Politica interna
Forza Italia – La spaccatura interna al partito di Silvio Berlusconi diventa sempre più profonda. Ieri il leader degli azzurri ha lanciato l’ultimatum a Raffaele Fitto: se non si allinea, scatta la sospensione. Durante l’assemblea dei parlamentari di Fi, che doveva servire a sancire la morte definitiva del patto del Nazareno e il ritorno all’opposizione dura, l’ex Cavaliere ha chiesto ai suoi, per alzata di mano, di votare per la sospensione dei fittiani. Tra le perplessità, il 90% dei presenti ha scelto il sì. L’ex governatore pugliese, che non intende lasciare Fi, è convinto che Berlusconi non possa cacciarlo perché gli organi del partito sono oggi privi di legittimazione statutaria. Intanto, resta il mistero su come Forza Italia voterà sulle riforme.
Riforme – Prosegue a Montecitorio il travagliato cammino del ddl Boschi. Dopo la bagarre scatenata in Aula martedì, il presidente Boldrini concede tempi di parola aggiuntivi alle opposizioni. In cambio, la maggioranza chiede il ritiro di buona parte dei 3000 subemendamenti depositati per rallentare i lavori. In tarda serata arriva l’accordo: Forza Italia e Lega ritirano i loro emendamenti e sul tavolo restano solo quelli del Movimento Cinque Stelle. Il governo chiede la seduta fiume per votare gli articoli e le modifiche restanti entro sabato, ma concede al centrodestra di rinviare il voto finale ai primi di marzo, impiegando la seconda metà di febbraio a deliberare sui decreti in scadenza (Ilva, Banche popolari e Milleproroghe). Passano alcuni dei cardini della riforma, tra cui il nuovo articolo 117 della Carta costituzionale che riporta allo Stato diverse materie delle regioni, e l’abolizione delle provincie.
Politica estera
Ucraina – Nel vertice di Minsk si è trattato a oltranza fino a tarda notte per raggiungere l’intesa e ottenere una tregua. Il presidente russo Vladimir Putin, il suo omologo ucraino Petro Poroshenko, quello francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno concordato una dichiarazione finale in cui si impegnano per il successo dei cosiddetti “accordi di Minsk”, in una versione corretta e aggiornata rispetto a quella del settembre scorso. Resta il nodo della linea di demarcazione tra Russia e Ucraina: in ballo ci sono circa 800 chilometri quadrati che nessuno intende cedere all’avversario.
Usa – Barack Obama ha annunciato ieri di aver chiesto al Congresso l’autorizzazione per combattere lo Stato Islamico. Il testo è stato inviato al Parlamento ieri mattina, il giorno dopo la conferma della morte di Kayla Mueller. Il capo della Casa Bianca aveva già l’autorizzazione, sulla base di quella concessa a George Bush dopo gli attentati dell’11 settembre e di quella approvata per l’invasione dell’Iraq nel 2002. In virtù di queste, il presidente ha la possibilità di combattere i terroristi ovunque lo ritenga necessario, a tempo indeterminato e con qualunque mezzo. Obama ha utilizzato questi strumenti finora, ma adesso vuole che il Congresso gli conceda un’autorizzazione specifica per combattere l’Isis.
Economia e Finanza
Grecia – La trattativa per il salvataggio del Paese dall’insolvenza passa oggi alla valutazione del Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo Ue, dove si terrà il primo faccia a faccia tra Alexis Tsipras e Angela Merkel. La riunione straordinaria di ieri dell’Eurogruppo, andata avanti fino a tarda notte, ha registrato piccoli passi avanti verso un accordo per non lasciare Atene senza liquidità. Ma l’orizzonte si è spostato a lunedì 16 febbraio, quando si terrà un’altra riunione dei ministri dell’Eurozona. Il ministro delle Finanze greco Varoufakis ha chiesto l’approvazione della proposta greca in cambio del rispetto del 70% degli impegni del passato. Il commissario Moscovici sostiene che ci sono margini di manovra, ma il tedesco Schäuble ha insistito sul rispetto del programma di austerità, aprendo a una sostituzione della Troika più formale che sostanziale.
Decreto fiscale – Il provvedimento su certezza del diritto e reati tributari, che contiene la contestata soglia del 3% sull’evasione, la cosiddetta salva-Berlusconi, non sarà esaminato nel Consiglio dei ministri del 20 febbraio ma slitta a maggio. Per l’attuazione della delega fiscale, il governo chiede una proroga di sei mesi: entro tre mesi, l’esecutivo presenterà i decreti attuativi, e altri tre mesi serviranno per farli approvare in Parlamento. In questo modo, la parte sulla fiscalità delle imprese sarà in vigore dal primo giugno e quella sull’accertamento dal primo settembre.