di Eleonora Diquattro
Napoli – L’anno 1943 costituisce uno spartiacque nella storia recente del nostro Paese. entro la cornice di un terribile conflitto che ormai era esploso in una “guerra totale” e “guerra contro i civili”, Antonio scrive da Ischia a Donatella, che si trova a Napoli, il 2 giugno del 1943: “Mia carissima Dany, mi sono svegliato di soprassalto per il rumore degli apparecchi, sono rimasto sveglio tutta la notte. Guardando Napoli da lontano mi sembrava di esserti più vicino. Finito tutto… avrei voluto avere immediatamente tue notizie e poiché ciò era impossibile, puoi immaginare la mia agitazione…”.
Le lettere d’amore scritte durante le Quattro giornate di Napoli e ritrovate in un mercatino. Uno spaccato della città in tempo di guerra
Nelle stesse settimane gli americani preparano lo sbarco in Sicilia e gli inglesi bombardano Napoli. Ci sono storie seppellite dal tempo e dalla polvere, altre custodite in un cofanetto di latta e vendute per caso in un mercatino romano, 75 anni dopo. Quest’anno è stato celebrato il 75esimo anniversario delle quattro Giornate di Napoli, un’insurrezione popolare contro i tedeschi che unì napoletani e napoletane di diversa età, condizione e provenienza sociale e politica, civili e militari, in una battaglia combattuta con ogni mezzo per la libertà, nei giorni dal 28 settembre al 1 ottobre 1943. Per una coincidenza quel cofanetto di latta contiene una raccolta di lettere che raccontano uno spaccato di vita comune di quei mesi a Napoli. Lettere che rivelano le emozioni, la paura e la rabbia, le notti insonni per le incursioni degli aerei con il loro carico di morte, la febbre che porta la morte di un fratello e di una madre. Parole scambiate tra due giovani innamorati.
Lui, l’ingegner Antonio Marasco, scrive da Ischia, dove lavora al Banco di Napoli. Lei, Donatella Coniglio, l’amata, risiede nel Palazzo D’Avalos, così come confermato dal professor Massimo Ricciardi, residente nel Palazzo ancora oggi. Nel mese di agosto del 1943 s’intensificano le missive: Antonio scrive nuovamente alla sua Donatella il 4 agosto. Dice di essere in uno stato di angoscia permanente avendo sentito nuovamente “gli apparecchi” passare dai cieli di Ischia per dirigersi verso Napoli. E chiede a Donatella:” Perché non decidi con tuo padre di sfollare a Ischia? Visto il prolungamento della guerra perché non cerchiamo di sposarci subito senza aspettare settembre?” Visti gli accadimenti, il matrimonio a settembre non si celebrò.
“Le Quattro Giornate – spiega il professore Guido D’Agostino, storico – non furono un ‘moto tellurico’, un episodio sporadico da gente ‘vesuviana’, e neppure di una spontanea, indistinta rivolta urbana. Così com’è difficile condividere una epopea di ‘scugnizzi’ o, all’opposto, quella di un’espressione matura e consapevole di un antifascismo politico organizzato, guidato magari da partiti ben strutturati quali, al tempo, non esistevano come tali. Sappiamo e rivendichiamo che quelle Giornate di settantacinque anni fa, sono costate sangue, lutti e dolore e sono state giustamente onorate della “medaglia d’oro al valore”. Antonio Marasco e Donatella Coniglio sopravvissero a tutto questo orrore e come testimonia il documento ritrovato nell’Archivio del Banco di Napoli, celebrarono il loro matrimonio in rito civile il 23 luglio 1944 e il 25 gennaio del 1945 nella Chiesa della Santissima Assunzione a Napoli.