L’ultima stima al ribasso sulla nuova spesa per pensioni legata a “Quota 100” è arrivata a poche ore dalla fine del 2019 con il Bilancio preventivo Inps approvato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ). Le maggiori uscite coperte dalla fiscalità generale per chi si pensionerà con i requisiti minimi di 62 anni e 38 di contributi si fermerebbero quest’anno a 5,2 miliardi, oltre 600 milioni meno di quanto indicato nella relazione tecnica al Ddl di Bilancio. Ma anche con ritiri minori delle attese la corsa della spesa complessiva per pensioni non rallenterà. Numeri da leggere con cautela, perché le classificazioni non sono sempre allineate nei diversi documenti contabili dell’Istituto. Ma confermano le dimensioni “monstre” raggiunte da questo aggregato della spesa corrente. Le uscite a carico della fiscalità generale passeranno quest’anno da 115,4 a 121,7 miliardi (+5,4%). Oltre al peso di “Quota 100” ci sono gli 11 miliardi per coprire i disavanzi delle gestioni pensionistiche o i 16 miliardi per gli interventi pensionistici assistenziali. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha già da tempo accennato alla possibilità di sviluppare una flessibilità in uscita à la carte, cioè fissata per sempre in base alla gravosità dell’occupazione (e non inferiore ai 60 anni) e sempre prevedendo un ricalcolo contributivo dell’intero monte pensionistico. I costi legati ai maggiori flussi di pensionamento dovrebbero essere in parte supportati dai risparmi sulla stessa quota 100 che nel triennio 2019-2021 dovrebbe costare circa 4,5 miliardi in meno rispetto a quanto preventivato. L’Ufficio parlamentare di Bilancio, tuttavia, ha manifestato dubbi sull’effettiva disponibilità di queste risorse in quanto la fine di quota 100 potrebbe determinare una sorta di «corsa all’oro» generale.