Poche persone sanno che Calvi Risorta sorge vicino all’antica Cales, città fondata dagli ausoni,un antica popolazione italica. Purtroppo è poco conosciuta, infatti è difficile raggiungerla o almeno riconoscerla. Un sito archeologico , nel quale, seppure in rovina, oggi sono conservate le grandiose terme, l’anfiteatro, un tempio e il Foro. Nel II secolo era famosa per i vasi caleni. Calvi Risorta, nella sua parte più antica vanta anche una cattedrale romanica, Santa Maria Assunta , iniziata nel secolo IX, ben conservata nella nuda e semplice facciata, nei fianchi e soprattutto nelle tre absidi di carattere schiettamente lombardo, a lesene e archetti. Di grande interesse è un sarcofago del secolo VIII incastrato nella facciata. Insomma un sito che andrebbe tutelato come altri borghi della zona. Purtroppo, oltre alla vicinanza della più grande discarica di rifiuti industriali d’Europa, il Ponte delle Monache, rarità archotettonico-naturale che si trova nel Parco archeologico, è diventato un cimitero di rifiuti, ma soprattutto di copertoni da oltre dieci anni. Nonostante l’impegno per valorizzare un sito così importante, lo sversamento illegale di rifiuti e pneumatici ha reso vulnerabile l’intero sito deturopato dalla presenza di rifiuti ingombranti e pneumatici che occupano il Rio Pezzasecca e le pendici del Ponte delle Monache. L’operazione recupero è stata avviata grazie a un accordo tra le Istituzioni e la Ecopneus che ha messo in campo risorse finanziarie per liberare la Campania dai copertoni, attraverso una campagna che coinvolge l’intera provincia di Napoli e Caserta, di cui abbiamo già parlato nel corso del reportage sulle mamme coraggio di Acerra. L’operazione recupero copertoni a Calvi Risorta è entrata nella sua fase finale , ma non è stato facile il recupero dei copertoni in un luogo impervio, tanto che è stato necessario l’intervento dei vigili del Fuoco.
Venerdì scorso in un incontro in prefettura di Caserta, tra il delegato del ministero dell’Interno per i roghi di rifiuti , Donato Cafagna, gli operatori civici, l’Ecopneus, Legambiente, la Rete Archeo Cales, Comune di Calvi Risorta, Arpac, il prefetto di Caserta, i Vigili del Fuoco, il Comando della Polizia Provinciale e il Comando dei carabinieri di Calvi risorta, si sono messe in campo le strategie per il recupero dei copertoni. Ne abbiamo parlato proprio con il delegato del ministero dell’Interno Donato Cafagna. “Nel corso dell’incontro abbiamo ulteriormente integrato il Protocollo d’intesa firmato nel giugno del 2013 dalle Istituzioni, le provincie e i comuni di Napoli e Caserta, le due prefetture e l’Ecopneus. – ha spiegato Cafagna – Prima di tutto abbiamo dotato gli osservatori civici di un applicazione che rende ancora più agevole individuare i copertoni abbandonati e segnalarli immediatamente ai comuni, così da provvedere al recupero. A loro non resta che fotografare il copertone con il cellulare e inviarlo e sarà il sito ad individuare tramite GPS l’esatta posizione delle ruote. Infine abbiamo stabilito che i Comuni potranno fare richiesta di ulteriori fondi per gli interventi di recupero più complicati come ad esempio a Calvi Risorta, dove i pneumatici si trovano accanto a un sito archeologico, ma in un luogo impervio”.
Nonostante la campagna della Ecopneus, però si vedono ancora molti pneumatici in strada e nelle discariche e ne vengono bruciati ancora moltissimi, noi sappiamo che solo il comune, tramite le sue partecipate, può raccogliere dalla strada gli pneumatici e raggrupparli in un sito di smistamento, solo allora può entrare in gioco l’Ecopneus per la raccolta, cos’è che non funziona?
“Prima di tutto ci tengo a precisare che non è che i copertoni sono lasciati per strada come camera di combustione per gli altri rifiuti in regime di evasione fiscale, non funziona così, quelli che troviamo per strada sono copertoni che non possono essere portati nei luoghi appositi perché per il fisco non esistono, sono comprati in nero e al momento che smettono la loro funzione non possono essere smaltiti legalmente e la criminalità ne approfitta per alimentare i roghi con le ruote che trova. Il problema è che spesso i comuni non intervengono tempestivamente nella raccolta degli pneumatici abbandonati nelle discariche o per strada, se si provvedesse subito alla rimozione non si dovrebbero trovare più per strada”.
La normativa del 2011 prevede non solo la tracciabilità per gli pneumatici, il registro di quanti ne vengono immessi e ritirati dal mercato ogni anno, ma anche il pagamento dello smaltimento del Pfu (pneumatico fuori uso) al momento dell’acquisto, onde evitare di incappare in gommisti disonesti al momento del cambio delle ruote, che alimentano l’abbandono degli pneumatici. Allora come mai ci sono tanti pneumatici abbandonati e in regime di evasione fiscale?
“Perché non esistono, vengono venduti in nero e quindi non possono essere smaltiti alla luce del sole, la nuova legge è una buona legge, la situazione in Campania è migliorata tantissimo, addirittura io avevo previsto di migliorarla introducendo la carta d’identità degli pneumatici, da esibire ai controlli assieme al libretto di circolazione. Ma ripeto la situazione è migliorata tantissimo, il problema è che c’è un commercio di pneumatici in nero che resiste e al momento dello smaltimento non può avvalersi delle procedure gratuite di cui si avvale chi opera nella legalità. Volevo aggiungere che il fenomeno dei copertoni non è solo campano, esiste in tutta Italia, abbiamo condotto un grosso intervento di recupero in una grande azienda a Pavia. Il problema in Campania è che poi gli pneumatici diventano la camera di combustione per i roghi accesi dalla criminalità spargendo nell’aria i loro veleni”.