I preoccupanti dati emersi dal rapporto 2015 sull’economia del Mezzogiorno della Svimez (“Sud alla deriva, per il settimo anno consecutivo Pil negativo”, riassume l’analisi dell’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), hanno riacceso quest’estate il dibattito sulla “questione meridionale”, complice la lettera di Roberto Saviano al premier Matteo Renzi sul disinteresse della politica verso il Sud, da dove, scrive, “stanno scappando perfino le mafie”.
Può il Sud farcela? E come?
In una recente intervista rilasciata a Radio24, l’editore calabrese Florindo Rubbettino argomenta che il Mezzogiorno ha ancora una chance importante: non è quella di rincorrere ed allinearsi al resto del paese, che è sostanzialmente fermo, ma è quella di fare altro e diventare un laboratorio aperto alle innovazioni e al mondo.
Ed è proprio la casa editrice Rubbettino, un’importante realtà industriale ed editoriale nata nel 1972 a Soveria Mannelli, a pubblicare il saggio di Massimiliano Capalbo, esempio di imprenditore innovativo, che nel libro descrive le ragioni del mancato sviluppo del Sud e avanza una proposta per trovarne la cura.
Massimiliano Capalbo, insieme all’amico Giovanni Leonardi, fonda nel 2008 a Tirivolo, in Sila, “Orme nel Parco”, il primo parco avventura in Calabria e il più grande del Meridione. Capalbo si definisce un imprenditore “eretico” per aver sfidato lo status quo e aver trasformato una passione in un’attività lavorativa.
L’imprenditore identifica nei “recinti” in cui i meridionali sono stati abituati a vivere ( “allevati come orsi allo zoo”), creati da decenni di politica di assistenzialismo, la causa dell’annichilimento dello spirito di iniziativa e di imprenditoria e, quindi, della mancata crescita.
La sua proposta è dunque quella di uscire dai “recinti”, abbandonando la “partitica”, ovvero la mala politica delle caste, e di individuare gli “eretici”, quei soggetti profondamente appassionati del proprio territorio che sfruttino le potenzialità di un turismo sostenibile (un turismo- conseguenza che metta in evidenza le unicità del territorio e la sua identità, contrapposto al turismo-obiettivo fatto di standardizzazione), della cultura, della valorizzazione delle colture e prodotti tipici e del recupero delle tradizioni e dell’artigianato di nicchia e di qualità.
“Il sud può e deve salvarsi da solo, ha tutte le carte in regola per farlo”. Questa è la conclusione di Capalbo e il messaggio che lancia ai ragazzi del Sud, a cui il libro è dedicato.