Dopo l’inflazione, la guerra. Con il rischio di una frammentazione dei conflitti che potrebbe avere un esito incontrollabile. I ministri economici e i governatori delle banche centrali dei venti paesi più ricchi della terra non nascondono le loro preoccupazioni sia nelle dichiarazioni ufficiali sia nei tanti bilaterali che hanno segnato il summit brasiliano di San Paolo. Due in particolare i temi all’ordine del giorno: la lotta alle diseguaglianze e il rischio di un allargamento dei conflitti su base planetaria. Ma, nell’agenda dei ministri, sia nel gruppo ristretto del G7 sia in quello allargato del G20, c’è stato anche il nodo della crescita europea, fortemente rilanciato dall’ex premier Mario Draghi, appena il giorno prima a Strasburgo. Una linea condivisa pienamente dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che anzi ha sottolineato i concetti espressi dall’ex banchiere centrale: “Mi pare che Draghi abbia detto a voce alta quello che noi come governo abbiamo detto a voce bassa per qualche mese, e siamo stati considerati come quelli che andavano a disturbare il manovratore”. Questo vertice, ha aggiunto il titolare del dicastero di via Venti Settembre, “si tiene in un anno a cui dovremmo guardare con preoccupazione ma anche speranza. Tanto sta accadendo a livello politico e economico e il mondo si sta un po’ tutto spezzettando, ognuno va per conto suo e da queste tensioni potrebbe nascere un nuovo ordine mondiale”. Anche quel mondo capovolto in cui il Mediterraneo potrebbe essere al centro delle nuove direttrici dello sviluppo. “I G7 sono i Paesi forti, che vorrebbero continuare ad esserlo. Nel G20 ci sono Paesi che stanno diventando potenti e che piano piano saranno sicuramente più potenti del G7, che reclamano il loro spazio, il loro ruolo economico e politico. In questa tensione tra chi è ricco e vorrebbe continuare ad esserlo senza cedere ricchezza, e chi invece questa ricchezza non ce l’ha, si sente che prima o poi il tira e molla creerà un altro ordine nel mondo. Non si sa quale, staremo a vedere”, ha aggiunto Giorgetti. Per quanto riguarda l’Europa, invece, i problemi ci sono perchè molte “decisioni che assumiamo a livello nazionale dipendono ormai dal contesto europeo”. Insomma, tocca all’Ue cambiare e riformarsi, battere un colpo e, come spiegato da Draghi, non dire sempre di no.
La situazione mondiale, del resto, è complessa, con il rischio, sottolineato dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, di una frammentazione che riguarda il commercio, la finanza e gli scambi. E che potrebbe arrivare anche alla politica internazionale. Una frammentazione che segue anni difficili e tanti choc: la pandemia, la guerra, la crisi energetica, ora le tensioni in Medio oriente. “Quindi è particolarmente importante che un Paese come l’Italia, in qualità di presidenza del G7 –ha spiegato Panetta – si dedichi a cercare di tenere in piedi il sistema multilaterale che ha garantito la crescita, la globalizzazione ma anche la pace nei decenni scorsi”. Vi sono inoltre temi – ha aggiunto il numero uno di via azionale – che Bankitalia e il ministero dell’Economia hanno messo all’ordine del giorno che sono importanti per l’Italia e per il Brasile. Ne cito solo due: i mutamenti climatici, e i pagamenti transfrontalieri. Per Paesi che vivono di commerci è importante la possibilità di scambiare flussi di denaro, di effettuare pagamenti in modo efficiente, rapido, sicuro, a basso costo”. Anche per l’Unione Europea l’obiettivo resta quello di ridurre le disugaglianze fra paesi ricchi e poveri. Per affrontare questa immensa sfida, esacerbata dal cambiamento climatico –ha detto il commissario Ue, Paolo Gentiloni – abbiamo bisogno di una combinazione di riforme intelligenti e investimenti sostenuti”. Non escludendo neanche un nuovo sistema di tassazione delle multinazionali. “Dobbiamo accelerare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile, che richiedono sia un approccio globale al finanziamento dello sviluppo sia la riduzione del debito dei Paesi in difficoltà, attraverso l’efficace attuazione del quadro comune per il trattamento del debito del G20. Altrettanto importante – ha concluso Gentiloni – è il lavoro in corso presso il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale per aiutare i Paesi a basso reddito ad affrontare le crisi di liquidità, in tempo”.