Quante navi da crociera arrivano ogni anno nel Porto di Napoli? Circa seicento. Quindi in media due al giorno. E’ come se, lungo l’arco dell’anno, la città si allungasse a mare costantemente di una strada con palazzi a cinque, sei, sette piani.
E quanti turisti vi alloggiano? Più a meno un milione e duecentomila. Quindi in media centomila al mese, più o meno. Dovrebbe (potrebbe) essere una miniera d’oro per il turismo partenopeo, che dovrebbe (potrebbe) giusto allungare la mano per andarli a prendere e portarli in giro per il centro storico. Non lo è. Perché quelli che non restano a bordo intimoriti dalla pessima reputazione della città, scendono a terra e scappano sulla prima navetta che li porti per un giorno a Pompei e Ercolano. E la sera risalgono a bordo, senza aver lasciato nelle tasche della città neppure un euro.
Nei polmoni di Napoli, però, resta invece lo smog generato dalle ciminiere che sputano residui della combustione. Per mantenere in esercizio le navi da crociera infatti occorre tenere accesi i motori a lungo. Tutto ciò che è a bordo ha bisogno di lettricità per poter funzionare. Ed ecco quindi i “camini” fumare per ore, a un passo dal centro della città. L’inquinamento così prodotto, dicono gli esperti, supera quello originato dalla somma dei motori a scoppio del traffico cittadino, pubblico e privato. “E’ un problema che si può cominciare ad affrontare solo sperimentando soluzioni green, come la fornitura di energia elettrica alle navi in banchina in sostituzione dei combustibili”. Parla Vito Grassi, vice presidente dell’Unione Industriali di Napoli, candidato alla presidenza della Camera di commercio, ingegnere specializzato in impianti ad alta efficienza energetica, che sta profondendo molto sforzo, anche in pieno agosto, con l’obiettivo di recuperare la messe di dati utile ad elaborare un progetto valido e partecipare al programma europeo “Life”, dedicato alle azioni capaci di produrre un impatto ambientale positivo. “Puntiamo – spiega l’ingegnere – a conseguire un forte abbattimento delle emissioni in atmosfera di CO2 nel porto di Napoli”.
Che cosa serve per partecipare al bando?
Bisogna presentare un’idea progetto valido. E affinché lo sia servono i dati necessari a istruirlo adeguatamente. La nostra idea è puntare alla costruzione di un sistema infrastrutturale energetico che consenta l’alimentazione elettrica dei servizi ausiliari a bordo delle navi che stazionano nel porto di Napoli, consentendo lo spegnimento dei motori. Con il conseguente forte abbattimento delle emissioni in atmosfera…
Quali solo i fondi a disposizione?
Per ogni proposta circa 3-4 milioni di euro. L’idea è focalizzare ogni singolo molo, con un progetto campione modulare, estendibile oltre che all’interno dell’area napoletana, anche ad altre realtà’ portuali europee.
Chi deve presentare la domanda di ammissione al finanziamento?
L’ Autorità Portuale di Napoli, con la quale abbiamo già avviato i necessari contatti, in partenariato con altri possibili soggetti che possano apportare un valore aggiunto alla sostenibilità dell’idea.
Oltre all’Autorità portuale quali sono gli altri soggetti coinvolti?
L’Unione degli Industriali di Napoli, il Centro Nazionale delle Ricerche, le Università di Napoli Federico II e Parthenope , la Fondazione Matching Energies, pesieduta da Marco Zigon. Non escludiamo di coinvolgere altri soggetti o di accogliere integrazioni al panel dei proponenti.
Quali azioni intendete sviluppare?
Nel breve periodo, individuato in prima battuta il Terminal per i traghetti quale molo dimostratore, stiamo raccogliendo i dati sul traffico dei traghetti, sulle tipologie e sulle attuali dotazioni impiantistiche degli stessi, i dati sulle emissioni in atmosfera. Poi dalla focalizzazione di tutte le normative attualmente in vigore passeremo a uno studio sull’attuale infrastruttura energetica a servizio del molo e del Terminal. Come Unione industriali siamo impegnati a fornire il massimo supporto.
Ci sono esperienze in Italia e all’estero a cui rifarsi?
Progetti di cold ironing e cioè di banchine elettrificate anche con energie rinnovabili, ad esempio fotovoltaico, sono al centro di un protocollo d’intesa con l’Enel diretto a ridurre le emissioni inquinanti nei porti italiani di La Spezia e Venezia. Banchine elettrificate sono già operative in Nord America nei porti di Los Angeles, Seattle, Juneau e Vancouver, e in Europa a Goteborg, Lubecca, Zeebrugge (Belgio), oltre che in tre porti finlandesi.
Con quali benefici sull’ambiente?
Gli esperti concordano sui benefici del sistema ‘cold ironing’- Grazie alla maggiore efficienza e ai sistemi di abbattimento delle emissioni presenti nelle centrali elettriche, permette, rispetto ai tradizionali generatori di bordo, una riduzione di oltre il 30 per cento delle emissioni di CO2, di più del 95 per cento per gli ossidi di azoto e il particolato e l’azzeramento dell’inquinamento acustico.