di Eleonora Diquattro
La cerimonia inaugurale di Matera 2019 è stata una sorta di anteprima, un concentrato di tutto ciò che vivremo, con modalità meno complesse, nel corso dell’anno. Colori, sonorità tradizionali e internazionali, emozioni e passione per le arti in una produzione continua tra i rioni e il centro storico della città, di bande marcianti da tutt’Europa, artisti e performer, in uno spazio dato dallo scambio tra ospitalità e partecipazione di semplici cittadini, ma anche di esponenti delle istituzioni, vip, turisti e da moltissimi volontari a supporto della Fondazione di cui Paolo Verri è direttore generale. Siamo arrivati a questa splendida giornata perché cittadini e professionisti si sono dedicati a una causa, mossi dalla voglia di realizzare un loro sogno nato nel 2013 quando fu scritto il primo dossier di candidatura. Un dossier che si prefiggeva di allargare i confini della città fino alla Cava del Sole, coinvolgendo tutti, aprendosi alla co-creazione e co-produzione al dialogo e ponendosi in atteggiamento di apprendimento continuo rispetto agli altri.
Matera Capitale europea della cultura, perché intende aprirsi all’Europa e confrontarsi con gli abitanti culturali di tutto il continente e immaginare insieme a loro il futuro delle nostre comunità. Un futuro basato sulla cultura, intesa come base comune di riflessione sul perché e sul come viviamo, su gli obiettivi delle nostre esistenze, sul come s’intrecciano competenze scientifiche e tecnologiche ad abilità manuali esaltate da una creatività diffusa che da sempre caratterizza la popolazione italiana. ( PRINCIPI FONDAMENTALI dal Dossier della candidatura)
Direttore Verri, dopo aver portato a termine il grande lavoro della giornata inaugurale, qual è l’evoluzione di questo percorso?
Intanto questa cerimonia diffusa è stata importantissima, il fatto di pensare che non ci fosse soltanto Matera ma ci fosse tutta la Basilicata è stata un’idea vincente. Ringrazio la mia collega Elvira De Giacomo per aver avuto quest’intuizione. …nata per motivi di economicità, ovvero non avere abbastanza soldi, ti fa capire che puoi fare di più con meno, era un po’ anche questo un nostro “motto” del dossier della candidatura, quindi siamo riusciti a farlo. E’ stata un’esperienza straordinaria, adesso sinceramente è troppo vicino questa cosa per capire come fare, dobbiamo metterci a tavolino un po’, lasciar decantare quest’incredibile risultato e studiarlo bene. Perché tutto quello che abbiamo fatto è frutto di un lavoro lungo, sembra che sia una cosa immediata e invece proviene da lontano.
Quanto lontano?
Molto. Se pensi solo al fatto che la cerimonia inaugurale è stata scritta nel 2014, poi ogni pezzo- fase è stato realizzato, migliorato e riperformato fino all’ultimo, quindi adesso? Adesso per capire qual è il frutto di tutto questo, bisogno studiarla bene. Sicuramente c’è un grande capitale che non deve essere studiato solo da noi, inviteremo le altre città europee per sapere cosa hanno provato, molti ci stanno già invitando ad approfondire molti aspetti e quindi è troppo presto per delineare un percorso e come averci un tesoretto in un forziere, come spenderlo lo decideremo tutti insieme, non sono soldi nostri, sono un capitale reputazionale che ci mette tutti insieme.
Pensi di replicare il Format dopo il grande successo del concerto bandistico alla Cava del Sole? Primo esperimento al mondo di Bande marcianti ( 20 formazioni lucane e 19 provenienti da tutta Europa) che insieme hanno intonato “l’Inno alla gioia” di Ludwig Van Beethoven, segno distintivo musicale del Vecchio continente?
Per dirla con una battuta, io non sono per le minestre riscaldate. Nel senso che secondo me quando ti riesce una cosa bene, non vai mai rifatta. Una delle cose molto ben riuscita che diventerà permanente è Matera Cielo Stellato, perché è una nuova tradizione che riprende e innova una tradizione antichissima che può completare il panorama delle attività annuali, però bisogna trovare una data appropriata. Io ringrazio Francesco Foschino per averci ricordato, ribadisco, che tutte queste cose le avevamo scritte nel 2014, adesso dobbiamo metterci seduti per decidere qual è la data migliore avendo a settembre Materadio da lasciare, avendo a luglio la festa della Bruna, avendo una serie di festival e attività che devono diventare stabili, anche una festa delle bande annuale può diventate stabile, ma non deve essere un concertone, ma un progetto, che ogni anno migliori un po’, come quando è iniziato il raduno negli stadio dei mille batteristi rock, ti ricordi? Quel format è cresciuto tantissimo. Bisogna a mio parere ingegnerizzare il progetto, non replicarlo così tanto per farlo perché ha avuto successo, ma scrivendo un progetto con risorse che generi economie e ritorni.
Abbiamo vissuto la magia, lo stupore e l’emozione degli artisti e performer di strada e in piazza a chiusura della giornata di sabato, quali sono appuntamenti per le prossime settimane?
Tantissimi artisti arriveranno. Tutta la magia che c’è stata nella parte finale della cerimonia inaugurale sarà la magia che vivremo a Castello nel corso del mese di febbraio per cinque settimane, dove allestiremo due spazi uno per i grandi e uno per i piccoli, presenteremo adesso per tutta la programmazione. In conclusione quello che stiamo facendo a Matera non è qualcosa di già testato in precedenza, ma di fortemente sperimentale, e proprio per questo si guarda con grande attenzione alla città e ai nuovi modelli che sta proponendo. Questo è quello che ha convinto gli osservatori internazionali della bontà del nostro dossier nel 2014 è oggi, gli stessi osservatori presenti, ci riconoscono di aver fatto un buon lavoro, cioè di aver creato una corrispondenza e sintesi tra il coinvolgimento di tutti i cittadini, l’apertura al dialogo interno ed esterno assieme all’alta qualità dei percorsi culturali realizzati. L’alchimia del nostro successo si fonda nella verità del progetto e dell’aspetto comunicativo, percepiti come un unicum.