava le correzioni allo statuto: troppi ricorsi, troppe grane con gli avvocati. Serve un filtro. E quel filtro deve cominciare a lavorare subito. Mettendo fuori dal gruppo parlamentare – d’imperio – Riccardo Nuti e Claudia Mannino, che si sono rifiutati di autosospendersi. I due deputati continuano a dire di essere ancora in attesa dell’avviso di garanzia, ma molti dei loro stessi colleghi – a questo punto – non ci credono più. Credono invece che si siano infilati in un cul de sac, querelando per diffamazione la trasmissione Le Iene. «Se ci autosospendiamo sembrerà un’ammissione di colpevolezza, non possiamo», è il ragionamento fatto ai pochi con cui parlano in queste ore. Ma la pazienza del capo politico è finita da un pezzo. Chi ha parlato con Beppe Grillo sospetta che “i siciliani” lo stiano prendendo in giro. «Con Gianroberto non lo avrebbero mai fatto, li avrebbe messi fuori da un pezzo e sarebbe bastata la prima telefonata di Milano a ridurli a più miti consigli», racconta un deputato che nel Movimento ha un ruolo di peso. «Beppe è troppo buono. Gianroberto lo era, ma era anche inflessibile. Quando si trattava di regole, diventava il cavaliere nero. Se ne sarebbe accorta anche Virginia Raggi, se lui fosse ancora qui».
Paolo Pombeni scrive sul Sole 24 Ore che “la vicenda delle firme irregolari raccolte a Bologna è emblematica della debolezza del rigorismo grillino, sempre pronto a far la morale a tutti, senza sconti come amano dire, salvo ad applicare gli sconti a se stessi quando si accorgono che le famose ‘regole’ possono diventare una trappola piuttosto che una via per fare le cose a dovere. Per quel che se ne sa nell’inchiesta di Bologna relativa alla raccolta di firme per le regionali del 2014 si trovano più irregolarità e ignoranza delle normative che autentica volontà truffatrice’.