Si é svolta venerdì 9 maggio, presso la sala convegni dell’istituto circondariale di Bicocca a Catania, la XX edizione del Memorial Servo di Dio “Rosario Livatino-Antonino Saetta”. Il Premio Internazionale all’impegno sociale – organizzato dall’omonimo comitato spontaneo Antimafie di Riposto – assegna riconoscimenti a quanti spendono la propria vita per l’affermazione dei valori della legalità, lotta alla mafia e alla criminalità organizzata e del diritto a un’informazione libera.
«Un omaggio a chi non c’è più, a quegli eroi che, come i due magistrati uccisi dalla mafia (Antonino Saetta, assassinato insieme al figlio nel 1988, e Rosario Livatino freddato nel 1990), hanno sacrificato se stessi per radicare nella società la cultura della giustizia e che continuano a vivere idealmente in quanti sono animati da un desiderio di rivalsa contro qualunque forma di criminalità organizzata – ha affermato in apertura Attilio Cavallaro, presidente del comitato organizzatore della manifestazione – bisogna essere ottimisti perché il bene trionferà e la legalità vincerà la sua battaglia».
Per Giovanni Rizza, direttore della casa circondariale di Bicocca – nel cui giardino dominano due carrubi piantati in ricordo del “giudice ragazzino” nel 2004 dal presidente Cavallaro con l’allora prefetto di Catania Anna Maria Cancellieri e con l’ex direttore del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra – «ospitare a Bicocca questa manifestazione ha un forte valore simbolico e si lega con l’impegno a garantire spazi vivibili e diritti soggettivi all’interno degli istituti penitenziari».
La 20esima edizione del premio ha onorato la memoria di Antonietta Labisi, la nobildonna che spese la sua vita in favore dei deboli e degli emarginati, fondando nel 1953 un’associazione dedicata alla venerabile Lucia Mangano, per risollevare le sorti socio-economiche di San Cristoforo, sostenendo con l’aiuto delle sue dame e nella totale indifferenza dell’allora classe politica oltre 68mila famiglie disagiate, recuperando bambini e ragazzi altrimenti destinati a entrare nelle maglie della malavita e della criminalità organizzata e fondando nel 1956 l’Istituto medico psico-pedagogico Lucia Mangano, realtà d’eccellenza per l’accoglienza e il recupero dei diversamente abili.
«Sono onorato ed entusiasta che oggi, insieme a eroi come Livatino e Saetta, venga ricordata anche la memoria di mia madre, che proprio come i due magistrati, ha speso la sua vita per dare speranza agli emarginati, per scardinare l’isolamento e l’indifferenza di cui la malavita si nutre. Solo facendo rete, scegliendo quella politica dello spirito e dell’umanità che questo premio vuole celebrare, rinnegando i politicanti e inculcando il seme della legalità anche nelle nuove generazioni si potrà rendere onore a chi ha sacrificato se stesso per rendere migliore la società e per affermare i principi di fratellanza universale, pace, umiltà e giustizia», ha puntualizzato l’avvocato Corrado Labisi, presidente onorario della manifestazione e presidente dell’Istituto Medico Psicopedagogico Lucia Mangano.
La premiazione si è svolta davanti a un parterre d’eccezione formato da rappresentanti delle istituzioni, delle forze armate, del mondo sportivo e culturale, tra cui anche il sostituto procuratore generale della Repubblica Domenico Platania, che ha portato i saluti del procuratore generale di Catania Giovanni Tinebra, assente per impegni di servizio, e Rosaria Livatino, che ha ricordato il cugino come «un ragazzetto buono e umile che sperava solo di migliorare questa società e che rivive attraverso la gente di buona volontà».
Lunga la lista dei premiati, tra questi: il capo della Direzione Investigativa Antimafia di Roma Arturo De Felice, che, sottolineando l’importanza del lavoro svolto dal dipartimento anche alla luce dei recenti successi dell’operazione della Dia di Reggio Calabria, ha dedicato il premio «a quanti con sacrificio affrontano le difficoltà di un lavoro al servizio della società».
Tra i premiati il capo della Polizia di Stato Alessandro Pansa, il cui riconoscimento è stato ritirato dal questore di Catania Salvatore Longo, i questori di Siracusa Mario Caggegi, di Ragusa Giuseppe Gammino, di Messina Giuseppe Cucchiara.
Riconoscimento anche per il direttore del consorzio Polieco Claudia Salvestrini, minacciata per il suo lavoro di contrasto al traffico illecito dei rifiuti che, citando un motto caro al giudice Livatino “essere credibile ma indisponibile” a ogni tipo di compromesso, ha sottolineato l’importanza di «diventare ciascuno un piccolo esempio di legalità, non rendendosi complici di quegli interessi forti che ormai muovono l’agire di molti politici».
Un premio anche all’impegno nella lotta alla mafia del sindaco di Corleone Leoluchina Savona che si è dichiarata ferrea nella volontà di cancellare quella nomea che associa il suo comune alla mafia e incorruttibile, anche a costo di non essere più rieletta, perché la dignità personale vale più di una poltrona da sindaco».
Riconoscimenti a Patrizia Todisco, gip di Taranto impegnata nelle indagini per il processo Ilva, per la quale «il controllo della legalità non può incontrare zone franche»; e al pubblico ministero di Reggio Calabria Sara Ombra, premiata per il suo impegno nell’affermazione della legalità in un territorio logorato dalla ‘ndrangheta. Onorificenze anche al sostituto procuratore della Repubblica di Enna Augusto Francesco Rio, e all’avvocato Carla Parano, già direttore scientifico dell’Osservatorio Permanente sulla criminalità organizzata che ha sottolineato «l’importanza della parola “nefesh”: l’anima attiva, l’affitto che paghiamo per stare su questa terra di cui questo premio è testimonianza e ricordo».
Tra i premiati anche giornalisti che hanno con la loro penna contribuito ad affermare i principi della legalità e della giustizia: Ugo Tomaselli e Carmelo Di Mauro del quotidiano La Sicilia, Antonio Attino del Corriere del Mezzogiorno, Antonio Lo Conte, direttore del Quotidiano Italiano-Bari, e la redazione di Basilicata 24.
Insignito del premio Livatino-Saetta anche Giovanni Virgilio, il giovane regista catanese del cortometraggio “Damiano” proiettato in apertura della manifestazione, in concorso al David di Donatello.
Un premio alla buona società che entra nella società e che si sposa con il motto che ha sempre guidato l’operato della nobildonna Antonietta Labisi «l’uomo vale per quel che sa rendere a favore dell’umanità sofferente».
Tiziana Campo