Lei, Ciro Lomonte, come ogni vero siciliano, sente di appartenere alla nostra isola e non si chiede cosa essa possa fare per noi, ma cosa noi possiamo fare per la nostra Sicilia. È questo che lo ha spinto nel 2016 ha fondare il partito “Movimento Siciliani Liberi”?
Una precisazione, sono entrato nel 2016 in questo Movimento, ma il fondatore è Massimo Costa, professore ordinario di economia aziendale, una persona di una cultura vastissima anche a livello storico. Ha avuto la possibilità di esaminare gli archivi storici e questo gli ha dato ulteriori elementi per poter capire quanto fosse falsa la storia che ci insegnano a scuola. Nel 2017 mi sono candidato come sindaco di Palermo.
Quindi questo è il suo secondo tentativo. Certamente questa volta conta di vincere. Quali sono gli obbiettivi che si è prefissato?
La priorità per la nostra lista è di entrare in consiglio comunale, io sono pure capolista. Purtroppo il grande protagonista delle elezioni è l’astensionismo, la gente è assolutamente disgustata dal degrado dei partiti italiani. Molta gente mi ferma per strada e mi dice che gli diamo molta speranza, se non fosse stato per noi non sarebbero neanche più andati a votare. Naturalmente il risultato lo sapremo il giorno dopo, ma abbiamo comunque dato un punto di riferimento a molti ormai disorientati e sfiduciati.
I palermitani sono mossi da una voglia di riscatto. Il mio intento a Palermo è aiutare i miei concittadini a riscoprire l’orgoglio della propria identità, visto che siamo trattati come se fossimo dei barbari. Invece no, siamo vittima del clientelismo coloniale che ci ha asservito dall’Unità d’Italia in poi. Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, la strategia dei dominatori è stata dare posti di lavoro, spesso precario, in cambio del silenzio sui diritti sanciti dallo Statuto Siciliano.
I nostri obbiettivi fondamentali sono ridurre l’emigrazione e fare in modo che i giovani possano sposarsi presto e mettere al mondo dei figli. Cosa che senza un adeguato lavoro è diventato un’autentica impresa. Esiste una strategia, già adottata in alcuni Comuni, chiamata “Fattore Famiglia”, che permette di agevolare le famiglie che vogliono aver figli.
Questa è davvero una manna, glielo dico io. Non molto tempo fa se si avevi meno di due figli eri considerato male. Io sono palermitana dalla nascita, anzi siciliana e sono orgogliosa di esserlo. Abbiamo risorse ed opportunità che le altre regioni si possono solo sognare, eppure tutti ci considerano l’anello debole dell’Italia. Secondo lei cosa manca alla ripresa economica e sociale della Sicilia?
Intanto, invece di rispettare lo Statuto Siciliano, lo Stato Italiano si tratta come una colonia. Facendo un po’ di conti, lo Stato Italiano ci sottrae ogni anno 10 miliardi di euro di nostri tributi.
Mizzica!!! Un autentico sallasso.
Stiamo parlano del gettito fiscale che, a norma degli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto, dovrebbero restare in Sicilia, invece prendono il volo con un biglietto di sola andata. Mentre ne avremmo estremo bisogno, per esempio per dotarci di infrastrutture adeguate come ospedali o scuole anche in luoghi isolati dell’entroterra siculo.
Come hanno detto grandi magistrati che sono morti per combatterla e studiosi come Francesco Benigno, prima del 1860 la Mafia non esisteva. È stata creata appositamente dal Regno d’Italia come uno dei bracci armati per bloccare lo sviluppo di questa terra. Attualmente il pericolo, più che dalla Mafia, è costituito dai professionisti dell’Antimafia, che confiscano e saccheggiano le nostre imprese anche quando non hanno nulla di criminale.
Ci sono tante cose che possiamo fare per migliorare questa situazione, ma prima dobbiamo spezzare queste assurde catene. Poi la nostra Palermo è stata letteralmente deturpata da due piani regolatori (nell’Ottocento e nel Novecento), quella antica era bellissima. Fra le nostre intenzioni c’è quella di rendere la città vivibile e bella, una città di città, dove ogni quartiere periferico sia autosufficiente, con tutte le infrastrutture che servono al cittadino e che scongiurerebbero la necessita di spostarsi da una zona all’altra della citta, come già è stato fatto in Francia. Facendo scomparire definitivamente i quartieri dormitorio.
Pensa di riuscire a dare la spallata decisiva perché tutto questo finisca?
Sì, insieme al mio gruppo. Non è detto che avvenga subito il 12 giugno. Una cosa è certa, abbiamo cominciato e non ci fermiamo più. Poi ci saranno le regionali, le politiche e così via dicendo. Bisogna continuare a coinvolgere persone libere e autorevoli, per lavorare insieme al servizio del bene comune.
Adesso la domanda spinosa. Scenderebbe a leciti compromessi per il bene sociale di tutti?
No, perché i compromessi si pagano. Una cosa sono le alleanze, tutt’altra cosa i compromessi. Io credo che possiamo ritornare alla politica con la P maiuscola, riuscire a guardarsi negli occhi e chiederci se davvero vogliamo il bene della Sicilia e dei siciliani. Perché non introdurre nell’azione politica la linfa vitale dell’amicizia e della lealtà?
Ben detto, siamo alla fine, le auguro un in bocca al lupo per la sua candidatura.
Viva il lupo!