Juventus-Napoli 1-1, un pareggio che sa di vittoria ma che disastro tra Lega Calcio e ASL!
E’ un pareggio che sa di vittoria quello che il Napoli è riuscito a strappare a Torino contro una Juve a pieno organico. Anzi va addirittura un po’stretto. Non per il numero delle azioni o per l’inerzia della partita – chiaramente a favore dei padroni di casa – ma per la capacità di resistere alle diverse incursioni di Chiesa & Co. nonostante le assenze per Covid (Osihmen, Meret, Lozano, Ruiz, Malcuit e persino Spalletti) e per gli impegni con le Nazionali africane (Anguissa e Ounas). Non finiva X una partita in trasferta contro la Juventus da maggio 2011 (2-2 in quel caso, lo stadio era ancora l’Olimpico). Quello di ieri sera è il secondo risultato utile per i partenopei (dopo lo 0-1 dell’aprile 2018) nelle ultime undici sfide in campionato in casa della Vecchia Signora. Il divario rimane di cinque punti con gli scontri diretti a favore degli ospiti.
Il Napoli è sceso in campo con una formazione inedita, la migliore possibile visti gli indisponibili: solito 4-2-3-1 con le novità di Ghoulam a sinistra (prima da titolare da marzo) e il centrocampo formato da Demme e Lobotka che hanno sempre interpretato per caratteristiche lo stesso ruolo, sostituendosi a vicenda. Il duo, invece, ha retto bene botta e ha tenuto il pallino del gioco riuscendo più volte a disinnescare il pressing avversario. E Insigne? A sorpresa in campo e con la fascia al braccio, nonostante fosse circondato da una tesa atmosfera per l’accordo trovato lunedì con il Toronto FC con il quale ha firmato un contratto da capogiro.
Juventus-Napoli: a segnare ci pensa il (vero) leader, manca un rigore piuttosto netto agli azzurri
“Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”, è il detto che probabilmente sarà passato per la testa di Dries Mertens quando, dopo un appoggio sul filo del fuorigioco di Politano servito da un lancio di Insigne, ha messo in angolo il pallone con un colpo da biliardo, siglando il 142esimo gol con la maglia del Napoli. Eterno. Il folletto belga si dimostra il vero leader degli azzurri che fino a quel momento facevano fatica ad essere pericolosi, abbottonati nell’approccio tipico delle grandi sfide a Torino: timidi e con le gambe che tremano. Il pareggio della Juve con Chiesa è abbastanza fortunoso ma è stato ben sfruttato un lancio lungo di De Ligt che affetta la parte sinistra della difesa napoletana, composta da Juan Jesus e Ghoulam ma che parte da un intervento dubbio di Bernardeschi su Demme.
Nei generosi 5′ di recupero dati dall’arbitro, mancherebbe persino un penalty piuttosto netto al Napoli a seguito di un contatto dubbio su Di Lorenzo, non considerato tale dal direttore di gara.
Il disastro tra Lega Calcio e ASL
Juventus-Napoli è stata una partita che avrebbe vissuto il rischio di non giocarsi (come è successo per altre 4 partite) per la discontinuità decisionale tra due organi che gettano un’ombra di vergogna mista a incredulità sul calcio italiano. Preso atto delle numerose positività al Covid di diversi calciatori di Serie A alcune ASL (quella di Salerno, quella di Udine, quella di Torino per il Toro ad esempio) hanno deciso di bloccare le società rendendo impossibile il regolare svolgimento dell’evento sportivo che però la Lega Calcio riteneva valido. Anche l’ASL di Napoli 1 stava valutando se far partire i campani per la volta di Torino ma dopo qualche tentennamento il volo è stato approvato.
Durante il viaggio, l’ASL di Napoli 2, stavolta, aveva però bloccato Zielinski, Lobotka e Rrahmani ancora secondo l’azienda “in regime di isolamento per contatti stretti con positivi”. Alla fine sono tutti stati messi titolari. La Lega Calcio, affinché non avvengano più inconvenienti del genere, ha deciso, attraverso un protocollo sancito con la 19esima giornata in corso, che dal 9 gennaio sarà obbligatorio per le squadre scendere in campo con almeno 13 giocatori (tra prima squadra e Primavera) negativi al tampone anti Covid e ha definito “illegittime” le posizioni prese dalle aziende sanitarie. Solo carbone nella calza della Befana per Lega e ASL.
di Mario Vittorio D’Aquino