Le leggi che mirano a combattere e a tentare di sconfiggere le illegalità di ogni specie e tipo sono concretamente efficaci se tra i loro obbiettivi rientrano anche quelli di incidere in profondità per cambiare la mentalità e la cultura, oltre che nel tessuto sociale, soprattutto, nelle classi politiche dirigenti. Da quello che si vede nella politica odierna, sembra che la battaglia culturale sia tutt’altro che cominciata, anzi, a me pare sia proprio ferma al palo. Occorre prendere atto della palese insufficienza della lotta alla “mafia politica” e di un pauroso vuoto di progettualità che riduce la questione a problema secondario utilizzando sempre più spesso provvedimenti marginali ed inefficaci, tanto per salvare la faccia. Occorre, all’opposto, un meticoloso lavoro di pianificazione, modificazione e controllo nelle pratiche quotidiane, per poter innovare le abitudini e la mentalità, di chi ricopre ruoli di responsabilità politica. La criminalità politica – soprattutto nel meridione d’Italia – non sarà sconfitta perché il problema non è viene affrontato come si dovrebbe. A questo punto bisogna rafforzare il nostro impegno individuale perché, anche a causa di quanti fino a poco tempo fa dicevano che la mafia politica non esisteva, si è sempre più estesa quell’area di corruzione e di malaffare dove prospera la criminalità politica e dove si radica la cultura clientelare che ha la stessa matrice della corruzione e della mafia vera e propria. Sarebbe vitale bonificare la politica dai corrotti ed auspicabile l’impegno delle istituzioni ancora sane per incominciare un nuovo percorso di lotta alle illegalità ed al malaffare. Non dobbiamo mai dimenticarci che la corruzione e il clientelismo oltre ad annientare i valori fondanti di della società civile, rappresentano il terreno di incontro tra mafia, politica e pubblica amministrazione. Clientelismo, affarismo e corruttele varie rendono gli apparati centrali, territoriali e periferici dello Stato pronti ad essere infiltrati e piegati agli accordi tra politica e mafia. In questo tipo di rapporto, la corruzione, il clientelismo e il voto di scambio giocano un ruolo centrale e determinante e costituiscono la porta d’ingresso dell’illegalità nei gangli vitali dello Stato. Nella mia esperienza personale posso dire che è molto importante l’attività delle tante associazioni contro le mafie e la criminalità, ma è ancor più determinante cominciare a cambiare noi stessi, riuscendo a dare soprattutto ai più giovani esempi positivi. Solo con l’esempio, credibilmente vissuto, possiamo sperare che un nuovo stile di vita, di comportamento quotidiano, di correttezza, di onestà, di trasparenza penetri nel profondo della società civile italiana. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri figli e alle nuove generazioni, le quali possono ancora essere aiutate ad appassionarsi al bene comune con il nostro esempio positivo.