Nemmeno il tempo di inaugurarla che folle di visitatori già gremiscono il museo Ermitage di San Pietroburgo per la più importante mostra su Pompei mai realizzata in Russia. Il titolo è già accattivante: “Dei, uomini, eroi dal museo archeologico di Napoli”. Dal parco archeologico di Pompei quasi 200 opere tra mosaici e affreschi, statue e oggetti di uso comune. Capolavori che fino a metà giugno racconteranno ai russi l’arte, la storia, la vita quotidiana della città che fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo.
Promossa dal prestigioso Museo Statale Ermitage con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e con il Parco Archeologico di Pompei – frutto dell’Accordo di collaborazione sottoscritto nel 2017 tra le due Istituzioni campane e il museo russo, in relazione con Ermitage Italia – la mostra proporrà quasi 200 opere tra affreschi, statue, mosaici e oggetti di uso comune, selezionati nelle straordinarie collezioni dei due siti, per raccontare l’arte, la storia e la quotidianità dell’antica città romana di Pompei che, con la sua repentina e tragica distruzione, ha consentito di preservare e restituire ai posteri capolavori d’arte e testimonianze di vita e cultura unici.
Oltre a questi, un nucleo di oltre 70 opere dell’Ermitage solitamente non in esposizione e provenienti dai ricchi depositi del Museo.
Per la quantità, per la qualità dei pezzi esposti, dice Anna Trofimova, la curatrice dell’esposizione, la mostra è unica ed epocale. Attraverso le sue sezioni, che vanno dalla religione allo sport, dal lavoro alla casa, dalle strade ai templi, si capisce Chiaramente come era la vita a Pompei 2000 anni fa.
Ma non è tutto per il direttore dell’ Ermitage questa è l’ennesima dimostrazione di quanto i russi siano in modo indissolubile legati all’Italia, dagli affreschi alle armi dei Gladiatori.
Statue eccezionali che per la prima volta vengono a San Pietroburgo e sono il segnale di un grande collegamento tra il museo di Napoli e il museo Hermitage. Un legame che indica anche come la scoperta di Pompei nel 1700 determinò un gusto per l’antico che arrivo fino in Russia. Un gusto a cui proprio gli Zar attinsero a piene mani per costruire la loro capitale neoclassica sulle sponde del Mar Baltico. Tanto che ancora oggi San Pietroburgo e definita la più italiana delle città russe.
La presenza di una quantità di reperti provenienti dagli scavi vesuviani tanto importante si spiega con la consuetudine, in uso presso le personalità di ceto elevato in visita in Russia, di offrile come dono ai propri ospiti; il fatto che vi siano, nelle collezioni degli Zar, numerose opere provenienti da Pompei ed Ercolano è da leggersi quindi come un’importante testimonianza dei rapporti di amicizia tra l’Impero Russo ed il Regno delle due Sicilie.
Diverse sono le sezioni tematiche narrate, grazie alle selezionate testimonianze del patrimonio dell’antica città romana sommersa dai lapilli e dalle ceneri del Vesuvio nel 79. d.C., da questa straordinaria mostra, allestita nella grande sala del Manege del Piccolo Ermitage, un palazzo a due piani eretto accanto al Palazzo d’Inverno, antica residenza imperiale dei Romanov, e al Nuovo Ermitage, il primo palazzo in Russia a venire espressamente costruito per ospitare le collezioni del Museo.
Gli splendidi affreschi con “Zeus in trono” dalla Casa dei Dioscuri e “Achille e Briseide” dalla Casa del Poeta Tragico (MANN), il “Dioniso e Arianna” e “Alessandro e Rossane” dalla Casa del Bracciale d’Oro, “Eracle e Deianira” e “Giunone ed Ebe” dalle ville di Stabia – tutte dal Parco Archeologico di Pompei – e ancora l’eccezionale tarsia in marmo con “Scena dionisiaca” riemersa dalla Casa dei Capitelli colorati, conservata nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, raccontano le gesta di divinità e eroi rappresentandoli, secondo l’uso del tempo, da soli o con gli attributi che ne rendono immediata l’identificazione.
L’usanza di ornare i giardini con raffigurazioni di divinità è testimoniata da statue come quelle provenienti dalla Villa A di Oplontis – la piccola e raffinata Venere realizzata verso la fine del I secolo a. C., che ancora conserva labili tracce di colore, o la statua di Nike – mentre i rilievi neoattici in mostra, inseriti a Pompei lungo le pareti delle abitazioni, ricordano la moda del tempo e l’interesse dei proprietari per le opere della Grecia.
Tuttavia il grande merito degli scavi vesuviani, promossi negli ultimi due decenni della prima metà del XVIII secolo da Carlo III di Borbone nelle città di Pompei, Ercolano e Stabia, è stato quello di regalarci un inedito spaccato della vita quotidiana degli antichi romani, fino a quel momento pressoché sconosciuta; è in questo senso che la sezione della mostra dedicata agli “Uomini”, ricca anche delle rappresentazioni scultoree e pittoriche delle élites cittadine, assume particolare rilevanza.
Dell’impressionante mole di oggetti d’uso comune riemersi a Pompei – crateri in bronzo, suppellettili in vetro e ceramica, pentole e padelle – sono stati selezionati per la mostra di San Pietroburgo esemplari di grande interesse, suddivisi per tipologia e materiali, che consentono di ricostruire le usanze, i commerci, le attività artigianali e quelle quotidiane: dall’educazione alla tavola.
Un braciere dalla terme Stabiane ormai in disuso, uno scaldaliquidi in bronzo dalla Villa di Arianna di Stabia, con rubinetto a testa di leone e tre cigni ad ali spiegate sul bordo del fornello, alti candelabri per illuminare i triclini o un cratere come quello di Giulio Polibio, ageminato con effetti policromi; così come la bellissima cassaforte in ferro e bronzo con complessi e ingegneristici sistemi di chiusura, posta solitamente nell’atrio, lì dove il padrone di casa presentava se stesso, e – ancora – tavoli di marmo riccamente decorati (bellissimo quello prestato dal Parco Archeologico di Pompei con due animali fantastici) illustrano tanti aspetti degli usi pompeiani.
Il rilievo del capomastro (structor) Diogenes mostrerà gli strumenti utilizzati per le attività edili – un filo a piombo, una cazzuola, una mazza a taglio ortogonale, uno scalpello e un archipendolo – e i quattro affreschi dai praedia della ricca pompeiana Giulia Felice offriranno uno sguardo emozionante sui piccoli, grandi fatti che si svolgevano nel foro, in una giornata di mercato (le nundinae): “Vendita di vasellame”, “Vendita di tessuti”, “Lettura di editto”, “Punizione dello scolaro”.
Quindi, da Napoli, oggetti di grande raffinatezza e prestiti eccezionali come l’assoluto unicum del “Vaso blu”, capolavoro in vetro blu e cammeo che costituisce una delle opere iconiche del MANN (scoperto dai Borbone nella necropoli di Pompei nel 1837) e i pannelli in vetro cammeo di “Arianna” e di “Dioniso e Arianna” dal Parco Archeologico di Pompei.
Non si potevano infine dimenticare il teatro e i giochi gladiatori. Arredi in marmo per i giardini delle case pompeiane recanti a rilievo raffigurazioni teatrali, così come le matrici in gesso di maschere selezionate per l’occasione testimoniano la passione degli abitanti di Pompei per il teatro, mentre affreschi, elmi e cnemides in bronzo, decorati con scene mitologiche che raccontano a loro volta di Dei ed Eroi – riaffiorati dalle ceneri del tempo – ricorderanno ai visitatori dell’Ermitage l’importanza e la diffusione nel mondo romano dei giochi gladiatori, tanto amati dal popolo, e faranno sognare le meraviglie conservate in Italia nelle due prestigiose sedi campane.
“Dei, Uomini, Eroi” è dunque un evento di assoluto rilievo per Napoli e per il Museo russo. È nota del resto la passione degli Zar e delle classi aristocratiche russe per Pompei, testimoniata anche dalla presenza di un nucleo di antichità pompeiane all’Ermitage e dal travolgente gusto “alla pompeiana” diffuso nelle decorazioni di palazzi, suppellettili e nella letteratura della Grande Madre Russia.
Così come è noto l’interesse che il mondo e la cultura russi hanno sempre dimostrato per le città vesuviane, la costiera amalfitana e le isole campane, specialmente Capri, a partire dai suoi vedutisti, che hanno immortalato nelle opere i paesaggi italici.
Un amore evidente anche ai tempi di Caterina la Grande, quando le musiche di Cimarosa e Paisiello allietavano i teatri e la corte di San Pietroburgo.
Oggi il legame tra la città sulla Neva e Napoli, con l’immagine del Vesuvio all’orizzonte, diventa ancora più stretto.