“Credo che uno sciopero debba essere sempre, oltre che scienza,
un’opera d’arte” lo disse Danilo Dolci nel 1956 quando a Partinico
organizzò una forma interessante di protesta spiccatamente non
violenta, lo “sciopero alla rovescia” per rivendicare il diritto al
lavoro dei tanti operai inoccupati del tempo. Oggi nel 2020,
ispirandosi ad una figura che tanto ha dato alla nostra terra, una
rappresentanza del comparto dei lavoratori della ristorazione di
Palermo, fermo a causa del Covid, sceglie di riproporre tale forma di
protesta decidendo di preparare 2.000 pasti per le famiglie più in
difficoltà per far sentire la propria e reclamare le necessarie ed
urgenti soluzioni che il governo nazionale deve mettere in atto per
garantire una giusta ripartenza.
Giorno 1 maggio è la festa dei lavoratori e mentre al nord riaprono
fabbriche, i motori principali dell’economia del meridione, il turismo
e la ristorazione, restano nella grande incertezza rispetto alle
modalità ed alle forme di sostegno che gli permetteranno di tornare al
lavoro.
A questa ingiustizia alcuni ristoratori del centro storico di Palermo
reagiscono con una grande azione solidale comunitaria per far sentire
la voce di un territorio già fragile che chiede di essere sostenuto ed
accompagnato in questo momento di grande difficoltà.
Per questo nel giorno della festa dei lavoratori apriranno le cucine
proprio nel centro storico di Palermo dove turismo e la ristorazione
sono più duramente colpiti, i ristoranti cucineranno 2 mila piatti che
più di cinquanta volontari distribuiranno alle famiglie in difficoltà
nel centro storico di Palermo.
Mangeremo tutti insieme come in una grande tavolata, come in una
grande famiglia. Festeggiamo il lavoro con la generosità e la gioia,
perché lavorare a questo deve servire, a vivere bene e contribuire a
una società più giusta.
Per anni abbiamo sentito dire la frase “In Sicilia si potrebbe vivere
solo di turismo”, è questa la grande industria del Sud Italia. Il
centro storico di Palermo da pochi anni sta cercando di risollevarsi
economicamente sulle proprie gambe, gambe fatte di investimenti
economici e di scelte politiche fatte in questa prospettiva dalle
istituzioni e soprattutto da tanti privati che danno lavoro a molti
palermitani. Non prevedere piani di sostegno adeguati e strategie
serie per accompagnare la riapertura delle strutture che lavorano nel
settore ristorativo stronca alla base un percorso che con fatica si
stava provando a portare avanti nel centro storico ma anche in tutta
la città, nella regione e nel Sud più in generale.
L’iniziativa è organizzata dalla Prima Circoscrizione, da Sos Ballarò
e da Kala Onlus in collaborazione con Kalsa Solidale e Ubuntu. Un
contributo di 2 mila euro è stato ricavato dalla raccolta fondi “Un
banco del sorriso a Ballarò”, la campagna lanciata subito dopo il
Lockdown per avviare azioni di supporto alimentare alle famiglie in
difficoltà. Le attività commerciali fin qui coinvolte sono: Fabrica
102, Moltivolti, Ballarak, Santamarina, Il Vicolo, Balata, Bisso
Bistrot, Le Freschette Biobistrot, Porta Sant’Agata, Quattro Mani,
Osteria Mangia e Bevi, Cotti in Fragranza.