In vista del quesito referendario sulle trivellazioni in programma il prossimo 17 aprile, Cia Campania si schiera per il “Sì” e chiede alle istituzioni una scelta di campo in favore del paesaggio e della sostenibilità ambientale
Fermare le trivelle e spingere invece sull’innovazione nel settore agricolo, l’unico in grado di garantire energie pulite alternative al petrolio. “Per salvaguardare il fabbisogno energetico e dare un futuro ai nostri figli, invece che trivellare, serve tutelare e favorire l’agricoltura. Chi lavora la terra, infatti, sa come preservarla e renderla fruttuosa”. Con queste parole Alessandro Mastrocinque, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) della Campania e vicepresidente di Cia nazionale manifesta l’adesione degli agricoltori di Cia Campania al Comitato nazionale per il “Si” al prossimo quesito referendario, a cui sono chiamati a rispondere anche gli elettori campani il prossimo 17 aprile 2016.
La Campania, così come l’intero Paese, deve investire nel settore primario a dispetto del settore delle risorse energetiche fossili. Queste infatti tendono comunque all’esaurimento, mentre i margini di crescita di crescita e sviluppo dell’agricoltura e delle attività connesse sono enormi.
“Non si può puntare sull’una e sull’altra cosa, si tratta di fare una scelta di campo. Investire sull’agricoltura non significa infatti investire solo sulle coltivazioni ma vuol dire sostenere il paesaggio e la sostenibilità ambientale. Si stanno facendo degli importanti passi in avanti, per esempio, nel campo dell’energia ricavata dal legno, dallo scarto delle coltivazioni, dal sole, dai residui organici degli animali, assorbimenti attivi di C02 da suoli e da foreste” continua Alessandro Matrocinque.
Anche Cia Campania farà quindi sentire lo slogan “Perché trivellare l’Italia? Coltiviamola!” con cui Cia-Agricoltori Italiani promuoverà nei prossimi giorni, e fino al 16 aprile, numerose manifestazioni di sensibilizzazione sull’importanza del referendum, in tutto il territorio nazionale.