Dal 14 al 18 ottobre
In occasione del 30ennale di Sala Assoli, dal 14 al 18 ottobre sarà in scena Celia di Alessandra Cutolo, con in scena Silvia Gallerano, Carmine Paternoster e Marcello Fonte. La regista partenopea ritorna nel luogo dove ha avuto le prime esperienze teatrali, conoscendo grandi artisti come Martone e Servillo
Celia vede come protagonista una prostituta e due uomini. Due testi-pretesto di partenza che si incrociano e intersecano, raccontando storie parallele. Murphy, romanzo della metà degli anni ’30, composto da un Samuel Beckett trentenne, liberamente adattato in dieci quadri. E la voce di Aisha, una donna senegalese cinquantenne che mantiene cinque figli in Africa “facendo la vita” oggi a Roma. Un testo letterario e un documento sonoro, in viva voce, dialogano. Il romanzo fu scritto a più riprese, da un giovane Beckett non ancora approdato al teatro, che ne correggeva le bozze qualche anno dopo, in un letto di ospedale dopo essere stato accoltellato da un magnaccia, “incanagliendo” i personaggi. Il rapporto col desiderio, con l’amore, col denaro, col sesso, col lavoro, di una donna immigrata di oggi, che si prostituisce, trova mille agganci inaspettati nel dialogo con Celia, un personaggio di un romanzo di un secolo prima. Dal romanzo di Beckett si possono estrarre due questioni fondamentali che si incarnano nella persona di Aisha. La prima riguarda l’identità: sei quello che fai? Quanto è legata la maniera con cui ti procuri il denaro per sopravvivere, all’intima essenza del tuo stare al mondo? E la seconda è legata al desiderio, e alla proiezione sull’altro che ne deriva, alla creatura immaginaria che ciascuno crede di avere incontrato nel momento del primo approccio. A cui segue la contraddizione di voler cambiare l’altro… che sarà l’elemento fatale per Murphy. E forse lo è sempre per il rapporto d’amore. Alle due questioni poste da personaggi letterari risponde il candore della viva voce di Aisha che porta con sé la vibrazione del reale che entra in scena. E dialogando con Celia immette nella cornice teatrale il soffio della vita.
Info: Botteghino Sala Assoli tel. 081 19563943 – botteghino@associazioneassoli.it
Orario spettacolo: mercoledì, giovedì, venerdì e sabato 20:30; domenica ore 18
Biglietto intero: 12 euro; under 25 e studenti universitari 8 euro
Raccontami Sala Assoli… Alessandra Cutolo
Sono felice di tornare in questo spazio che è stato per me tante cose negli anni in cui l’ho “abitato”. Ricordo che rimasi molto colpita, quando al liceo mi portarono a vedere Le troiane di Thierry Salmon, che col gesso scrivevano a terra i loro nomi. Era il 1988, e questo lasciare un segno a terra, ma reversibile, col gesso, è stato la costante di tutti quelli che sono passati di lì. Poi, dopo l’Università la Sala Assoli è stato il luogo dove ho “lavorato” per la prima volta. Ebbi un contratto come trovarobe e assistente scenografa per Sette contro Tebe di Martone. Ricordo come spiavo la sua capacità di pensare lo spazio e la sua attenzione per il mondo che circondava il teatro, per farlo entrare nel film… durante le riprese mi chiesero di fare anche il cadavere di Polinice che veniva calato dall’alto, avvolto in un lenzuolo. Forse fu il momento in cui capii che mai avrei voluto poi andare in scena e che il mio posto era dietro le quinte.
Sala Assoli è stato poi un luogo di formazione, quasi un “andare a bottega”. Ricordo quando sentivo Servillo che nelle False confidenze spiegava alla Bonaiuto di essere leggera ed era divertente vederlo rifare Araminta con la leggerezza che solo le donne sanno di potere avere.
Poi ricordo quando è nata la compagnia di teatro-carcere e ho cominciato a portare gli spettacoli dei “liberanti”, da regista, ad Assoli…t utte le volte che i ragazzi sparivano nell’hotel Toledo ed io mi aggiravo ansiosa nel vicolo col dubbio che le “fujtelle” fossero evasioni… o momenti di “affettività”, quando qualche compagno “quartierano” ci veniva ad omaggiare col caffè… Poi ci fu la vera evasione, dell’elettricista della compagnia, e ci sospesero tutte le date. Adesso vivo a Roma e torno con uno spettacolo che è nato altrove, che tratta di relazioni e che ha come cuore la questione dell’identità… e se penso alla mia identità, credo che sia il prodotto, non solo, ma anche, della stratificazione di tutti i momenti vissuti in questo spazio.