Napoli-Barcellona 2-4, azzurri mai veramente in partita. Scongiurata goleada
Riuscire a commentare lo spettacolo di ieri sera andato in scena al Maradona, tra le due squadre che al Dios del calcio lo hanno reso il migliore di sempre, è un’abilità che risulta difficile. Non tanto per il risultato – che sarebbe potuto essere più ampio, viste le occasioni per gli ospiti – quanto per lo spadroneggiare spavaldo e snervante del possesso palla degli uomini di Xavi. Napoli-Barcellona termina 2-4 e gli azzurri escono dall’Europa League con le ossa rotte. L’eliminazione è però figlia di un percorso europeo di certo non brillante.
Il primo gol subito, in contropiede, da un calcio d’angolo a favore completamente sbagliato da Insigne, e siglato da Jordi Alba è solo il preludio di una giornata storta, di un capitombolo pesante. I blaugrana fanno ciò che vogliono a centrocampo e il Napoli s’intestardisce ad imitare la stessa impostazione di gioco degli avversari quando invece i pericoli più importanti sono stati scaturiti dalla ricerca della profondità. Come nell’occasione del rigore procurato da Osihmen – unico che salva la faccia, come a Cagliari – e trasformato dal “Don Chisciotte della Mancia”, capitano vincitore delle battaglie inutili con la 24 sulle spalle.
Circo blaugrana offre la casa
A suggellare una notte da dimenticare è il circo che gli spagnoli hanno messo in piedi quando ormai la partita era bella che andata, diretto dall’olandese Frankie De Jong, autore di un gol eccezionale (il secondo). Gli olé dei tifosi ospiti accompagnavano ogni passaggio (a vuoto) dei napoletani che tentavano di recuperare palla nell’affannoso tiki-taka tipico del Barca. Non c’è stato verso. Segnano Pique allo scadere del primo tempo e Aubameyang e Politano nel secondo. Tra andata e ritorno sarebbe potuta finire in goleada ma il passivo, seppur schiacciante, è solo di 5-3. Adesso è importante riunire i cocci di un vaso andatosi rotto nell’ultimo periodo, sperando che non sia come quello di Pandora, il quale, una volta aperto riversa tutti i mali possibili e immaginabili.
di Mario Vittorio D’Aquino