di LAURA BERCIOUX
E’ dalla Commissione Regionale Antimafia, presieduta da Nello Musumeci, che parte l’indagine per fare chiarezza sulla gestione dei centri per l’immigrazione in Sicilia. “Vogliamo tutti capire se c’è o meno l’ombra della mafia. Vogliamo fare luce su quello che succede all’interno e all’esterno dei centri per gli immigrati”.
Resta il fatto che i conti non tornano sui costi sostenuti per ogni immigrato. Non è così?
“Il problema non è solo sui costi. Naturalmente il nostro compito è di vigilare: Commissione Antimafia regionale vuole capire se siano state rispettate le regole, se la condotta è stata improntata a criteri di assoluta trasparenza e correttezza. Insomma, vogliamo capire se c’è un vero e proprio business dell’immigrato”.
Resta il dramma dello sfruttamento degli immigrati, del caporalato e dei morti: il Sindaco Orlando è favorevole all’abolizione del permesso di soggiorno. Lei è d’accordo?
“Il problema non si risolve con un accordo fra me e Orlando. Sarebbe facile. Il problema va affrontato in sede comunitaria. Noi pretendiamo dall’Europa una presa di posizione chiara: l’Unione Europea aveva una grande occasione per dimostrare di essere la patria delle patrie. Invece, si è rivelata matrigna e ha disertato finora qualunque concreto impegno rispetto a questo biblico esodo di immigrati che provengono, soprattutto, dal continente africano”.
Perché l’Europa è rimasta ferma?
“Io credo che il Governo italiano avrebbe dovuto puntare i piedi e avrebbe potuto farlo soprattutto in questo semestre: il problema va affidato alla fonte perché di fronte a un uomo che rischia di affogare non possiamo esitare a tendergli una mano e salvarlo. Dobbiamo impedire che quell’uomo si trovi lì, nel centro del Mediterraneo. Bisogna agire nella prima fase, quella della partenza. E questo si può fare con accordi bilaterali e con la garanzia e del coordinamento dell’Unione Europea. Di questo esodo, non si può fare carico soltanto l’Italia e vorrei dire soprattutto la Sicilia. L’impreparazione appare evidente, non abbiamo strutture per l’accoglienza, quelle che abbiamo sono improvvisate e inadeguate, non ci sono risorse finanziarie sufficienti. All’interno di questo servizio di cooperazione c’è tanto volontariato ma c’è anche tanta improvvisazione e malafede, tanta furbizia e malaffare. All’esterno poi c’è il caporalato, lo sfruttamento della prostituzione e ci sono 1300 minori non accompagnati sbarcati in Sicilia dei quali nessuno sa più nulla perché sono fuggiti dai centri di accoglienza. Questa è la realtà di fronte alla quale la Commissione Regionale Antimafia sta lavorando da qualche tempo, speriamo di poter arrivare all’individuazione degli anelli deboli e accertare se si sono configurate responsabilità di carattere politico e amministrativo. Le responsabilità penali le demandiamo alla competenza della Magistratura alla quale faremo avere naturalmente anche le nostre relazioni. In questo momento possiamo soltanto lavorare in silenzio per capire se e in che modo qualcuno ha pensato di violare la legge”.
L’inchiesta su “Mafia Capitale” conferma che il nostro Paese è in piena emergenza: la legge anti corruzione, che si applicherà solo tra 9 mesi, non prevede il reato di concussione…
“Io credo che il problema non sia soltanto nell’inasprimento delle pene. Noi abbiamo bisogno di scindere le responsabilità di una minoranza di mascalzoni dalla politica in generale, che rimane l’arte più bella e più nobile. Io riaffermo il primato della politica e vorrei mandare in galera quelli che si servono della politica per interessi personali. Sono un garantista, ma non consento a nessuno di poter infangare il ruolo e la funzione, peraltro insostituibile, che svolge la politica specie in un momento così difficile come quello che stiamo attraversando. L’inchiesta romana non mi ha sorpreso, vediamo come evolvono le indagini. Sono perfettamente convinto che Tangentopoli non abbia assolutamente estirpato il cancro. La politica criminale e la criminalità che si fa politica sono un binomio antico in Italia, che pensavamo di aver neutralizzato negli anni ’90 e invece si ripresenta senza guardare in faccia nessuno dei partiti, tanto nel centro destra quanto nel centro sinistra. La sinistra, che una volta si ergeva a paladina della moralità, deve rifare i conti con se stessa e con la propria storia”.
Questione morale?
“La questione morale riguarda tutti gli schieramenti perché sono tutti coinvolti.”
L’inchiesta di Pino Maniaci direttore Telejato pone l’accento sull’amministrazione dei beni confiscati. C’è “la mafia nell’antimafia”?
“Io credo che la normativa sulla confisca dei beni mafiosi vada rivista. Così come va rivista la normativa sull’anti racket, perché si è dimostrata lacunosa. Basta pensare che migliaia di beni sul mercato non riescono a reggere o non riescono ad essere utilizzati. Quindi è chiaro che bisogna intervenire e deve farlo il legislatore nazionale. Pino Maniaci lo ascolteremo domani in Commissione Antimafia”.