Napoli-Inter 1-1, gli azzurri bravi ma non si applicano
Notte prima degli esami non è solo il titolo di una delle canzoni più celebri di Antonello Venditti da cui hanno poi sceneggiato due film in cui i protagonisti sono degli scapestrati all’ultimo anno di superiori ma sono anche le parole di uno striscione esposto dalla tifoseria partenopea alla vigilia del match al vertice tra il Napoli e l’Inter che termina 1-1. Un risultato che “copia” il Napoli-Inter della passata stagione e che rimanda – come alla prova di maturità dell’anno scorso – le ambizioni degli azzurri che dopo la rete del pareggio hanno perso il controllo della gara. La “paura della vittoria” è una materia di cui il Napoli non ha mai avuto bisogno di ripetizioni. Atalanta e Juve non approfittano (1-1 anche a Bergamo).
Il pareggio come un brutto voto che non ti aspetti
Tra la possibilità di scalzare la prima della classe e il gol subito “della disillusione” firmato Dzeko passano scarsi 40 minuti (intervallo escluso). Troppo molliccia la tenuta dei padroni di casa dato che dopo appena cinque giri di orologio Doveri, richiamato al VAR, fa scaldare la temperatura al Maradona – già incandescente – indicando il penalty. Il pestone di De Vrij su Osihmen è solare. Batte Insigne e fa 116 gol con la maglia del Napoli entrando nell’Olimpo dei migliori marcatori con la maglia azzurra, scavalcando Maradona e navigando a vista sul record personale dell’ex capitano Marek Hamsik (121).
L’Inter pare non averne, il Napoli è visibilmente padrone del campo in lungo e largo. Fatica solo Koulibaly apparso provato dalle fatiche che lo hanno visto trionfante in Coppa d’Africa e per questo giustificato. Poi da un banale cross, nasce un rimpallo di un distratto Di Lorenzo, buca K2 e Dzeko ne giova per il pareggio. Il gol è una doccia fredda come un brutto voto che non ti aspetti. Elmas ha la possibilità di siglare il 2-1 ma il macedone ha sempre quell’atteggiamento da studente tipico di chi “è bravo ma non si applica” e fallisce così un’occasione ghiotta. Gli esami della maturità – sportiva beninteso – non sono stati superati a pieni voti. Al momento della consolidazione del vantaggio, ancora una volta qualcosa sul piano del carattere e del coraggio è mancato. Ne è prova la punizione scaricata corta nel finale invece di tentare la sorte nell’all in the box così come è da bacchettare la scelta troppo difensivista di Spalletti di metterne 5 dietro verso l’84esimo. Una decisione che ricorda quei ragazzi che si accontentano del compitino da 6 in pagella nonostante siano consapevoli del loro livello di preparazione. Lo testimonia il saluto fatto alla tifoseria presente allo stadio alla fine dell’incontro: testa bassa e pochi sorrisi.
di Mario Vittorio D’Aquino